Fatta la farmacia dei servizi, adesso bisogna informare gli italiani. Lo dice il Censis nella ricerca presentata l’8 luglio a Roma che fotografa una volta di più opinioni e vissuto del pubblico riguardo alla farmacia e alle prestazioni che offre. Condotta con il supporto di Federfarma su campione di più di mille adulti dai 18 anni in su, l’indagine conferma che la fiducia dei nostri connazionali per la rete degli esercizi connotati dalla croce verde è alta: per il 53,6% degli intervistati (che tra i più giovani diventano il 61,3%) la farmacia è un presidio sanitario del territorio che fa parte integrante del servizio pubblico, per il 46,4% è il luogo dove si dispensano farmaci e prodotti per il benessere.
La capillarità, dice ancora l’indagine, resta uno dei punti di forza, visto che il 90% degli italiani dice di avere sempre una farmacia vicina e aperta e il 92,2% riconosce il sostegno che questi presidi garantiscono alle fasce più fragili. Quanto ai servizi, l’auspicio generale è che nella farmacia di riferimento sia disponibile un’ampia gamma di servizi, dal recapito a domicilio dei farmaci per persone fragili (82,7%), alla distribuzione dei farmaci e dei presidi per conto della Asl (76,4%), dalla disponibilità di test per la misurazione di colesterolo, glicemia e altro (73,3%) alla prenotazione di visite ed esami (72,3%).
Il rovescio della medaglia? Sulle prestazioni più recenti della farmacia dei servizi, quelle cioè introdotte con la sperimentazione post-covid (come telemedicina, aderenza terapeutica e ricognizione farmacologica, per esempio) grava un consistente vuoto informativo: poco meno del 69% degli intervistati, rivela il Censis, dice di non esserne a conoscenza, poco più del 20% afferma di averne sentito parlare ma non conosce i dettagli e soltanto l’11% assicura di essere informato. Peggio ancora, tra i laureati i disinformati sono il 64% (quindi il livello di istruzione c’entra molto poco), mentre tra coloro che dicono di essere informati più del 40% attribuisce il merito ai media (stampa, radio, tv); solo uno su quattro dice di averlo appreso dalla comunicazione in farmacia e appena uno su dieci è stato informato dal medico di famiglia.

Si conferma in sostanza quello che Pharmacy Scanner va ripetendo da tempo (vedi link sopra): se i numeri della telemedicina che arrivano da gran parte delle sperimentazioni regionali rimangono marginali (in media, mai più di due prestazioni alla settimana per ogni farmacia che partecipa) è perché su questi servizi si fa poca comunicazione e quella poca che c’è spesso è fatta male, cioè con un linguaggio che non è quello dei destinatari. Tanto è vero – lo dice proprio il Censis – che le due fonti più citate dagli intervistati sono i giornali e il passaparola, ossia due “media” di facile comprensione. È senz’altro un tema sul quale sarà opportuno tornare.