Com’era prevedibile, non ha fatto felici distributori, depositari e fornitori logistici della filiera farmaceutica la scelta del commissario all’emergenza pandemica, Domenico Arcuri, di affidare all’accoppiata Sda-Poste Italiane la distribuzione sul territorio del vaccino Moderna, il secondo in ordine cronologico ad aver ricevuto il via libera dell’Ema. In un comunicato diffuso nei giorni scorsi Adf, l’associazione distributori farmaceutici, ha rinnovato la «disponibilità immediata» delle sue aziende «a trasportare i vaccini garantendo ai massimi livelli sicurezza, tempestività e capillarità di stoccaggio». Non è «funzionale», ha scritto il suo presidente, Alessandro Morra, affidare la distribuzione dei vaccini anti-covid a operatori estranei alla filiera del farmaco.
Esprime le stesse perplessità Pierluigi Petrone, presidente di Assoram, l’associazione degli operatori commerciali e logistici della distribuzione farmaceutica, che a Pharmacy Scanner elenca per punti i termini della questione: «Con Arcuri abbiamo instaurato un rapporto di reciproco rispetto e ci confrontiamo regolarmente sui temi di comune interesse» premette «però non è accettabile che lo Stato prima legiferi e poi scavalchi le sue stesse norme. Non siamo contrari all’ingresso di nuovi soggetti nel mercato, ma devono osservare le regole valide per tutti gli altri operatori del settore. E soprattutto occorre massima trasparenza e chiarezza di requisiti riguardo ai “nuovi arrivati”, visto che la supply chain “tradizionale” garantisce da sempre la piena conformità a un apparato regolatorio che è tra i più rigorosi a livello europeo».
Presidente, in origine Poste Italiane avrebbe dovuto soltanto predisporre la piattaforma informatica per il tracciamento delle fiale, ora invece viene chiamata in causa nel ruolo di distributore…
«Si può anche accettare il principio che in caso di sovraffollamento della rete logistica si faccia ricorso al recapito espresso, cioè a vettori non coibentati ma provvisti di box termici. Ma eccezioni a parte, non va dimenticato che in Italia il farmaco rappresenta il 7-8% del movimentato annuo e le aziende della distribuzione farmaceutica riescono a farsi carico del trasporto con vettori coibentati e, quando necessario, refrigerati o con confezionamenti separati in colli idonei al mantenimento della temperatura in rapporto ai tempi di consegna».
Viene da sospettare che dietro al reclutamento di Poste Italiane ci sia il retropensiero di una parte della nostra burocrazia per cui “pubblico” è sempre meglio…
«Non voglio malpensare, giudico soltanto i fatti e dico che non è corretto che chi opera nel pieno rispetto dei requisiti di legge e delle norme di buona distribuzione si trovi improvvisamente accanto aziende che invece hanno un’organizzazione diversa. Ripeto, se Sda-Poste Italiane vuole entrare nella distribuzione del farmaco ben venga, ma prima si attrezzi con i medesimi investimenti».
Nei giorni scorsi l’Osservatorio del Politecnico di Milano sulla logistica conto terzi ha diffuso dati che danno in crescita il trasporto per l’home delivery. La quota di mercato è ancora marginale – l’1% – però comincia a destare attenzione. Qual è la sua valutazione al riguardo?
«Il primo lockdown ha impresso una forte accelerazione alla digitalizzazione delle aziende, in molte hanno iniziato a curare i propri canali social con precise strategie di content marketing oppure per aggiornare rapidamente i propri siti web con uno spazio e-commerce, pur di non rimanere ferme con le vendite. L’home delivery ha smesso di essere prerogativa delle attività food e ha cominciato a intersecarsi con le imprese più varie, farmaceutico compreso dove il fenomeno è da tenere sotto osservazione. Il decreto Rilancio, per esempio, ha aumentato il numero di farmaci ospedalieri che possono essere dispensati dalle farmacie territoriali, ma ancora non c’è chiarezza sui servizi di consegna. A questi temi Assoram sta dedicando la massima attenzione per gli impatti e le opportunità che si aprono ai nostri associati. A breve ce ne occuperemo in un evento nell’ambito delle iniziative Pharmatalk Assoram. Sono questioni che chiamano in causa anche la questione, a noi molto cara, del corretto inquadramento del trasporto farma non dedicato. Un trasporto promiscuo ponderato, basato sulla gestione del rischio, è già contemplato nell’Ue dalle Good Distribution Practice e se correttamente applicato potrà portare efficientamenti e “saving” che mai come in questo momento si impongono in un’ottica di sostenibilità per le imprese. Grazie ad Assoram si è aperto un confronto tra sigle di filiera e istituzioni nell’ambito del Tavolo sulle indisponibilità coordinato dall’Aifa.