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La Bce alza ancora i tassi, primi adeguamenti sulle dilazioni da parte dei grossisti

Filiera

Il copione s’è ripetuto per la seconda volta dall’inizio dell’anno e con ogni probabilità proporrà altre repliche da qui alla fine dell’anno: i tassi di interesse della Bce scattano in avanti di 50 punti base e a ruota i grossisti della distribuzione farmaceutica adeguano le condizioni praticate alle farmacie sulle dilazioni di pagamento. Un primo aggiornamento – che aveva interessato diverse aziende del comparto intermedio – era scattato ai primi di gennaio, dopo gli interventi di Francoforte di ottobre e dicembre (vedi tabella sotto), un secondo adeguamento è intervenuto nei giorni scorsi una volta entrata in vigore la disposizione della Banca centrale Ue che ha alzato nuovamente il costo del denaro di altri 50 punti base, portando il saggio di riferimento al 3,5%.

 

Costo del denaro, sei aumenti in nove mesi

Data Aumento punti base Tasso d’interesse risultante
21 luglio 2022 50 0,5%
8 settembre 2022 75 1,25%
27 ottobre 75 2%
15 dicembre 2022 50 2,5%
2 febbraio 2023 50 3%
16 marzo 2023 50 3,5%

 

A quanto risulta a Pharmacy Scanner, diversi grossisti hanno già adeguato le condizioni (Comifar e Farmacentro, per esempio) e altri dovrebbero seguire nelle prossime settimane. «Abbiamo aspettato fino all’ultimo prima di rivedere le condizioni» conferma Mirko De Falco, amministratore delegato del gruppo Farvima «speravamo che la Bce – pur avendo annunciato l’aumento di marzo già dal mese precedente – potesse ripensarci, ma così non è stato». Gli aggiornamenti delle condizioni sui pagamenti, tra l’altro, hanno interessato anche l’abruzzese Safar, nel Gruppo dal 2021: con una lettera inviata alle farmacie socie il 23 marzo, l’azienda ha comunicato che dal primo aprile «è stata eliminata la franchigia dei 30 giorni», mentre sullo sconto (che resta invariato) verranno applicate due condizioni migliorative: un incremento di un quarto di punto in caso di pagamento entro sette giorni dalla fattura oppure dello 0,05% in caso di versamento entro 14 giorni.

«Purtroppo gli adeguamenti dei termini sulle dilazioni sono scelte per noi tutti obbligate» prosegue De Falco «ricordo che soltanto nel luglio scorso i tassi d’interesse erano allo 0%, questo significa che rispetto al primo semestre 2022 il costo del denaro è cresciuto di addirittura quattro volte». Gli effetti più pesanti, per i distributori, hanno riguardato i costi di magazzino: «Il valore delle nostre giacenze ammonta a circa 140 milioni di euro» calcola De Falco «paghiamo i fornitori a trenta giorni e siamo pagati dalle farmacie a sessanta, sempre in media. La differenza in interessi vale oggi 5 milioni di euro circa, una cifra che non è ragionevolmente sostenibile».

Risultato, si stanno velocemente modificando i contenuti del rapporto tra farmacisti e distributori, che non sono più nelle condizioni di fare da “banca” e da “depositario” delle farmacie clienti. Nel primo caso si può dire che l’evoluzione abbia già attecchito, nel senso che ormai la maggior parte degli esercizi paga a 30 giorni o poco più. L’introduzione di fee sulle consegne, altro fenomeno intensificatosi negli ultimi mesi, sta invece diradando l’abitudine di molte farmacie di tenere basse le giacenze e usare il distributore come un magazzino distaccato, al quale attingere con ordini dalla mattina al pomeriggio (e passandogli i costi delle immobilizzazioni). Difficile che la cosa possa continuare, visto che la Bce ha già promesso per i mesi a venire ulteriori interventi sul costo del denaro.

«Oggi ancora più di prima la distribuzione intermedia è l’anello debole della filiera» commentano i commercialisti bolognesi Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta, che del tema si sono occupati sovente «perché opera con margini risicatissimi e costi logistici sempre più elevati. Per anni, così, la concorrenza tra le imprese del comparto si è giocata sui servizi e sulla leva finanziaria, che oggi però non è più gestibile». Non c’è dunque da stupirsi se oggi i distributori corrono al riparo rivedendo le condizioni del servizio (consegne) e le condizioni di pagamento: «Non è altro che autotutela imprenditoriale» osservano Tarabusi e Trombetta «considerato poi che anche i grossisti devono affrontare la crescente disintermediazione derivante dall’espansione degli acquisti diretti». Quanto alle farmacie, non farebbero altro che restituire un po’ di quel “sangue” che i distributori hanno fornito loro dal 2010, quando gli sono stati tolti più di tre punti di margine sul farmaco Ssn. «Senza dimenticare» concludono i due commercialisti «il ruolo recitato in questi anni dalle cooperative dei farmacisti, che con la loro presenza hanno esercitato una pressione competitiva di cui le farmacie hanno ampiamente beneficiato».

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