Poste Italiane si candida a partner della Regione Emilia Romagna per gestire «il servizio di logistica del farmaco verso le aziende ospedaliere, le Case della salute e il domicilio dei pazienti della Regione Emilia Romagna». È quanto si deduce dalla determina che la Direzione generale salute della Regione ha diramato il 30 settembre scorso e che da venerdì scorso (12 ottobre) ha cominciato a girare sui social più frequentati dai farmacisti. Il documento, in sintesi, dispone la costituzione di gruppo di lavoro interdisciplinare il cui compito sarà quello di di approfondire la «proposta di partenariato» che arriverà da Poste Italiane dopo la manifestazione d’interesse già ratificata dall’amministrazione regionale.
La determina, in effetti, motiva il sì del governo emiliano-romagnolo con il particolare contesto in cui si trova il Paese: «Le risultanze emerse dalla gestione della pandemia e gli elementi inflattivi che condizionano il mercato attuale» scrive la Direzione salute «richiedono valutazioni prospettiche in relazione all’evoluzione normativa e agli assetti organizzativi ed economico-finanziari». Lo scenario, in sostanza, «richiede necessariamente lo sviluppo e l’approfondimento di tematiche volte alla razionalizzazione delle attività “no core” del Servizio sanitario regionale, per liberare risorse da impiegare nell’erogazione delle prestazioni sanitarie rivolte ai cittadini». Tra queste attività la logistica del farmaco, «in quanto l’efficientamento di stoccaggio e distribuzione può rappresentare un’opportunità per ottimizzare alcune delle attività non prettamente sanitarie del Ssr».
Il gruppo di lavoro, prosegue la determina, dovrà effettuare una ricognizione dello stato di fatto delle piattaforme logistiche attive del Ssr con la rilevazione dei dati infrastrutturali ed economici; mantenere le interlocuzioni di carattere conoscitivo/tecnico/amministrativo/giuridico con Poste Italiane; infine, esprimere sulla proposta che verrà formulata dal gruppo pubblico «una valutazione circa l’applicabilità in termini di efficientamento del sistema logistico e di vantaggiosità economico finanziaria per il Servizio sanitario regionale».
La commissione regionale avrà tempo sino alla fine del 2023 per presentare alla Direzione salute una «relazione finale» con gli esiti della valutazione richiesta, pertanto è difficile che un eventuale accordo tra Regione e Poste sulla distribuzione diretta dei farmaci possa vedere la luce prima del 2024. Tuttavia, la notizia sta mettendo sul chi vive molti addetti ai lavori. «Sono decisamente preoccupato» ammette Pierluigi Petrone, presidente di Assoram e del Comitato nazionale piccola industria di Farmindustria «anche perché segnali dello stesso genere arrivano pure da altre parti: in Piemonte, una consociata di Poste Italiane assicura da questa stagione la distribuzione dei vaccini antiflu ai medici di famiglia; in Campania si sta ragionando sulla realizzazione di una centrale logistica alla quale collegare gli ospedali regionali». Per Petrone, in particolare, progetti come quello che verrà valutato in Emilia Romagna portano con loro un rischio evidente: «Si profila una spinta alla distribuzione diretta che finirà per togliere risorse alla convenzionata e allargare lo sforamento della spesa farmaceutica; a quel punto, alle farmacie rimarrà da distribuire ben poco». Per il presidente di Assoram, è allora auspicabile che nel gruppo di lavoro che in Emilia Romagna dovrà valutare la proposta di Poste Italiane siano presenti non soltanto i tecnici della Regione ma anche una rappreserntanza delle imprese della logistica. E andrebbe anche lanciato un appello al nuovo Governo perché si evitino divaricazioni eccessive tra le Regioni in materia di salute».
Anche per Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, la prima strada da percorrere è quella della concertazione: «La qualità del nostro sistema distributivo non ha eguali» osserva «non c’è bisogno che si vadano a cercare altri soggetti. Occorre quindi che ai tavoli dove si parla di logistica ospedaliera sieda anche la filiera del farmaco, farmacie comprese». Anche per Walter Farris, presidente di Adf, la qualità della distribuzione farmaceutica non teme confronti «Tutti i tentativi sono legittimi» ricorda «poi però i risultati si misurano in termini di efficienza: abbiamo assicurato il servizio durante la prima pandemia, quando i padroncini non volevano neanche uscire dai magazzini, e lo facciamo anche ora con la crisi della guerra russo-ucraina».
Tutto giusto, ma attenzione a non sottovalutare il concorrente. È molto probabile, infatti, che in Emilia Romagna Poste Italiane si farà avanti con Plurima, società acquisita nel marzo scorso specializzata nella distribuzione ospedaliera per le strutture pubbliche e private con una quarantina di stabilimenti logistici e una flotta di circa 300 veicoli. Tra i servizi erogati, ci sono la consegna a domicilio di farmaci, dispositivi, apparecchi e materiale di consumo, con tanto di garanzia dell’eventuale catena del freddo. In particolare, l’home delivery dei farmaci garantisce la tracciabilità delle confezioni (dalla prescrizione fino al consumo a domicilio) e il monitoraggio dell’aderenza terapeutica, anche grazie ad app che permettono al paziente di programmare le consegne e quindi farsi trovare a casa quando passa il corriere.