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La farmacia chiude il 2021 sprintando. Ma ora non abbassiamo la guardia sui bilanci

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Dopo oltre un decennio in perdita sostanziale, il fatturato aggregato delle farmacie italiane registra nel 2021 un consistente segno positivo: + 3,5% rispetto all’anno precedente. Il dato assume ancora maggiore rilievo ove si consideri il contesto economico generale all’interno del quale, pur a fronte di una ripresa del Pil dell’8,9%, si rilevano settori merceologici letteralmente devastati dalla pandemia. Importante evidenziare, altresì, che gli oltre 24,5 miliardi di fatturato dell’ultimo anno sono stati pressoché integralmente sviluppati nel mercato domestico, da cui la conferma che  il “Sistema farmacia” resta tra le industrie più importanti del nostro Paese: ipotizzando costanti le performance delle altre industrie anche nell’esercizio successivo, l’aggregato farmacie si pone al quinto posto tra le industrie italiane, di poco alle spalle di Fca e davanti a Telecom. E con una peculiarità specifica, la ramificazione territoriale, un reale valore per la salute della comunità.

Abbiamo parlato di un dato positivo e fondamentale ma che richiede opportune analisi: per cominciare, come recentemente evidenziato da Pharmacy Scanner, va ricordato che questo risultato è stato ottenuto grazie anche a uno sprint di fine anno particolarmente evidente nell’ultima settimana. Qui viene meno una delle caratteristiche della farmacia, ossia l’andamento di fatturato sostanzialmente stabile. Già nel 2020 era stata seriamente messa in discussione un’altra certezza, la linearità, ancorché uniformemente regressiva, della dcr, che aveva conosciuto una sorta di otto volante con 10 mesi su 12 in calo rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente e con oscillazioni che andavano da un -17% ad un +6% (fonte Credifarma).

Suscitano soddisfazione anche la tenuta dell’etico, la performance dell’area commerciale (+5,5%) e il veterinario che sfiora la crescita a doppia cifra (+9,3%); non bene invece il “cura persona”, non tanto per il risultato ma per le occasioni mancate, colte invece da altri canali.

La sintesi è quindi positiva ma vanno evidenziati dei segnali che richiedono la massima attenzione. Mi riferisco ai prodotti che arbitrariamente definiremo Covid, dove tra tamponi e mascherine (che già da soli hanno portato oltre 280 mln di fatturato) vanno aggiunti ossimetri, immunostimolanti, probiotici eccetera. Ebbene, tutti questi prodotti hanno creato cassa, liquidità, minore dipendenza dal debito, ma la domanda da farsi è: ritroveremo questi effetti positivi nei bilanci 2022 delle farmacie? E ancora: la focalizzazione su talune attività che finora erano state non “core” per la farmacia hanno distratto ovvero sottratto energie alle attività tradizionali, penso per esempio alla cura del paziente cronico?

Non voglio concludere con delle domande ma fornire indicazioni da aziendalista, in quanto i ritmi affannosi in modo particolare degli ultimi mesi potrebbero togliere lucidità di analisi sul posizionamento strategico della farmacia. Le vaccinazioni e i test vanno fatti per offrire un servizio ai cittadini ma anche perché contribuiscono a generare flussi di cassa e marginalità; ma attenzione a non sottovalutare altri comparti portanti della farmacia. Il servizio non deve rimanere fine a se stesso e lo scontrino del test Covid è quasi sempre uno scontrino singolo. Occorre quindi una diversa organizzazione aziendale per implementare la Farmacia dei servizi con contenuti concreti, anche alla luce della missione 5 del Pnrr, riuscendo nel contempo a valorizzare maggiormente il traffico nel punto vendita.

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