Come ha scritto Pharmacy Scanner in un articolo del il 3 giugno scorso, in 30 giorni sono comparsi su Linkedin oltre 340 annunci per la ricerca di farmacisti. Un dato che non può essere liquidato come una semplice dinamica congiunturale: siamo di fronte a una crisi strutturale. Le farmacie cercano professionisti che spesso non si trovano, e il motivo non è solo numerico.
Lo si è detto già tante volte: trovare personale oggi è più difficile perché è cambiato il modo in cui le persone scelgono di lavorare, i contesti che desiderano abitare, le esperienze in cui decidono di mettere testa e cuore. Molti farmacisti, soprattutto tra i più giovani, non sono disposti a entrare in ambienti percepiti come rigidi, gerarchici, stressanti. Più che una crisi di offerta, stiamo vivendo una crisi di attrattività.
I titolari che vogliono essere davvero competitivi, quindi, devono smettere di cercare farmacisti “disponibili” e iniziare a costruire contesti in cui le persone vogliano rimanere, crescere, contribuire. Non si tratta solo di una questione operativa: è una trasformazione culturale. La farmacia contemporanea ha smesso da tempo di essere soltanto un luogo di dispensazione. È diventata uno spazio relazionale, di ascolto, consulenza, orientamento. Il banco non è più il confine tra chi sa e chi chiede, ma il punto di incontro tra due esperienze: quella del cliente e quella del professionista della salute.
In questo contesto, il team non è un semplice insieme di operatori. È il motore di valore dell’impresa farmacia. Chi sa gestire il proprio team, valorizzarlo, formarlo, responsabilizzarlo, crea le condizioni per una crescita stabile, coerente e duratura. Chi invece continua a considerare i collaboratori come risorse da controllare – più che da sviluppare – rischia di trovarsi presto in difficoltà.
Una delle derive più pericolose è quella che vede il farmacista sempre più incalzato da logiche da venditore. Ma la vendita, se vuota di senso, diventa presto faticosa e alienante. Il cliente non si gestisce forzando una proposta. Si gestisce attraverso una relazione professionale ben costruita, orientata all’ascolto e alla personalizzazione. Tecniche come l’ascolto attivo, il metodo Spin di Neil Rackham o il dialogo consulenziale basato sui bisogni sono strumenti potenti non solo per migliorare la qualità del servizio, ma anche per ridurre lo stress quotidiano e aumentare la motivazione. Un farmacista preparato alla relazione è anche un collaboratore più sereno, più centrato, più performante.
Voglio elencare cinque leve concrete di Team Management per costruire un team efficace
1. Chiarezza strategica
Ogni team ha bisogno di sapere dove sta andando. La farmacia ha una visione? Una mission chiara? Obiettivi condivisi? O si naviga a vista? La trasparenza strategica è il primo elemento che distingue un contesto solido da uno disorientato.
2. Valorizzazione delle differenze
Un team funziona quando le persone sono messe nella condizione di fare bene ciò che sanno fare. Non è necessario che tutti facciano tutto: è fondamentale che ciascuno dia il meglio in ciò che sa fare meglio.
3. Formazione continua e contestualizzata
Investire nella crescita professionale del proprio staff è una responsabilità. La formazione va pensata come un percorso continuo, integrato nella vita quotidiana della farmacia e focalizzato su contenuti pratici, competenze relazionali, capacità di lettura del bisogno. Spesso in farmacia si fa troppa formazione di prodotto trascurando altri fattori assolutamente importantissimi.
4. Clima relazionale sano
La motivazione nasce anche dalla qualità delle relazioni interne. Un titolare che ascolta, accoglie, costruisce fiducia è un leader credibile. E la credibilità è la prima forma di autorevolezza.
5. Organizzazione sostenibile
Un’organizzazione è virtuosa quando riesce a essere efficace senza bruciare energie. Turni sostenibili, distribuzione equa del carico, automatismi dove servono: tutto questo non è un costo, ma un investimento in benessere e continuità.
Penso sia indispensabile affrontare anche il nodo retribuzione. Il tema economico esiste, ed è emerso in modo chiaro anche nei commenti al mio recente post su Linkedin dove condividevo le prime riflessioni sull’articolo di Pharmacy Scanner. Va però affrontato con lucidità. Le farmacie più evolute – quelle che investono nella formazione, nella costruzione delle competenze, nella responsabilizzazione – stanno già riconoscendo premi legati al merito e modelli retributivi coerenti con il valore generato. Non si premia chi vende di più, ma chi sa relazionarsi meglio, chi cresce, chi contribuisce alla reputazione della farmacia come punto di riferimento della salute. E questo fa tutta la differenza. Il denaro, da solo, non fidelizza. Ma una retribuzione che segue una logica di crescita personale e professionale diventa uno strumento potente di engagement.
Oggi più che mai, la sfida non è trovare farmacisti. La sfida è diventare farmacie in cui le persone vogliono restare. Chi riesce in questo passaggio culturale – da titolare a leader, da gestore di turni a coltivatore di talenti – sarà pronto per affrontare non solo l’attuale emergenza, ma anche le evoluzioni future del settore. Non serve cercare sempre fuori. A volte la risposta è già dentro. Basta imparare a coltivarla.