La dpc non si reggerebbe in piedi senza le aziende della distribuzione intermedia e in particolare le società dei farmacisti associate a Federfarma Servizi, che in dodici mesi hanno consegnato alle farmacie del territorio – attraverso il canale degli acquisti diretti – 28 milioni di farmaci e 13 milioni di dispositivi medici. Uno sforzo che però le imprese del comparto non potranno sopportare ancora a lungo in queste condizioni, a causa delle difficoltà e incertezze che discendono dalla congiuntura finanziaria: costi di energia e materie prime, tassi d’interesse quadruplicati, margini sempre più risicati. È il nuovo allarme che arriva dai grossisti del farmaco, riuniti a Milano giovedì 26 e venerdì 27 ottobre per l’VIII Convention annuale Federfarma.co-Federfarma Servizi. A farsene portavoce il presidente delle cooperative dei farmacisti, Antonello Mirone, che nell’intervento con cui ha aperto i lavori ha elogiato il lavoro delle aziende del comparto, che «giorno dopo giorno fanno arrivare farmaci, dispositivi sanitari e tanto altro in tutte le farmacie italiane, anche nelle più remote».
Presidente Mirone, nel suo discorso alla Convention di Milano ha definito la distribuzione intermedia del farmaco la “colonna vertebrale” della filiera. Che però sembra avere poca cura per la salute della sua “schiena”, come dimostra l’assenza di interventi a vostro favore nelle ultime bozze della Manovra per il 2024…
Se a Milano abbiamo aperto i lavori ricordando il contributo che le nostre aziende hanno dato alla dpc, è per lanciare a tutto il comparto un avvertimento molto chiaro: nella Legge di bilancio si parla di spostamenti dalla diretta al Pht e alla convenzionata di farmaci di uso consolidato e a brevetto scaduto; ma i grossisti non sono in grado di sostenere i flussi logistici che si generebbero senza una rinegoziazione dei loro compensi.
Si riferisce alla riforma della remunerazione che la Manovra 2024 apparecchia per le farmacie senza però prevedere nulla per voi?
Mi riferisco a quello ma anche alla negoziazione tra farmacie e distributori che segue la stipula degli accordi regionali sulla dpc. Solitamente le farmacie stipulano intese al ribasso e poi rovesciano questi ribassi sui distributori. È una linea di condotta che, alla luce delle recenti difficoltà economiche e finanziarie, per noi non è più sostenibile.
Le aziende della distribuzione hanno chiuso il 2022 con bilanci in affanno, molte di loro dicono già che i numeri di quest’anno saranno ancora peggiori. Qual è il polso della situazione dal suo osservatorio?
Il 2023 è un anno sanguinoso, la maggior parte delle nostre associate chiuderà a dicembre con un risultato operativo lordo positivo, ma utili in perdita a causa della crescita vertiginosa del costo del denaro e di energia e materie prime.
Nel suo intervento alla Convention, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato vi ha esortato ad aprire un confronto con il Mimit…
Lo faremo, così come andremo a bussare al Mef dove rinnoveremo la nostra richiesta di una decontribuzione delle spese sostenute per il carburante. Ma servono misure urgenti, perché non abbiamo più molto tempo a disposizione.
Al presidente di Federfarma Marco Cossolo, anch’egli tra gli ospiti della Convention milanese, ha invece ricordato l’annoso problema degli acquisti diretti, con cui le farmacie “aggirano” i loro distributori…
È uno di quei comportamenti, assieme alla rinegoziazione degli accordi sulla dpc, sui quali vorremmo che ci fosse da parte delle farmacie più spirito di filiera. Anche se il fenomeno non ha più le dimensioni di un anno fa, persiste tra i farmacisti titolari la tendenza a scegliere gli acquisti diretti per recuperare marginalità. Ma la verità è che con Trasfer order e concordati con i forniutori ci siamo già dotati di strumenti che rendono inutili gli acquisti diretti. Vorremmo che questo messaggio attecchisse tra i titolari di farmacia, in vista della stagione invernale e delle carenze che, quasi certamente, caratterizzeranno alcune specialità.