Un fatturato in flessione a 127,4 milioni di euro, una perdita netta di 3,2 milioni e un indebitamento finanziario consolidato pari a 32,8 milioni, pur in miglioramento rispetto ai quasi 39 dell’anno precedente. Sono alcune delle cifre chiave del bilancio 2024 di Talea Group, licenziato il 14 giugno dal consiglio di amministrazione ma segnato da un percorso travagliato, che ha visto società di revisione e Collegio sindacale avanzare riserve sui documenti contabili e il cda procedere alla loro riformulazione per rinviare quindi al 29 giugno l’assemblea dei soci.
L’esercizio appena chiuso evidenzia ancora una gestione in difficoltà, seppure con segnali di recupero rispetto al 2023: l’ebitda torna positivo per 3 milioni di euro, dopo il dato negativo di 3,9 milioni dell’anno precedente, mentre la perdita netta si dimezza rispetto ai 7,5 milioni del 2023. I ricavi del comparto Consumer – il principale del gruppo – flettono dell’8% e si attestano a 119,6 milioni, mentre l’area Industrial cresce del 19,3% a 7,8 milioni. Il numero complessivo degli ordini registra una lieve flessione (-0,8%), così come i volumi venduti, in calo del 4,3%. Sul fronte della gestione finanziaria, gli oneri netti aumentano a 2,3 milioni dai 1,7 milioni dell’anno precedente.
Restano tuttavia elementi di fragilità strutturale, tanto che il revisore contabile Rsm ha espresso un giudizio negativo sia sul bilancio d’esercizio sia sul consolidato, segnalando – come riferisce in un articolo il quotidiano Milano Finanza – significative incertezze sulla continuità aziendale e una gestione finanziaria deteriorata, aggravata da scelte di investimento che hanno inciso sulla liquidità e sui rapporti con i fornitori, alcuni dei quali hanno avviato azioni legali per il recupero dei crediti. In particolare, scrive il giornale, la società contabile cita il documento di bilancio nel quale il gruppo avverte di aver «avuto negli ultimi mesi un’importante contrazione nella gestione finanziaria e di conseguenza di quella economica. Tale situazione è stata originata, tra le altre cause, da una differente pianificazione finanziaria degli investimenti, in particolare quelli destinati alla struttura di automazione delle spedizioni di Nichelino e all’acquisizione dei marchi e siti web realizzate tra la fine del 2023 e il 2024».
Questo fatto, continua la nota, «ha inevitabilmente comportato un drenaggio delle disponibilità di cassa, riducendo le risorse altrimenti destinate alla copertura del fabbisogno di capitale circolante, con conseguente deterioramento progressivo dei rapporti con i fornitori, inclusi quelli strategici. Tale patologia dei rapporti con i fornitori, oltre a produrre effetti non positivi in termini di marginalità conseguente al ricorso consistente di acquisiti di merce dalla distribuzione intermedia, ha indotto alcuni fornitori a intraprendere azioni legali miranti a recuperare i propri crediti. Conseguentemente, onde salvaguardare l’integrità patrimoniale e finanziaria della società, è stato effettuato attraverso professionisti esterni un monitoraggio della situazione e delle possibili soluzioni protettive praticabili».
Il Collegio sindacale, a sua volta, ha evidenziato nella propria relazione «le risultanze dei controlli in merito ai capitoli Debiti verso fornitori scaduti, Continuità aziendale, Assetto organizzativo, amministrativo e contabile, nonché in merito alle Segnalazioni da parte dei creditori pubblici effettuate ai sensi della normativa vigente», concludendo che sussistono «motivi ostativi all’approvazione da parte dei soci del bilancio di esercizio».
Parallelamente, la società ha deciso di avviare, lo scorso 26 maggio, la procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa ai sensi del Codice della Crisi, con la nomina dell’esperto Giulio Andreani e l’assistenza di advisor legali e finanziari. L’obiettivo dichiarato è quello di «affrontare con metodo ordinato le attuali tensioni di liquidità e garantire la continuità aziendale», anche attraverso l’eventuale adozione di misure protettive patrimoniali.
Sul fronte industriale, il gruppo – che opera con i brand Farmaè, Amicafarmacia, Vitamin Center e altri, sia nel canale e-commerce sia nei servizi media – ha approvato un nuovo piano 2025–2028. La strategia punta a rafforzare la struttura finanziaria, rilanciare la marginalità e consolidare le due aree core (Consumer e Industrial), anche con un’offerta più selettiva e lo sviluppo delle private label. «Con questa decisione affrontiamo il contesto con trasparenza e pragmatismo» ha dichiarato l’amministratore delegato di Talea Group, Riccardo Iacometti «l’accesso alla composizione negoziata ci permette di gestire in modo ordinato il riequilibrio finanziario, rafforzando la fiducia dei nostri stakeholder e confermando il nostro impegno per il futuro di Talea. Vogliamo uscire da questa fase con una struttura più solida, agile ed efficiente».
Intanto nei giorni scorsi l’associazione dei consumatori mestrina Adico ha annunciato azioni di diffida verso Talea Group a tutela dei clienti che hanno effettuato ordini sulla piattaforma e-commerce del gruppo e non hanno mai ricevuto i prodotti acquistati. «In questi giorni» afferma in una nota il presidente Carlo Garofolini «riceviamo un numero impressionante di richieste d’assistenza da parte di cittadini soprattutto mestrini che hanno ordinato e pagato senza ricevere nulla, se non un’anonima comunicazione che spiega il motivo della mancata consegna ovvero l’assenza del prodotto in questione. Il problema ulteriore è che, almeno la gente che ci contatta, attende da tempo un rimborso promesso ma mai arrivato». Sulle macate consegne dei siti online che fanno capo a Talea Group aveva aperto a marzo un’istruttoria anche l’Antitrust.