Leanus: in Lombardia una farmacia su 4 gestita da società di capitali. In Campania i ricavi medi più alti

Filiera

Sono Lombardia e Sicilia le due regioni dove risulta più alto il tasso di farmacie gestite da società di capitali: ammontano ad almeno il 25% del totale, cioè una ogni quattro. Ed è il Piemonte, invece, la regione dove questa forma di titolarità è meno frequente, il 14% (una ogni sette). E ancora: in Lombardia, più del 77% delle società di capitale ha ricavi superiori ai 500mila euro, mentre in Sicilia sono meno del 60%. Forse incide la capacità di consumo degli abitanti: in media, un siciliano spende in farmacia 292 euro all’anno (per farmaci e non), da cui ricavi medi per esercizio inferiori a 900mila euro; un lombardo invece spende 464 euro, il che significa ricavi medi pari a oltre 1,6 milioni di euro.

I numeri arrivano dallo studio condotto da Leanus, società specializzata in analisi economico-finanziarie, che Pharmacy Scanner aveva già anticipato nei suoi risultati principali un paio di settimane fa. La base dati è rappresentata dalle rilevazioni del Registro Imprese (aggiornate a questo gennaio) e dalla lettura di 2.450 bilanci relativi al 2023, che riguardano ovviamente le società tenute per legge a pubblicare i loro consuntivi. Le prime evidenze contenevano diversi motivi d’interesse: i ricavi medi annuali di una farmacia ammontano a circa 1,4 milioni di euro, l’ebitda varia sensibilmente da esercizio a esercizio (tra il 2 e il 15%) e la titolarità fa capo a una società di capitale “solo” nel 21% dei casi (anche se – come detto in apertura – da regione a regione si registra una forte variabilità).

 

Il confronto tra regioni: in Lombardia la quota maggiore di società

Fonte: elaborazione Pharmacy Scanner su dati Leanus

 

Un raffronto su scala regionale dei diversi indicatori offre ora altri elementi di riflessione. Colpisce, per cominciare, il dato sulla spesa media: ogni lombardo, come si diceva in apertura, “lascia” in farmacia 464 euro all’anno, ma al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare (considerato il reddito della regione) c’è chi spende di più; in Campania, infatti, il consumo pro-capite è di 628 euro (sempre sommati tutti gli acquisti, farmaco ed extrafarmaco), in Liguria 576 euro, in Emilia Romagna 558 euro, in Toscana 520 euro. Agli ultimi tre posti della classifica, invece, troviamo la Puglia (264 euro), la Sardegna (287) e la già citata Sicilia (292).

Ma quanto sono attendibili i dati dell’analisi? In effetti già due settimane fa qualche lettore aveva sollevato dubbi puntando il dito sul totale delle farmacie che risultavano dal censimento: 16.995, cioè duemila circa in meno rispetto alle 20.079 riportate sul proprio sito da Federfarma (che però include nel conteggio 541 dispensari regionali). «Il numero che risulta a noi è quello che esce dal Registro Imprese» spiega a Pharmacy Scanner Alessandro Fischetti, amministratore di Leanus «e corrisponde al totale delle società, di persona o di capitale, che risultano registrate e attive con il codice Ateco 47.73.1, quello della farmacia. Posso soltanto ipotizzare che il disallineamento sia da addebitare alla presenza di alcune società che dai numeri lasciavano capire di avere in gestione più di una farmacia. Di questo aspetto abbiamo tenuto conto sia nei dati complessivi sia nella selezione delle migliori farmacie per risultati finanziari, al fine di garantire la significatività dell’analisi».

Scarto più o meno della stessa misura anche sul giro d’affari: nella sua ricerca, Leanus stima per il canale un fatturato totale di 25,1 miliardi di euro; Iqvia calcolava per il 2023 ricavi pari a circa 26 miliardi. Interessanti, quindi, le stime relative al giro d’affari medio per regione: il fatturato medio più elevato è quello delle farmacie campane (2,2 milioni), seguite a breve distanza dalle emiliano-romagnole e dalle Toscane (sopra i due milioni a esercizio in entrambi i casi). In fondo alla classifica la Sardegna (873mila euro per farmacia) preceduta da Sicilia (875mila euro) e Calabria (quasi 890mila).

 

La Top 10 delle migliori società di capitale

Fonte: elaborazione Pharmacy Scanner su dati Leanus

 

L’analisi dei 2.450 bilanci (2023) relativi a società di capitale che gestiscono farmacie, invece, offre indicazioni interessanti riguardo alle performance economiche. «Nell’insieme» riprende Fischetti «siamo di fronte a un settore che si caratterizza per un ridotto indebitamento e per buone rendite. Si tratta in sostanza di un’attività che rende, anche perché ha alle spalle un quadro legislativo che riduce sensibilmente concorrenza e competizione. È in sostanza un business i cui risultati dipendono dalla capacità di gestione  degli approvvigionamenti, dei vincoli normativi e del rapporto con l’utenza; un business che apparentemente presenta minori rischi rispetto ad altre attività commerciali che operano in regime di concorrenza. La gestione finanziaria generalmente non presenta alcuna minaccia date le marginalità sui prodotti e l’incasso immediato».

Sembra confermare la classifica delle prime cento società di farmacie, redatta da Leanus sulla base di tre indicatori: ricavi, ebitda e affidabilità (uno score che riassume tutti i parametri economico-finanziari ricavati dai bilanci). «In questa selezione non si osserva una netta prevalenza di una forma giuridica rispetto a un’altra» commenta Fisichetti «le società che nella Top 100 fanno capo a gruppi d’investimento o istituzioni sono circa il 60%, il resto è proprietà di persone. Ciò vuol dire che quando una gestione va bene è per logiche complesse che vanno oltre il suo assetto e il tipo di proprietà». Anche se si può obiettare: considerato che le farmacie appartenenti a catene del capitale sono non più del 5% del totale, trovarne più di metà nella Top 100 non è proprio irrilevante. «È un altro modo di valutare i numeri» ammette Fischetti «in ogni caso i dati dicono che le farmacie possono essere ben governaste anche quando a capo di una società di capitali ci sono persone anziché gruppi».

Altri articoli sullo stesso tema