Mal di testa, il 57% degli italiani si cura con gli otc. Ma solo il 9% chiede al farmacista o al medico

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Il mal di testa è un disturbo tanto diffuso quanto sottovalutato: il 90% degli italiani lo conosce direttamente o indirettamente, ma spesso ne trascura l’impatto e la frequenza. È quanto emerge dall’indagine realizzata da Human Highway per Assosalute – l’associazione che riunisce le aziende dei farmaci di automedicazione – con l’obiettivo di comprendere come gli italiani affrontano il disturbo. I risultati offrono uno spaccato di grande interesse per la farmacia, considerato che oltre la metà della popolazione risolve il problema affidandosi ai farmaci senza obbligo di ricetta.

L’indagine, per cominciare, conferma che mal di testa non è sempre sinonimo di emicrania. In Italia la forma più comune è la cefalea tensiva, che colpisce circa il 45% della popolazione, seguita dall’emicrania – molto più disabilitante – che interessa il 25% degli italiani. Il dato di maggiore rilievo, tuttavia, è rappresentato dal fatto che un terzo dei pazienti emicranici lamenta almeno un attacco alla settimana: significa oltre cinque milioni di persone con almeno quattro crisi al mese.

La percezione soggettiva, però, non sempre riflette la reale gravità del problema. Il 70% degli intervistati definisce il mal di testa un disturbo occasionale, e solo l’11% dice di soffrirne con frequenza settimanale. Anche la conoscenza delle diverse forme patologiche appare confusa: «Dall’indagine» osserva Piero Barbanti, neurologo e presidente dell’Anircef (Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee) emerge una chiara sovrastima di forme rare, come la cefalea a grappolo o la nevralgia occipitale. Questo porta a errori di diagnosi e a cure inefficaci».

Una delle chiavi per leggere il fenomeno è la differenza di genere: il mal di testa ha una netta prevalenza femminile, con un rapporto di circa 3 a 1, che sale oltre 7 a 1 nei casi di emicrania cronica (coinvolge circa il 3% degli italiani). Un elemento da considerare nella costruzione del consiglio al banco, anche perché le donne sopra i 45 anni sono le principali utilizzatrici di farmaci da banco per questo disturbo.

Quanto alle cause scatenanti, lo stress è indicato come il principale fattore da circa la metà del campione (49,9%), seguito dall’uso prolungato di dispositivi digitali (29,6%) e dai cambiamenti ormonali o stagionali (20,7%). Le donne sono più colpite dai fattori emotivi (52,5% contro 47,3% degli uomini), mentre i più giovani collegano più spesso il disturbo all’uso di schermi e all’ansia da performance.

Su questo punto Barbanti invita a riflettere: «Gli italiani hanno ben presente che lo stress è il primo attore in molti tipi di mal di testa. Tuttavia, tendono a sopravvalutare il ruolo degli schermi digitali. Non è tanto una questione di postura o radiazioni, ma di ciò che gli schermi rappresentano: lavoro, impegno intellettuale, pressione». Il mal di testa pesa in modo tangibile sulla qualità della vita: il 50% degli intervistati lo considera un disturbo limitante, mentre il 12% dichiara di dover interrompere le attività quotidiane o assumere farmaci per poterle riprendere. Solo il 36% riesce a gestirlo facilmente. I più penalizzati risultano i trentenni, mentre gli over 65 sembrano conviverci con maggiore disinvoltura.

Non stupisce, quindi, che la risposta più comune al dolore sia il ricorso ai farmaci da banco: li utilizza il 56,8% degli italiani, a fronte di un 21,7% che preferisce non assumere nulla, sperando che il disturbo passi da solo. I rimedi naturali (tisane, massaggi, tecniche di rilassamento) sono indicati dal 16,1% del campione, soprattutto tra i più giovani, mentre solo il 9% si rivolge al medico o al farmacista. «Si rimane sgomenti – osserva Barbanti – nell’apprendere che il 21% non fa nulla per il dolore. Questo atteggiamento può dipendere da una scarsa consapevolezza sull’efficacia dei trattamenti, o da pregiudizi infondati».

Il dato sull’automedicazione sottolinea il ruolo strategico del farmacista nel fornire un consiglio informato e tempestivo. Anche perché, come spiega il neurologo, la rapidità di intervento è determinante soprattutto nel caso dell’emicrania. «I farmaci da banco sono una risorsa sicura e facilmente accessibile per gestire in autonomia le forme lievi e comuni. Se utilizzati correttamente, possono essere molto efficaci. Ma se l’uso supera le quattro volte al mese, è necessario affiancarli a terapie preventive, da valutare con il medico».

Infine, sul fronte della prevenzione, Barbanti ricorda alcune buone pratiche: dormire almeno sette ore per notte, fare tre pasti regolari (con una colazione abbondante), bere molta acqua e dedicare almeno sei ore alla settimana all’attività fisica aerobica. Uno stile di vita sano è il primo passo per ridurre la frequenza e l’intensità delle crisi. Il mal di testa, insomma, è una patologia da non sottovalutare. Per la farmacia rappresenta un’occasione per intercettare bisogni spesso inespressi e orientare l’automedicazione verso un uso corretto e consapevole. La conoscenza dei comportamenti degli italiani, come quella offerta da questa ricerca, è un alleato prezioso per migliorare la qualità del consiglio e del servizio.

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