Skin ADV

Il tempo della dispensazione vale sempre meno, come difendere gli utili

Filiera

Il segnale più forte l’ha dato il Nhs, il servizio sanitario inglese, ma si può dire che la stessa sensibilità si sta affacciando anche altrove: genericazioni, tagli alla spesa farmaceutica pubblica, nuovi medicinali sempre più personalizzati (che impongono la distribuzione in ospedali e strutture cliniche protette), stanno rendendo la dispensazione del farmaco rimborsato sempre meno remunerativa per le farmacie del territorio. Di conseguenza, il tempo che i farmacisti riservano alla parte logistica si fa sempre più “caro” e sempre meno sostenibile in termini di ricavo-ora.

Come detto, il primo ad accendere la lampadina è stato il Servizio sanitario britannico, che nel nuovo contratto quinquennale con le farmacie (l’equivalente della convenzione Ssn) conferma i livelli di finanziamento degli anni passati ma sposta progressivamente la remunerazione dalla fornitura del farmaco al servizio. Il nuovo corso è legato all’andamento del mercato: nel 2018 la spesa sostenuta dal Nhs per le ricette prescritte in regime rimborsato è calata del 4% (dagli 11 miliardi di euro circa del 2017 a 10,4 miliardi) nonostante un lieve aumento dei pezzi dispensati (+0,3%).

Con il nuovo contratto, quindi, la funzione logistica assicurerà compensi in progressivo calo mentre aumenteranno quelli per i servizi: integrazione (profonda) con i medici delle cure primarie, farmacovigilanza, applicazione dei protocolli sulle carenze, anticontraffazione, presa in carico dei piccoli disturbi, follow up dei pazienti diabetici eccetera. I numeri che scandiranno la transizione non sono noti perché l’accordo rimanda tutto ai negoziati che annualmente fisseranno gli obiettivi di percorso, ma un report del Psnc (Pharmaceutical service negotiating committee, il comitato che negozia per le farmacie i rinnovi contrattuali) avverte già i «contractor», ossia i proprietari delle farmacie: dovranno attrezzarsi «per prendere in carico attività più “service-based”, che imporranno nuovi modelli di lavoro e una diversa preparazione del personale».

Molte farmacie hanno subito colto il messaggio: occorre ridurre quanto prima il tempo dedicato alla dispensazione e alla logistica – che verrà remunerato sempre meno – per spostarlo sui servizi, pagati sempre meglio. Alcune catene hanno già cominciato ad attrezzarsi, puntando su digitalizzazione e automazione per potenziare la cosiddetta “dispensazione centralizzata”. La formula, in sostanza, indica un’organizzazione del lavoro in cui una sola farmacia provvede alla ripetizione delle ricette per tutto il suo network: allestisce i rinnovi delle forniture (refill) e spedisce le confezioni, a pacchetto di terapia, alle sedi periferiche, che si limitano alla consegna (hub&spoke). Il sistema, va detto, è reso possibile dalle norme che nel Regno Unito regolano la prescrizione medica: se vuole, il paziente cronico può chiedere al medico di inviare le ricette direttamente alla propria farmacia di fiducia, che così gestisce in modo autonomo dispensazione e rinnovo delle terapie.

Tra i primi a muoversi Boots, che quest’estate ha annunciato di voler collegare alla propria Dsp (Dispensing support pharmacy) quasi 600 farmacie della propria rete. Inaugurata nel 2014, la Dsp è un magazzino (ubicato a Preston, nel Lancashire) che la catena ha registrato come farmacia ma fa soltanto da hub per gli altri esercizi Boots: i pazienti continuano a far recapitare le loro ricette nella farmacia locale e ritirano nello stesso luogo i loro farmaci; le forniture però vengono assemblate a Preston, grazie a sistemi digitali che velocizzano i tempi di lavorazione. La Dsp era stata lanciata cinque anni fa con l’obiettivo di aiutare il farmacista a dedicare più tempo ai pazienti, ora il cambiamento diventa ancora più opportuno: Boots, spiega in un articolo il Pharmaceutical Journal, spedisce ogni anno 22o milioni di ricette, i piani sono quelli di farne passare dalla Dsp il 10% circa, cioè 22 milioni.

