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Sulla sclerosi multipla il primo Pdta che apre alla telemedicina. E alla farmacia l’Europa dà esempi

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La telemedicina entra ufficialmente per la prima volta in un Percorso diagnostico-terapeutico e assistenziale, ossia uno dei protocolli che riassumono «l’insieme delle attività, procedure, competenze, tecnologie e setting assistenziali» necessari al trattamento di una specifica patologia. La novità arriva dal Pdta per la sclerosi multipla, realizzato da un gruppo di lavoro insediato dall’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e pubblicato nelle settimane scorse: il documento farà da riferimento ai Pdta che le Regioni dovranno compilare per la stessa patologia e tra gli obiettivi c’è quello di «stimolare esperienze concrete di telemedicina in tutte le sue possibili applicazioni, ossia televisita, teleconsulto, telecontrollo, telemonitoraggio, teleassistenza e telecooperazione».

Per le farmacie del territorio è un documento da consultare senza indugi, anche se nel testo non vengono chiamate in causa esplicitamente. Non va dimenticato, infatti, che il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), divide la Missione Salute in due filoni di sviluppo e sperimentazione e il secondo (“Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria”) intende promuovere la telemedicina e rafforzare i sistemi informativi sanitari e gli strumenti digitali a tutti i livelli del Ssn. Ma va ricordato anche il documento del ministero della Salute datato 27 ottobre 2020 e intitolato “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina”: la pandemia – è scritto – «ha reso indispensabile ripensare l’organizzazione del Ssn e in tale contesto l’attivazione di strumenti della sanità digitale rappresenta anche un’opportunità unica per un servizio sanitario in linea con i tempi e le necessità individuali».

Che il tema meriti di essere approfondito dalle farmacie del territorio lo dimostrano le esperienze già in corso da tempo in altri Paesi: in Svezia, per esempio, la catena di farmacie Apoteket AB ha acquisito due anni fa il 20% di Doktor 24, piattaforma digitale di televisite mediche (con app per mobile). Nel 2019 un’altra catena scandinava, Kronans Apotek, ha avviato una collaborazione con un’altra piattaforma di televisite, Doktor.se, che conta un milione di utenti attivi: la cosa più interessante, qui, è che le televisite avvengono in un corner dedicato della farmacia, dove il paziente parla con il medico oppure esegue un controllo della pressione o una spirometria, con l’assistenza del farmacista.

 

Nelle farmacie svedesi televisite con il medico in corner dedicati. Nel 2019 è stata avviata una collaborazione tra la catena scandinava Kronans (320 farmacie in tutto il Paese) e la piattaforma di telemedicina Doktor.se: i pazienti possono farsi visitare a distanza da un medico in uno dei corner dedicati allestiti dalle farmacie Kronans.

 

Un’altra esperienza che merita di essere ricordata è quella avviata in Inghilterra da Boots, che dal 2019 propone un servizio di televisita in collaborazione con Livi, piattaforma di telemedicina con quartier generale, guarda caso, in Svezia. Nelle farmacie che partecipano al programma, è a disposizione dei pazienti una saletta privata fornita di tablet dalla quale è possibile collegarsi con un medico di base ed effettuare una visita a distanza. Il farmacista provvede alla connessione e all’avvio della comunicazione, al termine del teleconsulto assicura il follow-up suggerito dal medico oppure dà i consigli necessari su terapie e farmaci.

 

In Inghilterra si testano da anni servizi di teleconsulto in farmacia. Dal 2019 Boots offre in alcune delle sue farmacie un servizio di teleconsulto co-finanziato dal Nhs: in una saletta riservata, il paziente può collegarsi con un medico e farsi visitare a distanza.

 

Ma a sperimentare non c’è solo Boots. Nel febbraio scorso, infatti, il Servizio sanitario inglese ha avviato un progetto pilota in trenta farmacie del territorio per testare la sua piattaforma Nhs-mail Virtual visit, che consente agli assistiti di richiedere ed effettuare consulenze a distanza con il loro farmacista. E un anno fa la catena Well Pharmacy ha avviato una collaborazione con la piattaforma Push Doctor per un servizio di teleconsulto sui piccoli disturbi nel quale dall’altra parte del display c’è un farmacista.

 

In Francia televisita in farmacia contro la desertificazione della mg. Dal 2019 la cassa mutua francese rimborsa ai farmacisti titolari il servizio di teleconsulto a distanza, che consente al paziente di recarsi in farmacia e collegarsi con un medico. L’insegna Giphar ha firmato l’anno scorso una partnership con la start up Medadom per l’installazione di totem di telenmedicina negli esercizi affiliati.

