Per quasi otto farmacie su dieci il reclutamento dei farmacisti collaboratori costituisce una seria difficoltà, che si attenua leggermente (la segnalano circa sette esercizi su dieci) quando la ricerca riguarda i collaboratori non laureati. È quanto riporta la survey commissionata da Unifarco e condotta da Ermeneia – la società di ricerche fondata e diretta dal sociologo Nadio Delai – su un campione di 650 farmacisti, il 40% dei quali aderenti al circuito Farmacie Specializzate.
Farmacisti collaboratori, le valutazioni su carenza e rapporti
Lanciata con l’obiettivo di raccogliere umori e opinioni dei farmacisti sulle prospettive della farmacia, l’indagine riferisce di una professione sostanzialmente votata all’ottimismo, con l’80% degli intervistati che prevede un futuro positivo per la propria attività anche se il 96% evidenzia la necessità di rafforzare le proprie competenze imprenditoriali. In particolare, emerge la consapevolezza che per cogliere le opportunità attuali e prossime occorra investire in quattro specifiche direzioni: identità professionale, gestione attiva dei collaboratori, servizi (offline e online), progettualità strategica.
La scelta di essere farmacista, le motivazioni
Per quanto concerne la prima area d’investimento, dall’indagine spicca netta l’evidenza che identità e orgoglio professionale rappresentano per la categoria una radice molto forte. «La scelta della professione per tradizioni familiari accomuna più del 40% dei rispondenti, che diventano il 53% tra gli aderenti a Farmacie Specializzate» commenta Delai a Pharmacy Scanner «e si riflette sulla quota di coloro che si dichiarano soddisfatti della loro scelta professionale – più del 50% – e di coloro che consiglierebbero ai giovani di intraprendere la stessa carriera, più del 70%».
Nonostante un orientamento nettamente votato all’ottimismo, i farmacisti non negano la presenza di problemi che pesano sul futuro della farmacia. Il principale è ovviamente la carenza di personale, che genera difficoltà a una quota di intervistati compresa tra l’80% (iscritti a Farmacie Specializzate) e il 76% (le altre farmacie). Viene considerata meno laboriosa, invece, la costruzione di un rapporto efficace e sintonico tra titolare e farmacista-collaboratore: riporta difficoltà solo il 30% del campione, che però diventa più del 40% qualora si tratti di farmacisti-collaboratori che sono anche figli del titolare.
Più difficile invece impostare relazioni strutturate che includono la delega di responsabilità, il riconoscimento di benefici economici e non o la partecipazione dei componenti del team ad
attività di formazione: lo considera un problema una quota compresa tra il 40% e il 50% degli intervistati, con un’accentuazione delle farmacie aderenti alla Rete.
Servizi, quelli offerti attualmente e da proporre in futuro
In tema di servizi, l’indagine rivela un’offerta variegata e ripartita tra online e offline, con intensità speso diverse: i servizi offline sono i più diffusi, in particolare quelli per la consulenza personale e, in subordine, i servizi legati alla dispensazione del farmaco, la vaccinazione eccetera (meno frequenti, invece, prenotazioni e servizi a domicilio, anche se viene dichiarata l’intenzione di rafforzarli in prospettiva); i servizi online, invece, sono offerti dal 74,9% della rete Farmacie Specializzate e dal 61,7% dalle altre, in prevalenza WhatsApp, e-commerce e social (meno diffusi sms e e-mail). «Sui servizi e su quelli online in particolare» commenta Delai «emerge netta la consapevolezza che occorra investire e fare passi avanti, ma si avverte anche la correlazione tra questo e il tema della gestione del personale e della delega di responsabilità, dato che sono i giovani ad avere più familiarità con il digitale».
Sviluppo della farmacia, strategie e dove investire
Infine, dalle risposte del campione traspare l’esistenza nei farmacisti di una «spinta consistente verso il futuro», che si manifesta nella convinzione di dover investire su un consumatore sempre più esigente (84,2% Farmacie Specializzate contro 82,5% altre farmacie), sui clienti più anziani (94,0% contro 89,2%), sui servizi offline e online (74,1% contro 69,2%) e sulla capacità imprenditoriale del farmacista (96,3% contro 95,3%), che rimanda a un forte investimento sui collaboratori (più del 90% per entrambe le tipologie di intervistati). «Dalle risposte» è il commento finale di Delai «si desume l’esistenza nella professione di una spinta verso il futuro positiva, che si riflette anche nella disponibilità di quasi la metà del campione ad acquisire una nuova farmacia qualora se ne presentasse l’opportunità. È senz’altro un segnale di apertura anche la consapevolezza che occorra lavorare sui comportamenti “soft”, in particolare sulle competenze culturali e gestionali».