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Rapporto Coop, italiani schiacciati tra inflazione e rincari. Ma su cibo e salute niente compromessi

Consumatore

Più di un italiano su due (il 57%, per la precisione) ha difficoltà a pagare l’affitto, uno su quattro (il 26%) pensa di chiederne la proroga o la sospensione, uno su tre dichiara che da qui a Natale potrebbe non riuscire più a coprire le spese per le utenze. Arriva l’immagine di un Paese che si accinge a entrare nella stagione autunnale già con il fiato corto dal Rapporto Coop 2022, l’indagine che ogni anno fotografa aspettative, umore e previsioni dei consumatori italiani. Presentato la settimana scorsa in anteprima digitale, la ricerca dà conto di un’Italia più vulnerabile, con la classe media sempre più in difficoltà e una netta crescita dell’area della povertà vera e propria (+6 milioni nell’ultimo anno).

 

 

All’orizzonte, in altre parole, si profila una stagione di grandi rinunce: niente auto (-32% la variazione in negativo fra 2022 e 2019), elettrodomestici e nuova casa (più di 10 milioni sono intenzionati a rimandare). Compressi tra i prezzi che aumentano e i salari che rimangono inchiodati a un +0,8%, gli italiani vedono scivolare in basso il loro potere d’acquisto e hanno già iniziato a cercare con insistenza nuove vie d’uscita. I più avveduti (68%) non si sono fatti trovare impreparati nemmeno dall’euforia estiva e hanno già avviato la loro personale spending review, il 17% dichiara invece l’intenzione di farlo con l’arrivo dell’autunno. Comunque sia sarà per tutti un esercizio quotidiano che, oltre ai grandi capitoli di spesa, colpirà soprattutto il superfluo di tutti i giorni (bar e ristoranti, abbigliamento e intrattenimento extradomestico). D’altronde, dice il Rapporto Coop, tra coloro che hanno contratti part time uno su cinque è oggi a rischio povertà (era uno su sei nel 2010) e tra i dipendenti full-time uno su dieci corre lo stesso rischio. Sono 900 mila oggi i lavoratori italiani che guadagnano meno di mille euro al mese, il doppio rispetto a 15 anni fa.

 

 

All’incertezza della congiuntura, le famiglie rispondono cercando riparo e protezione in una comfort zone personale fatta di affetti e star bene: il 54% promette che si dedicherà a ciò che davvero gli piace, il 44% si ripromette di mangiare meglio e mettersi a dieta (47%), il 44% di rivendicare i propri diritti, il 39% curare l’aspetto esteriore, il 38% stare con gli amici.

 

 

Ma le difficoltà economiche e la preoccupazione per ciò che serba il futuro lascia segni profondi anche sulla psiche di molti connazionali, complice l’esperienza ancora fresca della pandemia. Molto più che in passato, gli italiani si dichiarano dipendenti dagli smartphone e dai social (rispettivamente il 45% e il 28% del campione), guardano compulsivamente le serie tv (31%), inseguono esperienze ad alto tasso di adrenalina (12%). In questa escalation di eccessi, si espande l’area delle dipendenze patologiche come il consumo di alcolici, il gioco d’azzardo, quintuplica quasi l’uso di psicofarmaci e quadruplica l’uso di droghe. Anche le disfunzioni alimentari aumentano e colpiscono soprattutto i ceti più fragili.

 

 

Nonostante lo scenario sfavorevole, la spending review degli italiani si allarga a comparti che finora erano rimasti esclusi ma risparmia ancora una volta il cibo. Sono 24 milioni e mezzo i consumatori che nonostante l’aumento dei prezzi dicono che nei prossimi mesi diminuiranno la quantità ma non la qualità del loro cibo. E il 44% delle famiglie non intende tagliare sulle spese per la salute né in quantità né in qualità.

 

 

Il 2022, dunque, potrebbe diventare per il retail un anno molto difficile. Da un lato, le imprese devono fare i conti con l’eccezionale rincaro dei listini industriali e l’esplosione del caro energia. Dall’altro, dalle difficoltà della domanda finale e dalla necessità di attutire l’effetto sulla capacità di acquisto del consumatore. In altri termini, rispondere ai costi in crescita con un aumento dei prezzi rischia di mettere ko il sempre più risicato potere di acquisto delle famiglie. «E’ una partita decisiva quella che ci accingiamo a giocare in un anno che ha segnato la fine di molte certezze e la comparsa di più di un’occasione di inquietudine» commenta Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia «all’inizio dell’anno nessuno di noi avrebbe potuto prevedere una situazione di tale complessità». «Dopo trent’anni è tornato il carovita con un’inflazione alta che non si vedeva dagli anni ’80» sottolinea Marco Pedroni, presidente di Coop Italia «i salari rimangono congelati e si accentua la divaricazione fra una parte crescente del Paese che rimane fragile e le classi più agiate. Come Coop abbiamo scelto di fare fino in fondo la nostra parte per difendere il potere di acquisto dei soci e consumatori senza abbassare la qualità e la sostenibilità dei prodotti; da qui la scelta di un forte e innovativo sviluppo della nostra marca, del Prodotto Coop, come faro della nostra offerta; i primi riscontri di questa scelta sono davvero incoraggianti».

 

 

Si spiega così il motivo per cui finora non c’è ancora stato da parte delle famiglie un netto downgrading degli acquisti (-0,1% di effetto mix negativo nel primo semestre). Probabilmente, è la stima del Rapporto Coop, con il peggiorare della situazione gli italiani vi faranno nuovamente ricorso, ma attualmente il carrello della spesa è un fortino da proteggere. Anche se si avverte una crescente propensione alla sobrietà: i cibi pronti segnano una battuta d’arresto, la quota di italiani che segue uno stile alimentare biologico è diminuita del 38%. Le stesse marche leader sembrano sacrificabili, mentre la marca privata continua la sua avanzata, con una quota di mercato che nel 2022 sfiora il 30% (+2,0 rispetto al 2019).

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