All’origine della carenza di personale con cui la farmacia fa i conti da un paio di anni almeno c’è la scarsa attrattività del lavoro al banco. Al punto che quasi un collaboratore su due – tra chi oggi è in farmacia – prevede che da qui a cinque anni lavorerà in un altro settore. È la fotografia scattata dalla seconda edizione della survey “Farmacia – Il problema è personale”, lanciata da Profili e Pharmacy Scanner per indagare sui motivi che rendono sempre più difficile trovare personale da assumere. I risultati dell’indagine, condotta a maggio con un questionario online al quale hanno risposto 200 farmacisti, sono stati presentati il 28 giugno in occasione del numero zero di Scanner Orizzonti, il forum di Pharmacy Scanner per la community della farmacia. «Nella ricerca che avevamo condotto l’anno scorso» ha spiegato Giulio Muro, head hunter di Profili e creatore della survey «erano state individuate le tre principali criticità del fenomeno: retribuzione, equilibrio vita-lavoro e, per le farmacie indipendenti più che per le catene, mancanza di percorsi di crescita. Quest’anno abbiamo voluto concentrare la lente su queste tre tematiche rifacendoci ad alcuni recenti sondaggi condotti tra i farmacisti del Regno Unito, ovviamente riadattati alla realtà italiana».
Farmacisti intervistati: scomposizione per ruolo
Sui duecento farmacisti che hanno partecipato al sondaggio, la grande maggioranza appartiene alla categoria dei collaboratori (78,7%) seguiti dai direttori di farmacia (19,4%) e dagli area manager (1,9%). Sempre sul totale, circa due su tre lavorano in una farmacia indipendente, poco meno del 25% in una farmacia di catena e il 9% in una comunale (vedi sotto).
Farmacisti intervistati: luogo di lavoro
«Prima cosa» ha continuato Giuio Muro «abbiamo approfondito il tema salariale, chiedendo ai farmacisti del campione se per il 2023 hanno ricevuto un aumento della retribuzione fissa oppure bonus o altri elementi variabili subordinati al raggiungimento di particolari obiettivi». Risultato, il 21,4% dei rispondenti dice di avere avuto aumenti di stipendio per l’anno in corso e il 29,6% afferma di beneficiare di bonus o altri incentivi (vedi sotto).
Aumenti e bonus: quanti li hanno avuti nel 2023
«Dalle risposte» ha commentato Muro «si evince che la retribuzione rimane per molti farmacisti tema caldo. Conferma la mia esperienza di recruiter: con un semplice annuncio è molto difficile trovare candidati che si fanno avanti, lo hanno capito prima di altri le catene che infatti vanno a prendersi i farmacisti nelle università e non mi riferisco solo a quelli del quinto anno, parlo anche di quelli del quarto che vengono già opzionati quando la laurea è ancora lontana».
Equilibrio vita privata-lavoro: giudizi negativi
Il secondo tema su cui i farmacisti sono stati chiamati a esprimersi è l’equilibrio tra lavoro e vita privata. «Abbiamo chiesto al campione di esprimere la loro situazione con un voto da uno a cinque» ha spiegato Muro «dove uno è “La mia vita è dominata dal lavoro” e cinque “Ho un ottimo bilanciamento tra vita e lavoro”». Tra le risposte prevalgono le valutazioni negative: più del 50% dei rispondenti dà una valutazione negativa e per Giulio Muro l’esperienza sul campo conferma. «Quando faccio recruiting»ha detto «so già che se una farmacia pratica l’orario spezzato farà molta fatica a trovare. Le farmacie ne siano consapevoli: proporre l’orario spezzato significa ridurre di molto la probabilità di trovare candidati».
Stress da lavoro, il problema in farmacia c’è
Altra questione messa sotto la lente dal sondaggio, il livello di stress che l’ambiente di lavoro “scarica” sul farmacista collaboratore. «Abbiamo chiesto ai partecipanti di valutare lo stress che patiscono la lavoro in una scala da uno a cinque, dove uno è “Non ho stress durante il mio lavoro” e cinque “Provo uno stress molto elevato, non sostenibile”». Quasi il 70% del campione risponde con un voto tra il 3 e il 4, un altro 20% circa esprime il giudizio peggiore.
Carico di lavoro, per i più è eccessivo
Stessi valori per le risposte alla domanda che ha chiesto ai farmacisti di misurare il carico di lavoro che ricade sulle loro spalle (vedi sotto). Quasi uno su cinque esprime il giudizio peggiore – “Ho un carico di lavoro spropositato e non riesco più a gestirlo” – più del 63% dà una risposta compresa tra 3 e 4.
Fuga dalla farmacia per un farmacista su due
Con l’ultima domanda, infine, l’indagine ha chiesto ai farmacisti una sorta di “summa” delle valutazioni espresse nei quesiti precedenti. «Abbiamo domandato loro dove pensano che saranno tra cinque anni» ha spiegato Muro «ed ecco le risposte: uno su due dice che nel giro di un lustro andrà a lavorare in un altro comparto, poco più di uno su cinque afferma che lavorerà sempre in farmacia ma in un’altra e infine meno di uno su tre prevede che rimarrà dove già si trova». È evidente, in sintesi, che oggi la farmacia esercita scarsa attrattività sui giovani. «Se il 50% pensa che nel giro di 5 anni andrà a lavorare altrove, per esempio nell’insegnamento che già oggi attrae parecchi farmacisti» è la riflessione finale di Muro «vuol dire che la farmacia ha un problema di attrattività. Cito un’esperienza personale: una farmacia di Roma, di grande superficie, ci ha contattati perché deve trovare tre farmacisti. Abbiamo fatto un analisi del caso specifico e la conclusione è che questa farmacia fa fatica ad assumere perché non ha nessuna specifica caratteristica che riesca ad attrarre. È un discorso che vale tanto per la farmacia indipendente quanto per le catene, che spesso possono essere leggermente più attrattive perché propongono un incremento sulla Ral che comunque è poco significativo. Il consiglio ai titolari quindi è quello di lavorare sull’attrattività: chiediti quali sono i vostri punti forti, oppure valutate che cosa si può mettere sul tavolo per incrementare l’interesse dei candidati. Il fatto che nel giro di cinque anni un collaboratore su due veda se stesso al lavoro in un posto del tutto diverso non è un vittoria».