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Servizi in farmacia, ricerca Usa: ostacola la poca informazione, anziani i meno consapevoli

Filiera

Anche negli Stati Uniti, come in Italia, la farmacia sta profondendo impegno e risorse non indifferenti per accreditarsi nei confronti del pubblico come un luogo non soltanto di dispensazione del farmaco ma anche di servizi e consulenza per la salute, ma la verità è che questi sforzi restano per ora sottovalutati dalla gran parte dei consumatori americani. È quanto emerge da una ricerca condotta su un campione di 2.000 individui dal gruppo Rite Aid – la terza catena Usa con oltre 1.200 farmacie in tutto il Paese – con l’obiettivo di comprendere quale sia attualmente la consapevolezza del pubblico americano rispetto ai servizi offerti in farmacia e individuare le aree di miglioramento. Un’indagine che può offrire spunti di riflessione anche per il mercato italiano, dove la farmacia dei servizi sviluppa ancora volumi inadeguati (lo testimoniano i dati delle sperimentazioni regionali, dove spesso si sta sotto una media di due prestazioni alla settimana per esercizio).

Un farmacista ancora visto come dispensatore di farmaci

Il dato più evidente che arriva dalla ricerca riguarda la percezione del ruolo del farmacista: molti intervistati dichiarano di non conoscere l’intera gamma dei servizi che offre la loro farmacia, il 72% afferma che il motivo principale per cui la visita è quello di ritirare i farmaci prescritti dal medico e il 61% dice che si reca in farmacia soltanto per quel motivo. Altre attività che vengono citate da una fetta consistente di intervistati includono la consulenza sui prodotti da banco (64%), il supporto per la salute e il benessere (53%) e le vaccinazioni (53%).

Servizi in farmacia, la consapevolezza del consumatore

 

Servizi poco conosciuti e poco utilizzati

Il problema riguarda i servizi a maggiore valore aggiunto: molte farmacie americane offrono anche prestazioni avanzate come l’aderenza terapeutica, le consulenze per la disassuefazione dal fumo, i consigli su viaggi e malattie tropicali o ancora, in alcuni Stati, la prescrizione diretta (da parte del farmacista) di alcuni medicinali o l’offerta di test diagnostici rapidi. Tuttavia, questi servizi sono poco conosciuti: solo il 30% degli intervistati sa che i farmacisti in alcuni casi possono prescrivere, il 27% è al corrente del servizio per la gestione della terapia, il 24% conosce i programmi per la cessazione del fumo e appena il 23% sa dell’esistenza dei test tipo Poc (Point-of-care).

 

Farmaci e integratori, meno di un cliente su due si informa

 

Differenze generazionali e rapporto con il farmacista

L’indagine, in particolare, evidenzia differenze significative nel modo in cui le varie generazioni si relazionano con la farmacia. I giovani (Gen Z e Millennials) parlano di più con i farmacisti rispetto agli adulti più anziani: il 55% della Gen Z e il 50% dei Millennials trascorre più di cinque minuti con il farmacista, contro il 35% della Gen X e il 27% dei Baby Boomers. Inoltre, il 29% della Gen Z e il 25% dei Millennials ha richiesto al farmacista una prescrizione, rispetto al 20% della Gen X e appena al 12% dei Baby Boomers.

 

Le differenze generazionali nella relazione con il farmacista

 

Al contrario, i soggetti più anziani tendono a vedere il farmacista come un semplice dispensatore di farmaci: il 73% dei Baby Boomers e il 67% della Gen X lo considera il suo compito principale, mentre questa percentuale scende al 52% tra i Millennials e al 43% tra la Gen Z. Un altro dato interessante riguarda la gestione delle terapie: il 68% degli intervistati assume più di un farmaco o integratore, ma solo il 46% ha discusso le possibili interazioni con il farmacista. Questo potrebbe essere dovuto alla mancanza di un rapporto di fiducia: ben il 76% degli intervistati dichiara di non avere un legame personale con il proprio farmacista.

Cosa può imparare la farmacia italiana?

Anche in Italia la farmacia sta cercando di evolversi oltre la semplice distribuzione del farmaco, con l’introduzione della farmacia dei servizi. Tuttavia, i dati di Rite Aid suggeriscono che la barriera principale è la consapevolezza del pubblico: se i pazienti non conoscono le opportunità offerte dalla farmacia, difficilmente ne usufruiranno. Le soluzioni? Maggiore comunicazione sui servizi disponibili, un rapporto più stretto con i clienti (e magari personalizzato sulla base dell’età dell’interlocutrore, cosme suggerisce la ricerca) e una formazione del personale orientata alla comunicazione.

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