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Kedrion chiude il 2024 a +10% e lavora a nuove terapie per le malattie rare

People & Brand

Kedrion Biopharma archivia il 2024 con una crescita a doppia cifra e annuncia una nuova identità di brand, volta a rappresentare l’integrazione globale delle sue attività e la vocazione alle cosiddette “connessioni rare”. Il gruppo chiude l’anno con un fatturato di 1.578 milioni di euro, in aumento del 10% rispetto al 2023. L’ebitda reported cresce del 28% e tocca i 232 milioni di euro, mentre l’adjusted segna +20% a 279 milioni. L’azienda segnala inoltre un flusso di cassa positivo, che ha permesso di finanziare gli investimenti e consolidare la struttura operativa.

Attiva nella raccolta e frazionamento del plasma, Kedrion conta oggi 5.200 dipendenti e una presenza in oltre 100 Paesi, con sedi affiliate in Europa, nord e sud America e Asia. I centri di raccolta del plasma sono 76, distribuiti tra Stati Uniti e Repubblica Ceca, mentre gli impianti produttivi sono sette, in cinque diversi Paesi. Il portafoglio comprende 38 prodotti e colloca l’azienda tra i primi cinque player globali delle terapie plasmaderivate.

Sul fronte R&S, Kedrion segnala l’ampliamento della propria pipeline con nuove terapie per malattie rare e ultra-rare, alcune delle quali in attesa della designazione di farmaco orfano. L’azienda sta inoltre esplorando il riutilizzo di frazioni residue del plasma, in ottica di economia circolare, e sviluppa trattamenti innovativi attraverso l’impiego della proteomica. Il programma di sostenibilità ambientale include un Piano Net Zero e l’allineamento con l’iniziativa Science Based Targets per la riduzione delle emissioni.

«I traguardi raggiunti nel 2024 rappresentano un’altra pietra miliare del nostro percorso» commenta il chairman del board Paolo Mariucci. «Il successo si misura anche nella qualità delle relazioni con i pazienti e con tutti gli attori della nostra filiera». «Oggi si apre per Kedrion un nuovo capitolo» aggiunge il ceo Ugo Di Francesco. «Ogni connessione – tra donatori, pazienti, ricercatori – ha un impatto che dura nel tempo. È da queste “connessioni rare” che ripartiamo per il futuro».

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