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Tra gli effetti collaterali del coronavirus, la disruption digitale in sanità e in farmacia

Filiera

L’epidemia di coronavirus che da metà febbraio ci sta tormentando potrebbe rivelarsi per il nostro Paese un importante catalizzatore di “digital disruption”, trasformazione digitale. Basta vedere i cambiamenti che, spesso sotto traccia, quarantene e misure di distanziamento sociale stanno generando nelle aziende del comparto produttivo così come nel retail. Crescono le imprese che ricorrono allo “smart working” (telelavoro) per non interrompere almeno una parte delle proprie attività, scuole e istituti di formazione cercano di attrezzarsi per spostare sul web lezioni e didattica, nel Largo consumo crescono le vendite online come forma di prevenzione dal contagio (in media +20% sul normale tasso di crescita dell’e-commerce, dice un’analisi di IRi riportata da Pharmacy Scanner la settimana scorsa).

C’è, così, qualcuno che sta già pensando al “dopo”: nel caso in cui lavoratori, scolari e consumatori finiscano per apprezzare i frutti della disruption, che cosa succederà quando l’epidemia si sarà spenta? Sarà ancora possibile tornare indietro, a com’era prima? E’ una domanda che il mondo della farmacia dovrebbe cominciare a porsi. Perché germogli di trasformazione stanno emergendo anche in questo comparto. Il più evidente riguarda l’home delivery, che nel canale già aveva preso piede ma ora incalza prepotentemente. Lloyds, la catena di Admenta che gestisce più di 260 farmacie in tutta Italia, ha annunciato ieri che sino a fine marzo, in 133 esercizi di Bologna, Milano, Parma, Prato e Roma, verrà offerto gratuitamente a tutti i clienti il recapito a domicilio di farmaci e parafarmaci.

Il servizio, spiega il gruppo in un comunicato, è garantito da Pharmap e comprende – nel caso – anche il ritiro della ricetta dal medico curante, mentre restano a pagamento le consegne urgenti entro un’ora. Per richiedere il recapito basta chiamare la farmacia Lloyds più vicina oppure servirsi dell’app aziendale, che può essere utilizzata anche per il click&collect (ordine da casa e ritiro in farmacia con fast track, cioè una corsia accelerata che evita code e attese). «L’iniziativa congiunta LloydsFarmacia-Bayer Italia» ricorda il comunicato «rinnova ed estende il servizio di delivery già offerto gratuitamente tra dicembre e febbraio agli over 65».

Iniziativa analoga anche da Pharmercure, altra giovane società della Gig economy, che nei giorni scorsi ha annunciato una partnership con Gabetti Property Solutions: con i propri rider, Pharmercure assicurerà l’home delivery gratuito di farmaci e parafarmaci agli inquilini dei condomini amministrati dal gruppo (e ubicati nelle aree coperte dal servizio di recapito). L’iniziativa, spiegano in una nota le due aziende, rappresenta una risposta all’emergenza epidemica in corso e si protrarrà per due settimane.

Si muovono anche le singole farmacie: il Resto del Carlino riporta il caso di un farmacista titolare di Forlì che ha istituito un servizio di delivery (farmaco o altro) via Whatsapp: si ordina tramite messaggistica e la consegna avviene entro la giornata, al recapito di casa o di ufficio, con copertura su tutta la città. Il claim è «Resta a casa, veniamo noi da te» e l’articolo collega esplicitamente la genesi del servizio al “coprifuoco” che in queste settimane a svuotato piazze e strade di molti centri urbani. «La consegna a domicilio tramite le nuove tecnologie può essere una soluzione anche per ridurre i contatti, nello spirito delle indicazioni delle autorità sanitarie». La farmacia utilizzava Whattsapp anche prima – ma solo per la prenotazione dei prodotti – c’è però da chiedersi che accadrà se i clienti apprezzeranno il servizio di delivery al di là della contingenza, per il risparmio di tempo e la comodità che assicura.

Ma la disruption da coronavirus spinge anche verso la telemedicina e i teleservizi. Il Centro medico Santagostino, realtà tra le più note della Sanità privata low cost, ha velocemente trasferito online tutte le sedute di psicoterapia dei suoi specialisti. «Vogliamo contribuire a ridurre al minimo gli spostamenti delle persone e gli incontri non indispensabili» spiega il gruppo «gli psicoterapeuti possono visitare dal loro domicilio e lo stesso potrà fare il paziente, a patto che abbia un pc o uno smartphone e una connessione stabile. Abbiamo chiuso le nostre sedi interamente dedicate alla psicologia e stiamo avvisando tutti i pazienti di questa opportunità». Chi ha già una prenotazione viene contattato direttamente dal terapeuta per concordare la nuova modalità di visita; chi invece deve prenotare una seduta lo fa online (come già accadeva prima) e accede a un primo colloquio clinico attraverso videovisita. E anche in questo caso, c’è da chiedersi se i pazienti che scopriranno la comodità dell’opzione “tele-a-casa” (niente spostamenti, ricerca affannosa di parcheggi, attese in ambulatorio eccetera) saranno disposti a rinunciare una volta finita l’emergenza.

La disruption potenzialmente più impattante, tuttavia, rimane quella avviata dalla Regione Lombardia d’intesa con farmacie del territorio e medici di famiglia: con una circolare diffusa il 26 febbraio, le autorità sanitarie hanno completato il processo di dematerializzazione della ricetta Ssn, che ora per l’assistito è digitale davvero, almeno sulla tratta medico-farmacia. Il mmg, infatti, non ha più bisogno di stampare il promemoria cartaceo e può limitarsi a inviare al paziente soltanto il nre (numero della ricetta elettronica), via sms o mail. Questi, a sua volta, si presenta in farmacia con codice e tessera sanitaria e ritira il farmaco. Anche in questo caso, la disposizione è stata adottata per ridurre gli spostamenti e gli affollamenti nelle sale d’attesa degli studi medici (e quindi le occasioni di contatto tra individui) ma è evidente che non ci saranno ritorni al passato quando l’emergenza sarà superata. E dunque, dalla dematerializzazione potranno scaturire nuovi servizi che in altri Paesi sono già realtà: per esempio inviare il nre via app alla farmacia e chiederle contestualmente la consegna a casa dei farmaci; oppure prenotare il ritiro; o ancora, digitalizzare il processo di delega da parte del paziente (magari sempre tramite app) e automatizzare l’invio delle ricette di un paziente alla stessa farmacia. Le esperienze che arrivano dai paesi anglosassoni, dalla Svezia o dalla Germania dicono che quando la ricetta è completamente dematerializzata, l’online diventa una leva preziosissima per accorciare e snellire il patient journey. Se i lombardi apprezzeranno la novità, non si potrà più tornare indietro.

 

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