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McKesson completa l’uscita dall’Europa. A un equity fund le ultime farmacie Lloyds in Uk

Filiera

Si è completato nei giorni scorsi il piano di dismissioni con cui McKesson si accinge a lasciare definitivamente il mercato europeo della distribuzione farmaceutica. Lunedì scorso, primo novembre, il gruppo americano ha infatti annunciato di avere raggiunto un accordo con il fondo di private equity Aurelius per la cessione di tutte le attività che ancora le rimanevano nel Regno Unito, dopo la vendita alla tedesca Phoenix di tutte le attività (magazzini e farmacie) in Francia, Italia, Irlanda, Portogallo, Belgio e Slovenia.

Il pacchetto in dismissione comprende le 1.325 farmacie Lloyds Pharmacy, il grossista Aah, l’ app di servizi digitali LloydsDirect (invio delle ricette, click&collect, home delivery), il servizio di teleconsulenza Lloydspharmacy Online Doctor, il programma di assistenza sanitaria per i viaggiatori Masta e altro ancora. Aurelius, in una nota, ha definito l’accordo «la più grande transazione» conclusa finora dal fondo, con un «”valore d’impresa»” di 477 milioni di sterline. In una dichiarazione, l’amministratore delegato di McKesson, Brian Tyler, ha detto di essere «estremamente orgoglioso del ruolo che la nostra attività ha svolto per promuovere una migliore assistenza sanitaria nel Regno Unito, e in particolare il lavoro portato avanti durante la pandemia per garantire ai pazienti i farmaci necessari e per supportare il servizio sanitario nella somministrazione dei vaccini contro covid». Mentre il gruppo prosegue il percorso di uscita dall’Europa, ha detto ancora Tyler «questa transazione assicura alle attività che lasciamo nel Regno Unito prospettive in linea con il loro potenziale di crescita a lungo termine. E consente al contempo a McKesson di concentrare gli investimenti in aree di crescita strategica al di fuori dell’Europa».

Intanto però le prime decisioni assunte dal gruppo dopo l’intesa con Aurelius fanno già discutere. In una lettera inviata ai direttori delle farmacie Lloyds lunedì stesso, l’insegna ha annunciato che dall’8 novembre scatterà una riduzione dell’orario per tutti gli esercizi ubicati nei supermercati Sainsbury che praticano le cosiddette “100 ore”, ossia l’apertura settimanale prolungata. Ufficialmente la decisione è stata motivata con gli attuali problemi relativi al reperimento di nuova forza lavoro, di cui c’è crescente bisogno per le necessità legate alla pandemia e per le nuove abitudini di acquisto dei consumatori. Tuttavia, c’è anche chi teme che dietro alla mossa ci sia l’intenzione di dismettere una parte delle farmacie della catena. La pensa così Paul Day, direttore della Pharmacists’ defense association (Pda, il più importante sindacato britannico dei farmacisti dipendenti): «La caratteristica di queste acquisizioni» ha dichiarato «è che chi compra spera di poter ricavare un valore extra da ciò che acquisisce. E se in mezzo c’è un fondo di private equity, si fa ancora più forte il pericolo che il risultato venga raggiunto con tagli e chiusure».

Accrescono le preoccupazioni i dati giunti negli stessi giorni dal Nhs (il servizio sanitario pubblico) riguardo alle farmacie inglesi in attività: nel 2020/2021 sono sparite 215 farmacie, un totale che è il risultato algebrico dell’apertura di 236 nuove farmacie e la chiusura di 451. In totale, si contano adesso in Inghilterra 11.636 esercizi farmaceutici, il numero più basso dal 2015/2016. «La chiusura di una farmacia è sempre una brutta notizia» ha detto Mike Dent, direttore per il finanziamento pubblico del Pharmaceutical services negotiating committee, il comitato che gestisce per le farmacie le negoziazioni con il Nhs «lo stress patito dalle farmacie durante la pandemia è stato pesantissimo e i tagli al budget del servizio sanitario mettono molti titolari sotto una pressione finanziaria intollerabile».

Secondo quanto riferisce la rivista Chemist&Druggist, il Dipartimento della salute e dell’assistenza sociale avrebbe fatto notare che – in base ai suoi dati – tutte le farmacie che hanno chiuso sono in una zona che dispone di un’altra farmacia a non più di 10 minuti a piedi. La maggior parte delle chiusure, ha aggiunto, riguardano sedi delle grandi catene e fanno seguito agli annunci fatti nei mesi passati da questi gruppi.

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