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Nel Monopoli delle farmacie arriva Prosit Farma. I tre ceo: «Non chiamateci né catena né network»

Filiera

Né catena del capitale né rete virtuale di farmacisti indipendenti. È Prosit Farma, fresca new entry nel mercato della farmacia con una dozzina di esercizi già rogitati e un target di 75  in un quinquennio. Alla guida della spa, nata l’anno scorso, tre giovani manager dalle esperienze distinte ma complementari, maturate nel mondo imprenditoriale, finanziario e della consulenza strategica: Rodolfo Laneri, Tommaso Toscani ed Edoardo Cavallazzi, co-fondatori nonché co-ceo della holding. Il cui progetto, avvertono fin da subito in questa intervista concessa a Pharmacy Scanner, va descritto evitando assolutamente due parole: «Non chiamateci né catena né network» dicono in coro «perché siamo qualcosa di diverso dall’una e dall’altro. Vogliamo proporci come un nuovo modello, una “terza via” tra capitale e aggregazione di titolari indipendenti: l’obiettivo è quello di preservare la farmacia intesa come presidio sanitario di prossimità, togliendo al farmacista il peso di un governo d’impresa che si fa sempre più soffocante per il contesto economico e di mercato così come per l’eccesso di burocrazia da sovraproduzione normativa».

Ecco quindi spiegato il “né… né”: Prosit Farma, per cominciare, non è una catena del capitale perché a ben vedere la caratteristica principale è la continuità del titolare. «Da un punto di vista sostanziale» spiegano «il farmacista cede la proprietà della farmacia in cambio di azioni del Gruppo e liquidità. Diventa cioè socio della holding in misura discrezionale e variabile e resta come manager della farmacia, anche se questa è una scelta che si valuta caso per caso con il diretto interessato e i suoi progetti».

Ma Prosit Farma non è nemmeno una “catena virtuale”, un network di farmacie indipendenti. «Il nostro modello di aggregazione» osservano «solleva davvero il titolare da tutte le incombenze che riguardano la gestione quotidiana dell’impresa, il back office: ordini, assortimento e category, servizi, formazione del personale, si fa carico di tutto Prosit. Non è un caso se abbiamo scelto per nome questo classico augurio latino: prosit, cioè che sia di giovamento».

La filosofia del progetto spiega anche perché la società non fa “cherry picking” tra le farmacie in base a indicatori predefiniti come superficie commerciale, fascia di fatturato o tipologia di bacino. «Più che l’impresa valutiamo il suo titolare» spiegano i tre manager «che deve credere nel nostro progetto e condividerne i valori: non cerchiamo farmacisti che vogliono vendere e lasciare, cerchiamo imprenditori lungimiranti che vogliono proseguire il loro cammino professionale e avvertono che per farlo occorre salire su un veicolo nuovo, più potente, che difenda il valore patrimoniale costruito negli anni e abbia la finanza necessaria per continuare a investire».

Prima di ogni acquisizione, in ogni caso, le farmacie vengono sottoposte a un’attenta valutazione di potenzialità e fondamentali. «È evidente che il nostro progetto privilegia un certo tipo di farmacia» ammettono Laneri, Toscani e Cavallazzi  «ossia la farmacia di comunità, non certo quella che gli inglesi chiamano la high street pharmacy, la farmacia dei grandi centri urbani o dei distretti commerciali. È una scelta di campo: siamo convinti che la farmacia lavora bene quando è ben integrata nel suo bacino territoriale, quando il titolare è un punto di riferimento per la sua comunità perché ha saputo affermarsi come un “facilitatore” di salute e di servizi per la prevenzione e il benessere. Questo è innanzitutto ciò che valutiamo nel titolare che viene a proporsi con la sua farmacia: siamo sin dalla nascita una società benefit, dunque coltiviamo una sensibilità particolare per la dimensione sociale e ambientale dell’impresa».

Coerente con questa impostazione anche il partner finanziario che i tre co-founder hanno selezionato per accompagnarli nell’operazione: «È un primario investitore istituzionale italiano che investe in società del settore infrastrutture e servizi essenziali» spiegano «il suo obiettivo non è l’investimento speculativo ma supportare le imprese che credono nella crescita sostenibile a elevato impatto sociale». E sostenibilità è anche la parola con cui Laneri, Toscani e Cavallazzi riassumono la mission di Prosit Farma: «Oggi la farmacia è soffocata da una competizione sui prezzi che non solo ne erode la marginalità, ma arreca anche una crescente perdita di valore. Noi intendiamo invertire questa tendenza valorizzando le farmacie che decidono di entrare nel nostro circuito: ottimizzando gli ordini, cercando il giusto mix tra acquisti diretti e dal distributore, investendo sui servizi, individuando il giusto posizionamento sulla base dei bisogni locali. I quali diventano anche il riferimento per la selezione degli assortimenti, dove coesistono fornitori nazionali, selezionati a livello centrale, e produttori locali scelti d’intesa con i farmacisti soci, che conoscono meglio di chiunque altro la loro clientela».

Non essere né catena né network, dunque, terrà Prosit Farma lontana da standardizzazioni e brandizzazioni tipiche delle insegne. «Stiamo lavorando a un’identità di gruppo per assicurare la riconoscibilità delle nostre farmacie da parte del cliente» avvertono i tre co-ceo «ma non avremo un format predefinito. Sarebbe antitetico rispetto alla filosofia del nostro piano industriale, che appunto è quello di valorizzare la farmacia di comunità». Un piano, in conclusione, che non sembra temere la difficile congiuntura, incerta soprattutto sul fronte finanziario. «Siamo fiduciosi» assicurano Laneri, Toscani e Cavallazzi «il nostro è un progetto che guarda al lungo periodo».

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