L’88% delle farmacie del territorio è propensa ad ampliare il novero dei servizi oggi offerti, in particolare il monitoraggio delle terapie croniche e la scelta e revoca del medico di famiglia, ma tale disponibilità risulta più spiccata tra le farmacie di grandi dimensioni piuttosto che tra le piccole. E comunque propositi e progetti continuano a scontrarsi con problemi ben noti come la mancanza di personale o di spazi dove ospitare le nuove prestazioni. La fotografia arriva dalla ricerca che Ipsos ha condotto nel giugno scorso su un campione rappresentativo di circa 700 farmacisti tra titolari, direttori e dipendenti, con l’obiettivo di misurare gradimento e propositi della professione riguardo ai servizi in farmacia. Lo studio è stato presentato la settimana scorsa in occasione del webinar Talk Pharma 2024 di Assirm (l’associazione delle aziende italiane che svolgono indagini di mercato, sondaggi di opinione e ricerca sociale) e conferma l’apertura – non scevra da riserve o preoccupazioni – che i farmacisti riservano alle nuove “missioni”.
L’87% delle farmacie intervistate – è la prima evidenza che arriva dall’indagine Ipsos – offre una selezione dei servizi previsti dal d.lgs 513/2009. Tra le grandi farmacie, tuttavia, la quota sale al 95%, tra le piccole scende all’84%; arriva poi al 90% tra le urbane, cala invece all’82% tra le rurali; ancora, raggiunge il 93% tra le farmacie organizzate in network, si riduce all’86% tra le indipendenti.
Tra i servizi che le farmacie offrono già oggi, spiccano la misurazione della pressione (97%), della glicemia (81%) e del colesterolo/trigliceridi (75%); quindi, a una certa distanza, le prestazioni di telemedicina come ecg e holter (65%), spirometria (10%) e i servizi professionali (infermiere a domicilio, 7%, psicologo in farmacia, 7%, infermiere in farmacia, 6%). Invece, tra i servizi che in futuro le farmacie vorrebbero offrire primeggiano l’infermiere in farmacia (38%), la spirometria (29%) e la telemedicina (23%). Deludente la propensione al deblistering: solo il 3% delle farmacie lo propone attualmente e appena il 22% sta valutando se offrirlo in futuro.
Molto maggiore, invece, è l’attenzione che i farmacisti rivolgono ai nuovi servizi che dovrebbero arrivare con il decreto del Governo sulle Semplificazioni: l’82% degli intervistati è interessato a proporre il monitoraggio delle terapie croniche, l’81% la scelta e revoca del medico di famiglia, il 73% la segnalazione delle violenze di genere, il 51% le vaccinazioni e il 38% l’attivazione dello spid.
Attenzione però: come già anticipato in apertura, la propensione della farmacia a offrire nuovi servizi muta sensibilmente a seconda delle dimensioni della farmacia stessa: tra le grandi, per esempio, mostra interesse a proporre prestazioni infermieristiche il 49% degli intervistati, tra le piccole sono il 31%. Divergenze molto più contenute, invece, riguardo alla spirometria (valuta di offrirla il 30% delle piccole farmacie e il 32% delle grandi), mentre per la telemedicina i rapporti addirittura si invertono: è orientato a organizzarsi per proporla il 27% delle iccole farmacie e solo il 15% delle grandi, ma non va dimenticato che tra queste ultime la quota degli esercizi che già risultano attrezzati si aggira sull’80%, tra le piccole farmacie sono il 56%.
Incidono sui propositi dei farmacisti anche la loro percezione del livello di interesse mostrato dai loro clienti verso i servizi: per le grandi farmacie, tale interesse è rilevante (4,2 su una scala da uno a cinque), per le farmacie medie si ferma a 4 e per le piccole scende a 3,7. Serviranno altre riflessioni, considerato che le farmacie di dimensioni più ridotte sono abitualmente ubicate nei piccoli paesi, dove l’interesse per i servizi dovrebbe essere maggiore considerata la presenza di strutture sanitarie più rarefatta. È invece convinta l’adesione dei farmacisti: per i due terzi degli intervistati l’evoluzione della farmacia dei servizi rappresenta una valorizzazione del loro ruolo, per un terzo soltanto le difficoltà sono maggiori dei benefici.
Ma quali sono queste difficoltà? Per quanto concerne i servizi di “front office”, come Cup, attivazione Spid o scelta e revoca del mmg, i problemi che riferiscono più di frequente i farmacisti riguardano il personale (58%), lo scarso ritorno economico (44%) e l’assottigliamento del tempo da dedicare alla vendita e al consiglio (42%). Per quanto riguarda invece i servizi “clinici” (telemedicina, vaccini, monitoraggio dell’aderenza) le difficoltà arrivano di nuovo dalla carenza di personale (59%), dalla mancanza di spazi (47%) e ancora dallo scarso ritorno economico (34%).
Poi ci sono le preoccupazioni personali o professionali: soltanto il 50% degli intervistati, dice Ipsos, dichiara di sentirsi preparato adeguatamente per le nuove missioni, il 51% vorrebbe un maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro, il 47% sente il bisogno di essere formato su come proporre i servizi che la farmacia offre od offrirà, il 46% vorrebbe una formazione che migliori la sua preparazione manageriale. «Per i farmacisti» è la conclusione di Stefania Fregosi, Healthcare head di Ipsos «l’espansione della farmacia dei servizi implica significative opportunità di crescita professionale e un ruolo sempre più importante nella promozione della salute. È però necessario affrontare le sfide che riguardano la disponibilità di personale, la redditività delle prestazioni e la formazione sia professionale sia manageriale dei team».