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Pessina: Amazon? Manca il rapporto umano e le sue iniziative sul farmaco «sono state chiuse»

Filiera

L’e-commerce del farmaco ha costi elevati e soprattutto priva il paziente «del contatto umano con il farmacista». Parole e pensieri di Stefano Pessina, executive chairman di Walgreens Boots Alliance, che al Festival dell’Economia di Trento – dov’è stato intervistato dal direttore del Sole 24 Ore e di Radiocor Fabio Tamburini, ha riconfermato una volta di più tutto il suo scetticismo verso l’online.  «Gli ordini per posta, i “mail order”, sono una cosa di 50-60 anni fa» ha detto il tycoon italiano «il loro mercato è cresciuto rapidamente fino al 25%, ma oggi non vanno oltre il 16%. Dunque stanno perdendo».

Ancora Amazon, è il parere di Pessina, non è poi quello spauracchio che in tanti dipingono. Tutte le iniziative che ha proposto nel campo della sanità e della farmacia» ha fatto notare Pessina «sono state chiuse una dopo l’altra. Perché il farmaco è una cosa importante e non si riduce soltanto alla pillola: dietro c’è anche una dimensione psicologica». Sulla stessa linea Ornella Barra, Evp e Coo International di Wba. «Rispondo da farmacista» ha detto «il farmaco deve arrivare all’ora prestabilita con la dose giusta e alla temperatura giusta: mettere insieme tutte queste cose in un sistema logistico è estremamente complesso. Lo abbiamo visto anche durante il Covid, quando tante ricette venivano spedite online ma poi i pazienti si recavano in farmacia per ritirare i farmaci».

Non è sempre facile “leggere” le parole di Barra e Pessina, spesso viene da chiedersi se stiano parlando con la mente rivolta alla realtà americana o a quella italiana. Non va infatti dimenticato che tanto le farmacie Walgreens negli Usa quanto Boots nel Regno Unito hanno una presenza online pure ben consolidata, che invece non hanno in Italia le farmacie di Farma Acquisition-Boots. È anche vero, peraltro, che un paio di mesi fa negli Usa aveva fatto considerazioni analoghe il ceo di Wba, Tim Wentworth: «Batteremo Amazon grazie al rapporto umano che assicurano le nostre farmacie» aveva detto «abbiamo 8.600 esercizi dove è possibile avere supporto e consiglio se si sta assumendo un farmaco, se si hanno problemi di salute, se si desidera un prodotto da abbinare alla cura che già si sta seguendo. Questa, secondo me, è la differenza che ci distingue da Amazon, non il fatto che possiamo recapitare il farmaco a casa nel giro di un’ora».

Le parole di Wentworth danno una misura della crescente rivalità che contrappone Amazon alle grandi insegne della farmacia americana (Walgreens ma anche Cvs) non soltanto nel mercato del farmaco ma anche in quello dei servizi sanitari. Non va dimenticato, infatti, che Cvs ha acquisito l’anno scorso il gruppo Oak Street Health (circa 170 ambulatori di cure primarie per l’assistenza agli anziani), Wba ha rilevato nel 2021 VillageMD (retail clinic) e Amazon ha comprato One Medical, un’altra società che gestisce qualche centinaio di studi di mg sparsi per gli Usa.

Infine, vale la pena di ricordare lo scalpore che a marzo aveva suscitato l’annuncio, sempre di Amazon, che a breve nell’area di New York e di Los Angeles sarebbe stato lanciato un servizio per la consegna entro la giornata dei farmaci prescritti con ricetta. A tale scopo, ha spiegato il gruppo, è in via di allestimento una rete di punti logistici più piccoli e già stoccati con i farmaci etici di uso più comune, cosa che consente di spedire una ricetta «in pochi minuti anziché ore». Al contempo, la società ha comunicato che sta fornendo ai suoi corrieri biciclette elettriche per gestire alcune delle consegne di Amazon Pharmacy a New York. Amazon sta già sperimentando da alcuni anni questi mezzi per accelerare le consegne e ridurre le emissioni .

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