Nonostante un progressivo raffreddamento, l’inflazione continua a restare elevata e spinge il consumatore di casa nostra a contrastarla con strategie di acquisto sempre più complesse, che ponderano tanto marche e prodotti quanto i punti vendita dove comprarli. Secondo una rilevazione che NiesenIQ ha presentato alla 23a edizione di Forum Retail – l’hub per il networking del retail promosso da iKN Italy – le famiglie in difficoltà in Italia rappresentano ormai il 25% della popolazione, 15 punti in più rispetto all’inizio del 2022.
Il quadro, in sostanza, rimanda l’immagine di un Paese dalla condizione socio-economica sempre più polarizzata, dove il caroprezzi ha fatto aumentare la spesa degli italiani nel Largo consumo confezionato del 16% in appena due anni (2021). In risposta, le famiglie hanno cominciato ad adottare nuove strategie di risparmio con l’obiettivo condiviso di cercare convenienza e comprare solo l’indispensabile, riducendo gli sprechi. A settembre, dice ancora NielsenIQ, l’inflazione teorica nel Largo consumo confezionato ha toccato l’8,8%, con una variazione del mix di spesa da parte dei consumatori dello 0,9% (ue di conseguenza, un’inflazione reale al 7,9%).
Largo consumo, segmentazione delle famiglie per impatto della crisi
Le famiglie, così, adattano i loro comportamenti di consumo e si scoprono più fedeli alla marca del distributore (mdd) e meno all’insegna, con spese sempre più frequenti e scontrini meno “ricchi”. In particolare, oggi una famiglia compra mediamente in 6,1 negozi, con un aumento delle visite del 4,8%, ma per ogni spesa il numero dei prodotti nel carrello cala del 7,9%. Il dato fa riflettere, non resta che chiedersi quali di questi nuovi comportamenti il consumatore si porti dietro tutte le volte che entra in una farmacia.