Grossisti: tra dicembre e gennaio impennata degli ordini a video, fatturati con il vento in poppa

Filiera

C’è una consistente ripresa degli ordini ai grossisti a discapito di acquisti diretti e “transfer order” tra gli effetti collaterali dell’emergenza tamponi che, a cavallo di dicembre e gennaio, ha obbligato farmacie e farmacisti a un tour de force fuori dall’ordinario. E’ quanto le stesse aziende delle distribuzione intermedia stanno scoprendo in questi giorni con le chiusure di gennaio, in alcuni casi non senza sorpresa: «In effetti nell’ultimo mese registriamo un apprezzabile incremento del fatturato» osserva per esempio Paolo Agostinelli, amministratore delegato di Unico «è senz’altro un dato fuori dal comune perché di solito tra la fine del vecchio anno e l’inizio del nuovo i farmacisti riducono al minimo gli ordini ai grossisti, per tenere il magazzino basso».

Tra i grossisti contattati da Pharmacy Scanner c’è chi non ha difficoltà a mettere i numeri sul tavolo, come Cef: «A gennaio» dice Alessandro Orano, direttore generale della Cooperativa «il nostro fatturato è cresciuto dell’8%, un valore che rappresenta la somma algebrica tra il +10% registrato dagli ordini a video e il -20% circa dei transfer order, ossia gli ordini raccolti in farmacia dalla rete vendita delle aziende produttrici e passati a noi per la consegna».

I numeri di Cef aiutano anche a capire cosa è successo tra dicembre e gennaio: «Le farmacie sono state travolte dall’emergenza tamponi e, in aggiunta, dall’aumentata domanda dovuta alla morbilità invernale, che quest’anno è stata senz’altro più forte del 2020» spiega Marco Mariani, direttore generale di Farmacentro «quindi la stragrande maggioranza dei titolari ha dovuto rinviare le visite dei rappresentanti dell’industria e ha effettuato una buona parte degli ordini direttamente a video, cioè con i distributori. E infatti Farmacentro ha registrato a dicembre una crescita del fatturato del 12% e a gennaio del 10%, mentre i transfer order sono cresciuti dell’8% a dicembre e sono rimasti flat a gennaio».

Risultato, a cavallo dei due mesi i grossisti hanno lavorato di più e gli acquisti diretti sono calati. Nonostante le dilazioni di pagamento offerte dall’industria con gli acquisti diretti siano usualmente più lunghe. «Forse» azzarda Mariani «la liquidità assicurata a molte farmacie da tamponi e vendite stagionali ha reso la cosa meno rilevante che in passato. E’ vero anche che tra fine dicembre e primi di gennaio le farmacie si sono affidate alla distribuzione intermedia per tamponi e ffp2 perché noi grossisti eravamo i soli aperti sotto le festività. Dopo il 10, le vendite dirette hanno di certo ripreso quota».

E’ anche vero però che tra le aziende della distribuzione si incontrano valutazioni differenti sulle cause dei numeri di gennaio. «Gli ordini ai grossisti sono senz’altro aumentati» osserva Agostinelli «non so invece se siano davvero diminuiti gli ordini diretti. Ho qualche dubbio, anche se è solo una sensazione». «Anche noi siamo cresciuti sensibilmente tra dicembre e gennaio» osserva Massimo Mana, amministratore delegato di Unifarma Distribuzione «ma più che lo stress da tamponi ritengo abbia influito l’incertezza delle prospettive: non si riesce a capire cosa accadrà nei prossimi mesi, quindi molti titolari – già scottati da quanto accaduto nel 2020 – preferiscono tenere i magazzini snelli. Quanto al calo degli ordini diretti, io vedo che parecchie industrie lamentano carenze su molti prodotti, forse è questo il fattore principale».

Per Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, è invece corretta l’analisi che individua nell’emergenza tamponi la causa principale del buon andamento dei fatturati osservato dai grossisti a gennaio. «La mancanza di tempo ha costretto molti farmacisti a ridurre gli incontri con i rappresentanti dell’industria e ordinare a video ai distributori» conferma «e questa non è solo la tendenza dell’Italia ma anche di diversi altri Paesi europei, com’è emerso nell’ultima riunione del board di Secof, che raggruppa le società di servizi di otto Paesi». Mirone condivide anche l’ipotesi che a soffiare sugli ordini ai grossisti abbia contribuito la liquidità assicurata a fine anno dai tamponi. «Di certo il mercato più redditizio ha reso per molte farmacie meno problematica la scelta di dilazioni dei pagamenti più contenute» osserva «ora la speranza per i medi a venire è che si vada verso un nuovo equilibrio, in cui la domanda di tamponi non sparirà del tutto ma consentirà ai farmacisti di tornare alle attività tradizionali, per esempio la cura dei cronici».

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