Scarpa (FederSalus): anche nella pandemia italiani consci del valore degli integratori

Interviste

La pandemia ha rivelato a governi e servizi sanitari regionali che l’assistenza sul territorio non può fare a meno della farmacia. E dovrebbe anche avere dimostrato che prevenzione e mantenimento di un buono stato di salute passano anche dalla valorizzazione di un comparto come quello degli integratori alimentari. Ne è convinto Germano Scarpa, presidente di FederSalus, associazione che rappresenta le aziende di settore: nonostante il mercato chiuda il 2020 con un tasso di crescita inferiore a quelli cui aveva abituato negli anni scorsi, i dati dimostrano al di là di ogni dubbio che anche nella pandemia gli italiani hanno fatto ricorso agli integratori per rafforzare la propria salute o recuperare benessere.

Presidente, i numeri del 2020 dicono che il comparto continua a crescere ma non come negli anni passati. Qual è il vostro bilancio di quest’anno così difficile e complicato?
Complessivamente, sommati tutti i canali di vendita, il giro d’affari del canale ha raggiunto nel 2020 i 3,8 miliardi di euro per circa 280 milioni di pezzi venduti. Come ha detto è un mercato che ha risentito dell’emergenza pandemical, con segmenti che hanno subito cali più o meno consistenti e altri che invece sono cresciuti. Tra questi ultimi penso per esempio agli integratori per le difese immunitarie o ai prodotti naturali per il sonno, che nella pandemia sono stati di aiuto per tantissime famiglie. In ogni caso, se nell’insieme il settore chiude l’anno con un +2,8% a valori, vuol dire che anche nella pandemia gli italiani hanno riconosciuto l’importanza di questa categoria di prodotti nella difesa dello stato di salute.

Lo dice come se sottotraccia ci fosse un messaggio. C’entra in qualche modo il recente divieto dell’Ue sui prodotti a base di aloe che contengono idrossiantraceni?
Quel caso è solo la punta dell’iceberg. L’Unione europea si distingue sempre più di frequente per scelte e decisioni regolatorie che scarseggiano di trasparenza: le istituzioni comunitarie dovrebbero fare da cerniera tra le culture dei Paesi membri, non è tollerabile che invece intervengano con provvedimenti così categorici sulla base soltanto di sospetti.

La farmacia, se non sbaglio, rimane il vostro primo canale di vendita. Qual è la considerazione delle aziende di integratori per gli esercizi dalla croce verde? Quale giudizio sul lavoro che le farmacie hanno svolto durante la pandemia?
L’emergenza pandemica ha fatto capire a politici e Ssn che sul territorio l’assistenza non può fare a meno di questi presidi di prossimità e non può essere affidata soltanto alle strutture pubbliche proprio come la salute non si difende soltanto con i farmaci ma anche con vitamine e integratori alimentari. La vaccinazione in farmacia è un traguardo molto importante, rappresenta una delle realizzazioni più significative della farmacia dei servizi. Le aziende del nostro comparto stanno investendo parecchio nel canale in termini di comunicazione, anche perché da farmacia e parafarmacia passa il 79% del mercato a valori.

E l’e-commerce invece? La pandemia ha messo le ali alle vendite a distanza e gli integratori sono tra i prodotti più richiesti dai consumatori online…
E’ vero: la quota di mercato dell’e-commerce vale ormai l’8% e il comparto rappresenta il 44% del fatturato delle farmacie online.

Dico di più: il consumatore di integratori mostra abitualmente un livello di cultura e scolarizzazione medio-alto, che è anche quello di chi usa internet con maggiore abitudine…
Non c’è dubbio che oggi abbiamo a che fare con un cliente molto più informato, che naviga su social e siti web anche per cercare risposte alle sue domande di salute. Siamo però convinti che il consiglio del farmacista continua a essere un riferimento anche per il consumatore più informato e digitalizzato, che si informa sulla rete e poi compra nella farmacia fisica oppure segue il percorso inverso. Per noi la farmacia rimane un riferimento imprescindibile, che oggi deve proporsi come un hub territoriale della salute capace di presidiare online e offline. Il farmacista titolare deve capirlo e investire per approcciare correttamente il consumatore tanto nel canale digitale quanto in quello fisico.

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