Soltanto nove Paesi Ue hanno lanciato finora campagne d’informazione per spiegare al grande pubblico i rischi derivanti dall’uso di medicinali contraffatti e lo scopo del logo europeo che dientifica le farmacie online autorizzate. E solo cinque hanno dichiarato che in futuro avrebbero proposto una comunicazione dagli stessi contenuti. È il bilancio che tira la survey condotta dall’Eaep (European association of e-pharmacies) e Asop Eu (Alliance for safe online pharmacy in the Eu) tra le autorità regolatorie degli Stati membri di Unione europea e Spazio economico europeo. Al sondaggio, strutturato su 10 domande, hanno risposto in totale 11 Paesi, nove Ue (Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Italia, Lituania, Romania, Spagna e Svezia) e due See (Islanda e Norvegia), più la Serbia.
Il sondaggio si proponeva l’obiettivo di richiamare l’attenzione delle autorità nazionali su uno dei passaggi chiave della normativa europea sui medicinali falsificati, l’articolo 85D della direttiva 2011/62, ed «esplorare potenziali opportunità di partnership tra pubblico e privato per aumentare ulteriormente la consapevolezza dei consumatori e condividere buone pratiche». L’articolo, in sostanza, stabilisce che «fatte salve le competenze degli Stati membri, la Commissione, in cooperazione con le autorità delle Agenzie nazionali e degli Stati membri, conduce o promuove campagne di informazione destinate al grande pubblico sui pericoli dei medicinali falsificati. Tali campagne sensibilizzano i consumatori sui rischi correlati ai medicinali forniti illegalmente a distanza al pubblico tramite i servizi della società dell’informazione e sul funzionamento del Logo comune e dei siti web degli Stati membri e delle Agenzie».
Le risposte fornite da chi ha partecipato alla survey sono incoraggianti: tutti i funzionari intervistati in rappresentanza del loro Paese dicono di conoscere l’articolo 85D della direttiva e più del 90% riferisce che la loro autorità nazionale dispone di un sito web dove si spiegano le finalità del logo comune.
Le risposte positive si fanno meno consistenti quando il questionario chiede agli intervistati se il loro Paese ha dato seguito all’articolo 85D: solo nove Stati – come già anticipato – hanno varato campagne d’informazione per il grande pubblico e solo cinque dicono che lo faranno in futuro.
Avranno probabilmente deluso i promotori del sondaggio le risposte degli intervistati alla domanda su quali fossero le loro aspettative su un’eventuale contributo delle farmacie online all’informazione e alla promozione del logo comune: soltanto il 25% dei rispondenti ha dichiarato di avere grandi attese, poco più del 30% ha espresso aspettative medie e oltre il 40% ha parlato di attese basse. Campione nettamente diviso, invece, riguardo alla domanda diretta a scoprire le autorità nazionali conoscessero il dominio internet “.pharmacy”: come spiegano Eaep e Asop Eu, si tratta di un dominio di primo livello «gestito dall’associazione non-profit National association of boards of pharmacy» che garantisce ai navigatori l’autenticità delle farmacie online che l’utilizzano. In sostanza, «.pharmacy è un dominio di
primo livello che non può essere copiato o corrotto». Solo la metà degli intervistati, è l’esito, dice di conoscere questo dominio, ma – concludono i promotori della survey – sei paesi, e cioè Belgio, Italia, Islanda, Serbia, Spagna e Svezia, «hanno espresso interesse a saperne di più».