Non bisognerà attendere ancora molto per capire se riuscirà a mettere le gambe l’operazione Uni-Cef, la joint venture tra Unico e Cef che darebbe vita al più importante polo della distribuzione farmaceutica italiana in ex-aequo con Phoenix-Comifar. La trattativa tra le due società di cui Pharmacy Scanner aveva dato conto tre settimane fa è ormai alle battute finali e – anche se rimangono diversi punti ancora da definire nel dettaglio – sul grosso si sarebbero ormai trovate le necessarie intese. Conferma la notizia che le cooperative dei farmacisti raccolte attorno a Unico hanno convocato per i prossimi giorni le rispettive assemblee, perché autorizzino i loro cda al «compimento di operazione straordinaria di Unico spa mediante concentrazione con altro operatore del settore in nuova società costituenda».
Come si diceva, i rumors che continuano ad arrivare riferiscono di una trattativa in via di progressione e consolidamento. In particolare, sarebbe già stato definito (o quasi, il condizionale è sempre opportuno) il pool di banche che dovrà assicurare all’operazione i necessari finanziamenti. E avrebbe già trovato ampia intesa il piano di riorganizzazione e ristrutturazione dal quale dovrà scaturire la rete logistica congiunta, così come sarebbe ormai quasi pronto l’organigramma dirigenziale della newco. Restano invece ancora senza risposta diversi interrogativi. A cominciare dal più importante: considerato che la joint venture andrà a mettere assieme una cooperativa (Cef) e una società di capitale (anche se controllata da farmacisti, Unico), come si strutturerà il nuovo soggetto? A quanto risulta, le ipotesi sulle quali si starebbe ragionando al tavolo negoziale sarebbero principalmente due: prima opzione, le due società conferiscono le rispettive reti logistiche alla newco, che le integra e assume le attività distributive di entrambe sotto un nuovo marchio; seconda opzione, Unico e Cef mantengono i loro asset e la newco diventa quindi uno strumento che ne assicura la gestione coordinata.
Altro interrogativo non indifferente, quello della quota azionaria che le due società avrebbero nella newco: ad ascoltare le ultime indiscrezioni, l’orientamento al momento prevalente sarebbe quella di una partecipazione fifty-fifty (cinquanta e cinquanta) ma è una di quelle questioni che andranno misurate con il bilancino perché se è vero che al momento la situazione finanziaria delle due società vede Unico in svantaggio rispetto a Cef, è altrettanto vero che la prima può mettere sul tavolo la proprietà di tutti i suoi magazzini, cosa che invece non può fare la cooperativa bresciana (i cui depositi sono in locazione).
Insomma rimangono diverse questioni ancora da appianare, tanto che al momento l’unica vera certezza riguarda i tempi: non rimangono più molti giorni per chiudere (in senso positivo o negativo) perché Unico ha l’urgente necessità di far approvare dai soci il consuntivo 2023-2024 e il business plan con cui andare a trovare risorse sul mercato del credito.