Le opzioni sul tavolo sono swap o joint-venture, ma la vera incognita rimangono le possibili reazioni delle autorità antitrust dei Paesi coinvolti: Germania, Italia, Olanda, Belgio, Uk, Irlanda, Svezia e Norvegia. Ha i contorni di un gioco a incastri la negoziazione che vedrebbe impegnate da diversi mesi Walgreens Boots Alliance, la multinazionale guidata da Stefano Pessina, e il gruppo europeo Phoenix, presente in Italia con Comifar. Obiettivo, aggregare in due poli separati le attività nella distribuzione intermedia e nel retail farmaceutico delle due società e spartirli: a Wba le farmacie, a Phoenix l’ingrosso (con un contratto di esclusiva per le forniture agli esercizi della controparte).
Su tutti i dettagli dell’operazione, va detto, è d’obbligo usare il condizionale perché finora dai due gruppi non sono mai arrivate conferme ufficiali. Le indiscrezioni che circolano tra gli addetti ai lavori, però, mostrano un livello di dettaglio molto approfondito. E soprattutto, si tratta di voci che trapelano non solo in Italia ma anche in terra tedesca, come rivela l’indagine che Pharmacy Scanner e la rivista Deutsche Apotheker Zeitung hanno condotto congiuntamente. Anzi, a ripercorrere a ritroso il filo del passaparola è proprio in Germania che si fa capolinea: qui, infatti, è dalla scorsa primavera che si parla di trattative tra Phoenix e Wba per un accordo strategico di dimensioni europee (nelle quali per qualche settimana sarebbe stata coinvolta anche Celesio/McKesson).
In un primo tempo qualche giornale aveva ipotizzato che Pessina fosse interessato all’acquisto del gruppo tedesco (controllato dalla famiglia Merckle, cui faceva capo l’azienda di generici Ratiopharm, venduta nel 2010 a Teva), ma la notizia era stata smentita categoricamente da Phoenix. Ora, invece, lo scenario che emerge dalle ricerche di Pharmacy Scanner e Daz è che le due società stanno trattando per dividere la mela e prendersene una metà ciascuna.
Come detto, le due opzioni sul tavolo sarebbero lo swap o la joint-venture, ma al di là dei tecnicismi l’operazione consisterebbe nella cessione a Wba delle farmacie controllate da Phoenix, che a sua volta acquisirebbe la rete distributiva di Wba. Un riassetto che riguarderebbe tutti (o quasi) i paesi in cui i due gruppi sono presenti e coinvolgerebbe circa duemila farmacie (quelle di Phoenix, cui fanno capo le catene Benu, Apotek 1 e Rowlands) e 280 centri distributivi (Alliance Healthcare).
Di primo acchito potrebbe apparire irrealistico che due aziende di tali dimensioni rinuncino alle integrazioni verticali che derivano dalla proprietà di magazzini per la distribuzione intermedia e di farmacie per la vendita al dettaglio. E poi ad agosto Alliance Santé Partecipations, che tramite Newcip fa capo all’imprenditore Stefano Pessina, ha comprato da Kkr la sua quota di partecipazione in Alliance Healthcare Italia salendo così al 100% del capitale.
A un’analisi più approfondita, tuttavia, l’ipotesi che Wba e Phoenix si stiano parlando mostra un suo spessore. E’ noto, per esempio, che Pessina considera il mercato europeo della distribuzione intermedia sempre meno interessante: se n’è andato dalla Russia soltanto un anno fa e i risicati ricavi cui sono costretti i grossisti del farmaco in Paesi strategici come Italia e Germania (dove le aziende del comparto devono accontentarsi di margini attorno al 3%, fissati per legge e quindi impermeabili alla contrattazione commerciale interfiliera) non fanno prevedere miglioramenti per il futuro prossimo venturo.
Alliance Healthcare, poi, detiene fette ridotte del mercato intermedio tanto in Germania quanto in Italia (attorno all’11-12% in entrambi i casi), mentre Phoenix-Comifar guida la classifica da entrambi i lati delle Alpi (26% in Germania, 23% circa nello Stivale). E in Italia Comifar si è disfatta un paio di anni fa delle farmacie comunali di Firenze, una rete di 21 esercizi acquisita all’80% nel 2001 e venduta ad Apoteca Natura alla fine del 2015 per 25 milioni di euro.
A quanto risulta, però, il “deal” avrebbe di fronte a sé ancora diverse strettoie da oltrepassare. La più preoccupante, è quella rappresentata dalle obiezioni che potrebbero avanzare le autorità antitrust di alcuni dei Paesi in cui l’accordo avrebbe effetto. Non dovrebbe essere il caso di Italia e Germania, lo sarà probabilmente in Norvegia e Uk, dove il mercato della distribuzione farmaceutica e del retail è concentrato nelle mani di pochi operatori e l’aggregazione dei due gruppi potrebbe profilare posizioni dominanti poco gradite.
Si vedrà, le fonti italiane e tedesche consultate da Pharmacy Scanner e Daz dicono che la negoziazione procede senza apparente fretta e un’eventuale conclusione in senso positivo non arriverà a stretto giro di posta. Potrebbe avere il suo peso quanto accaduto di recente negli Usa a Wba, costretta a ridimensionare il proprio deal con la catena Rite Aid proprio per gli ostacoli sollevati dalle autorità americane di vigilanza.