C’è ancora da lavorare perché i farmacisti titolari divengano davvero convinti e solidi affiliati del network in cui militano, ma occorre farlo in fretta perché nel frattempo il consumatore ha già cominciato a familiarizzare con l’idea di farmacie differenziate per insegne e catene. È uno dei messaggi che arrivano dalle ricerche condotte tra 2021 e 2022 da Channel & Retail Lab (il think tank della Sda Bocconi diretto da Sandro Castaldo) per indagare evoluzione e cambiamenti del consumatore in questo incerto post-pandemia.
Tra gli studi, realizzati in partnership con Chiesi, gruppo Comifar, Digital Solutions e Teva, uno in particolare si è proposto di portare allo scoperto vissuto e opinioni dei titolari nei confronti delle reti cui sono affiliati: hanno fatto da base 200 interviste Cati (Computer-assisted telephone interviewing) ad altrettanti farmacisti, cui si è aggiunta la partecipazione attiva di dirigenti dei network e delle società della distribuzione.
I farmacisti affiliati sono soddisfatti del proprio network…
La constatazione di fondo riguarda l’ottima considerazione che i titolari hanno per la loro rete: la soddisfazione è buona (il voto medio arriva a 6,07 su un massimo di sette) e tra i contributi che il network fornisce i più apprezzati sono il supporto gestionale (voto 6,03), i servizi alla clientela (5,91) e le condizioni commerciali (5,77). Attenzione però: il sondaggio dice anche che – nonostante la soddisfazione – molti farmacisti non vedono ancora nella loro rete un partner strategico: soltanto un terzo degli intervistati, infatti, riconosce che la rete di cui fa parte contribuisce al successo della sua farmacia per un valore tra il 50 e il 69%; un altro terzo limita tale apporto a un range tra il 10 e il 49%, e più di un quinto lo abbassa ulteriormente al 5-9%.
…ma ancora non gli riconoscono una valenza strategica
Le reti, in sostanza, sono considerate dalla maggioranza degli affiliati niente più che fornitori, il cui supporto incide marginalmente sul successo della farmacia. Soltanto un associato su quattro indirizza alla sua centrale una quota tra il 51 e il 70% degli ordini, mentre uno su due dichiara di rispettare integralmente gli accordi di rete (vedi sotto).
Gran parte delle farmacie affiliate non ha una solida cultura della rete
«I dati» commenta Erika Mallarini, responsabile scientifico per l’area Health di Channel & Retail Lab «dicono che sui servizi alle farmacie le reti stanno facendo bene, invece c’è ancora da lavorare sulla cultura della categoria verso le reti». E occorre farlo in fretta, perché la ricerca di Channel & Retail Lab dice che i consumatori stanno diventando sempre più coscienti del fatto che oggi anche il canale farmacia, come molti altri comparti del retail, si differenzia per insegne e catene.
Il consumatore invece ha già familiarità con le insegne della farmacia
Le interviste condotte su un campione di 600 individui, infatti, rivelano che il 54% dei consumatori conosce almeno una rete di farmacie e oltre un terzo le considera più convenienti e meglio organizzate per assortimento e servizi. «Tuttavia» avverte Mallarini «la maggior parte dei clienti non riesce a cogliere un posizionamento differenziato tra le reti, e spesso nemmeno tra reti e farmacie indipendenti. La valutazione più frequente verso nomi e insegne delle aggregazioni è: non mi dice niente. In sostanza, è palpabile il concetto di rete ma alle singole reti manca un concept distintivo». E anche questo è un punto sul quale occorrerà lavorare.