 

Sarebbe un errore pensare alla telemedicina come a una pratica ristretta soltanto ai Paesi del nord Europa. In Francia infatti il teleconsulto medico in farmacia è una realtà dal 2019, viene rimborsato dalla Cassa malattia come una normale visita e nel primo anno della pandemia i consulti a distanza effettuati dai medici di famiglia transalpini sono stati il 44% del totale (l’anno precedente non superavano l’1%). La convenzione autorizza (e retribuisce) le farmacie perché mettano a disposizione dei loro pazienti uno spazio dedicato con un sistema di collegamento a distanza, e nel 2021 il circuito di farmacie indipendenti Giphar e la start-up Medadom hanno concluso una partnership che prevede l’installazione di terminali per il teleconsulto e la televisita nei 1.350 esercizi affiliati. Una soluzione, ha sottolineato l’insegna, che aiuta tra le altre cose a contrastare la cosiddetta “desertificazione medicale”, ossia la chiusura degli studi medici nelle aree disagiate.

Ma torniamo in Italia e al Pdta di Agenas sulla sclerosi multipla. Nell’ambito del Percorso diagnostico-terapeutico e assistenziale, il ricorso alla telemedicina dovrebbe contribuire alla sostenibilità delle cure: attualmente, ricorda il documento, si stima che la patologia costi 45mila euro a paziente, quindi circa 6 miliardi di euro all’anno. «Riteniamo che una diagnosi precoce e corretta, una terapia precoce con farmaci efficaci, un corretto monitoraggio dei percorsi terapeutici, un più diffuso accesso alla riabilitazione e una migliore gestione del paziente sul territorio possano ridurre la disabilità e i costi indiretti».

In questo contesto, i pazienti affetti da sclerosi multipla «sono candidati naturali a beneficiare dei modelli di Casa della comunità e di Ospedale di Comunità che le Regioni stanno predisponendo secondo le indicazioni del Pnrr». Il ruolo del mmg, infatti, «è di primaria importanza per avviare un percorso diagnostico rapido e un altrettanto rapido percorso terapeutico, farmacologico riabilitativo. Il farmacista ospedaliero e territoriale, dal canto suo, «dovrà cercare di armonizzare il modello distributivo a seconda che il farmaco sia assunto a domicilio o somministrato in un setting ospedaliero».

La sclerosi multipla può quindi rappresentare «un terreno ideale per la sperimentazione e lo sviluppo dei principi e delle metodologie della telemedicina», attraverso l’identificazione di «coorti di pazienti ideali per un monitoraggio eseguito con periodiche televisite alternate a visite in presenza», oppure per quei malati «che percorrono più di 100 km o impiegano più di un’ora per recarsi presso il Centro specialistico» e quindi aderirebbero volentieri a «modelli telematici di monitoraggio clinico e terapeutico, che prevedano televisite e telecooperazioni alternate a visite in presenza».

Vanno però considerati, ammette il documento, i limiti attuali della telemedicina. Il principale è rappresentato senz’altro dal “gap culturale”, ossia dall’impreparazione del paziente e dei “caregivers” (familiari, badanti eccetera) verso gli strumenti telematici. Sul tema il Pdta di Agenas mostra scarsa consapevolezza delle altre esperienze europee, perché propone come soluzione al problema l’avvio di «una campagna formativa e informativa rivolta al personale sanitario e alla popolazione generale», così come interventi per il miglioramento delle connessioni e la diffusione della banda larga. Non viene invece citato il contributo delle farmacie del territorio, che come negli altri Paesi passati in rassegna poc’anzi potrebbero offrire “punti di connessione” per televisite e telecooperazioni, in spazi riservati e con un’assistenza in loco tecnica e professionale.

Il documento ministeriale “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina” e soprattutto l’Accordo Stato-Regioni sulla telemedicina (sempre dell’autunno 2020) accennavano a un coinvolgimento delle farmacie del territorio in tali termini: la televisita, c’è scritto, richiede all’assistito di disporre di un collegamento telematico e di una piattaforma di comunicazione remota «secondo le specifiche richieste dal servizio». Se ne è sprovvisto, possono entrare in gioco le  farmacie come già fanno in Francia o altrove. E’ un’opportunità che i titolari dovrebbero cominciare a prendere seriamente in considerazione, ma finora le esperienze si contano sulle dita di una mano. E la telemedicina di cui si parla di più in farmacia sono ecg, spirometrie e holter.

Qualcosa però si muove. È senz’altro interessante, per esempio, il progetto sperimentale avviato in Veneto dall’Asl 7 Pedemontana in una sessantina di farmacie dell’area Asiago, Bassano e alto vicentino: i pazienti possono richiedere una televisita con il medico specialista dell’Azienda sanitaria, che effettuano in farmacia grazie a un dispositivo tipo palmare fornito dall’Asl: «Si può parlare in videochat con il medico» spiega Nicola Zerbinato, il referente per la zona del sindacato FarmacieUnite «e con l’aggiunta di alcuni accessori come endoscopio o sonda auricolare farsi misurare il battito cardiaco, rilevare la temperatura, esplorare l’orecchio e altro ancora. La visita va effettuata in un ambiente separato della farmacia, come la saletta dei servizi, e il medico collegato può prescrivere una ricetta dem oppure inviare il paziente al medico curante».

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