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Operazione Uni-Cef, i dettagli in una lettera della Cooperativa ai soci (al voto il 25 settembre)

Filiera

Una spa detenuta al 50% da Cef, che figurerà come socio controllante, e per la quota restante dalle cooperative di Unico (Unione farmaceutica novarese, Unione farmacisti del Friuli Venezia Giulia, Codifarma, Cosifar). E alla quale il gruppo bresciano conferirà il proprio ramo distributivo (escluse alcune partecipazioni) mentre Unico vi confluirà integralmente attraverso una «fusione per incorporazione». Dovrebbe essere questo, da un punto di vista tecnico, il percorso che darà forma e sostanza all’operazione “Uni-Cef”, la joint-venture tra i due principali gruppi della distribuzione farmaceutica partecipata dai farmacisti. I dettagli sono riportati nella lettera che Cef ha distribuito ai soci un paio di settimane fa in vista dell’assemblea, in calendario il 25 settembre, che dovrà votare il piano e, in caso di approvazione, dare il via libera finale.

Come si legge nel documento, la formula prescelta per l’operazione si spiega con la differente ragione sociale dei due gruppi, una cooperativa il distributore bresciano e una spa la società con sede nell’hinterland milanese. «Una fusione diretta tra Cef e Unico» recita la lettera «sarebbe irrealizzabile», di conseguenza «il contenitore più opportuno per recepire l’unione delle due realtà è costituito da una società per azioni», per la quale occorrerà quindi procedere con un percorso in «più passaggi».

Per cominciare, Cef costituirà una newco con spa per ragione sociale, detenuta al 100% e alla quale conferirà il proprio ramo distributivo escluse le partecipazioni in Farcom (le Comunali di Brescia), Lavorare in farmacia (la società di recruiting e formazione) e la società di servizi Punto Farma. Quindi nella newco entrerà Unico mediante fusione per incorporazione, con una ridistribuzione delle quote tra le cooperative che figuravano nel gruppo milanese: Cef manterrà il 50% e quindi il ruolo di socio di riferimento, Ufn prenderà il 32% e le altre quote minori. Il cda sarà composto da dieci consiglieri nominati da Cef e altri dieci dalle cooperative che oggi figurano in Unico, per i primi due mandati triennali inoltre Cef provvederà ad assegnare anche la presidenza. «Di fatto» recita la lettera «le delibere assunte dalla newco non potranno prescindere dal gradimento dei consiglieri di Cef, garantendo quindi un sostanzialmente allineamento dell’operato della nuova società alle logiche che hanno sempre guidato la nostra Cooperativa».

I soci di Cef, dunque, continueranno a beneficiare delle prestazioni e dei servizi della Cooperativa, mentre la newco controllata assicurerà «la fornitura di merce e servizi commerciali». Il vantaggio che garantirà il nuovo assetto, dunque, è rappresentato «dall’integrazione di due forme diverse di collaborazione, concepite per mettere a disposizione della farmacia prassi commerciali, professionali e operative sempre più efficienti».

Ma la joint venture tra Cef e Unico, ricorda ancora la lettera ai soci, va anche intesa come la risposta alle incertezze del cosiddetto «contesto di settore»: processi inflattivi senza precedenti, sostanziale stagnazione del mercato e costo del denaro in crescita incontrollata «hanno concretamente minato la redditività dell’intero comparto»; il rinnovo a primavera del Contratto nazionale del terziario/commercio comporta aumenti salariali e riconoscimenti una tantum che a Cef costeranno da qui al 2027 quasi 8 milioni di euro; infine, rappresentano altrettante perturbazioni le joint venture come quella tra Comifar e Admenta, le nuove acquisizioni di farmacie e l’apertura di Cedi (centri di distribuzione) da parte delle grandi catene del capitale, il consolidamento
progressivo dell’online e via a seguire. «Superfluo dire che l’attuale struttura reddituale di Cef (e dei grossisti in genere) faticherà a coprire gli ulteriori incrementi di costo citati in precedenza e in programma dal 2024 e sino al 2027».

In parole povere, è il senso della lettera, perché il comparto tenga occorrono concentrazioni che mettano a fattor comune quote di mercato ed economie di scala (queste ultime per 25 milioni, secondo la stima diramata ai soci). Lato benefici, la valutazione è che nel 2029 la newco genererà un valore della produzione di 2,54 miliardi di euro (rispetto ai 2,62 dell’aggregato Cef+Unico 2025) e un ebitda dell’1,78% (0,66% nel 2025), per un rapporto tra Posizione finanziaria netta ed ebitda pari a 6,18 (21,7). Tra una decina di giorni le valutazioni dell’assemblea dei soci.

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