Paolo Venturi, ceo di Dr. Max Italia: in un articolo di qualche giorno fa, il quotidiano Il Tirreno sostiene che nella farmacia che avete acquistato a Lido di Camaiore applicherete il modello del discount, stile Pharmacie Lafayette. E’ così?
Ringrazio Pharmacy Scanner per l’ opportunità di fare chiarezza. Per nostro dna preferiamo un approccio diretto e aperto, anche al fine di evitare che informazioni errate su di noi possano in qualche modo essere riportate al mercato. Nel caso specifico, relativamente ad un nostro presunto orientamento verso la applicazione di un modello discount di farmacia, la risposta è no. “Categoricamente” no. Crediamo piuttosto che la farmacia trovi la propria principale ragione d’essere – anche dal punto di vista dell’equilibrio economico – nel valore aggiunto e nell’esperienza dei professionisti-farmacisti che la animano, e nel servizio personalizzato – di ascolto, di consulenza, di rassicurazione … – che questi sono in grado di offrire. Per questo ci proponiamo anche di sgravare il team di farmacisti da compiti amministrativi e di back-end, e di fornire loro sia strumenti efficaci per l’erogazione di servizi a valore aggiunto, sia un supporto avanzato e professionale di formazione e aggiornamento. Il fatto che in tutte le farmacie che abbiamo acquisito abbia voluto incontrare personalmente il team dei farmacisti immediatamente dopo la firma del contratto, testimonia la centralità che Dr. Max attribuisce al fattore umano. Per inciso, è per questo che quando incontriamo titolari di farmacia particolarmente validi e illuminati, chiediamo loro la disponibilità a rimanere a lavorare con noi, idealmente anche in partnership.
Dunque niente guerra dei prezzi?
E’ ovvio che nelle nostre farmacie dovremo garantire il prezzo giusto per una gamma ampia di prodotti e di marchi di qualità, e che dovremo offrire prodotti accessibili per tutte le tasche. Ma questo non significa che andremo a banalizzare i contenuti professionali del personale di farmacia, che attiveremo una promozionalità selvaggia, o che rinunceremo a una gamma di prodotti e servizi qualificata.
A oggi, quante sono le farmacie che avete acquistato?
Meno di quelle che vorremmo ma, per quanto ne sappiamo, siamo a oggi uno degli operatori che hanno completato il maggior numero di acquisizioni, incluso il processo autorizzativo da parte delle Autorità competenti. Siamo consapevoli che il mercato è estremamente complesso per competitività, per un comprensibile coinvolgimento emotivo del titolare che decide di vendere – emotività che va rispettata, anche nei tempi – e perché entrano in gioco la “prima volta” processi amministrativi ed autorizzativi nuovi.
Quando pensate di “accendere” l’insegna?
Prevediamo di fare il rebranding delle nostre farmacie una volta raggiunta una massa critica che lo giustifichi; ne riparleremo quindi nella seconda metà dell’anno.
A suo giudizio, dove si giocherà la competizione tra farmacie una volta che le prime catene saranno effettivamente entrate in campo? Molti farmacisti titolari si aspettano una guerra sui prezzi all’ultimo sconto, sarà così?
Avendo chiara la lezione di altri settori della distribuzione, sono convinto che il retail farmaceutico organizzato non commetterà l’errore di avvitarsi in una promozionalità selvaggia, destinata a penalizzare inevitabilmente il risultato economico senza generare attrattività incrementale e distintività, e drenando risorse che sarebbero invece meglio investite in servizi di chiaro valore. Penso piuttosto che la competizione si giocherà sui servizi e sulla maturazione di una intimacy profonda con i propri pazienti/clienti, in primis tramite le persone in farmacia e strumenti di supporto moderni.
Quale reazione si aspetta da parte del consumatore italiano, abituato finora a una farmacia abbastanza indifferenziata e “unbrandizzata”?
Come tutte le novità richiederà un po di tempo. E nell’era di internet e dei social network occorrerà essere particolarmente attenti a non sbagliare la prima impressione che si darà di noi.