Obiettivi ancora più ambiziosi per Well Pharmacy, la prima catena di farmacie indipendenti del Regno Unito e la terza in assoluto per numero di punti vendita (poco meno di 800) dopo Boots e Lloyds Pharmacy. Pochi giorni fa, il gruppo ha annunciato di voler far passare dalla propria centrale di “fulfilment” di Stoke-on-Trent il 60% dei 72 milioni di ricette che le sue farmacie lavorano in un anno. La novità, ha dichiarato un portavoce della catena, riguarderà principalmente le prescrizioni per cronici, perché le farmacie locali continueranno la spedire le ricette urgenti e quelle che riguardano farmaci con particolari necessità di conservazione.

Stesse scelte, infine, anche per Rowlands, la catena del gruppo Phoenix, che a giugno ha inaugurato il nuovo centro hub&spoke di Runcorn, nel Cheshire: i piani prevedono di far transitare da qui 16 milioni di ricette all’anno per conto di tutte le farmacie della catena (circa 500 tra Inghilterra, Scozia e Galles), ossia il 40% del volume totale. «Sta per essere firmato il nuovo contratto quinquennale con il Nhs» aveva detto quest’estate Steve Anderson, group managing director di Phoenix Uk «con questo progetto di automazione digitale vogliamo offrire a tutte le nostre filiali la possibilità di fornire maggiori servizi alla clientela». Tra questi, in particolare, c’è PilPouch, che replica l’offerta dell’americana Pillpack (la farmacia online acquista da Amazon): già disponibile in un centinaio di filiali Rowlands, Pilpouch è un sistema di fornitura in dosi unitarie che consente ai cronici in multiterapia di assumere giornalmente i farmaci prescritti, senza errori né dimenticanze. Per Mark Bather, amministratore delegato della catena, l’organizzazione hub&spoke non soltanto permetterà ai farmacisti di liberare tempo da dedicare al cliente, ma ridurrà anche quantità e i costi degli stock.

 

 

Quanto sta accadendo Oltremanica merita qualche riflessione anche da parte dei farmacisti italiani, se non altro per i punti di contatto tra vicende inglesi e italiane: lassù come qui le farmacie sono alle prese con una marginalità del farmaco rimborsato sotto costante erosione. E làssù come qui da noi c’è da risolvere un’equazione costo-tempo.

Ovviamente le soluzioni hub&spoke all’anglosassone non sono replicabili alle nostre latitudini, ma la digitalizzazione offre anche altre strade. In Slovacchia, per esempio, le 200 farmacie della catena Dr.Max hanno adottato una piattaforma informatica che grazie all’intelligenza artificiale effettua autonomamente ordini e riacquisti, sulla base di algoritmi predittivi che assicurano ottimizzazione degli stock e gestione delle eventuali carenze. Risultato, i farmacisti delle diverse filiali hanno recuperato dalle due alle tre ore al giorno, che possono essere spese al banco a vantaggio dei clienti. E la frequenza giornaliera degli ordini è calata di 40 volte.

Peraltro, esperienze dello stesso genere hanno già attecchito anche nel nostro Paese. Come Pharmacy Scanner aveva già anticipato qualche mese fa, Unico e Unifarm si avvalgono di piattaforme con algoritmi predittivi che gestiscono in totale autonomia ordini e rinnovi delle scorte. E riducono sensibilmente il tempo che il farmacista dedica agli acquisti. «E’ vero, anche le farmacie italiane hanno da affrontare un problema tempo» conferma Antonio Peroni, presidente ed amministratore delegato di Unica «occorre cioè ottimizzare i costi orari con i flussi finanziari. Lo si può fare con l’automazione degli acquisti, ma anche con interventi di altro genere. Per esempio, riorganizzando il layout: si dedica di solito massima attenzione alla farmacia lato front office e troppo poco al lato back office, che spesso ostacola anziché agevolare i processi di lavoro».

I benefici dell’automazione sono confermati dai numeri: nelle 45 farmacie che oggi utilizzano la piattaforma di Unico le giacenze di magazzino si sono ridotte dell’1,8% a fronte di un incremento di fatturato dell’1,3%, mentre le ore di lavoro risparmiato si aggirano in media a 1,5 al giorno per farmacia. Peroni, in ogni caso, tiene anche a rimarcare le differenze tra realtà inglese e italiana. «Va bene liberare tempo da dedicare al cliente perché la funzione consulenziale è fondamentale» osserva «ma trasformare le farmacie in semplici punti di prelievo non è la soluzione. Ogni esercizio deve avere in magazzino tutto ciò che serve a partire dal farmaco etico, che resta il fulcro della professione. Alcuni servizi, come la telemedicina, possono integrare l’offerta perché sempre più pazienti li richiedono, ma la dispensazione del farmaco deve rimanere al centro».

Altri articoli sullo stesso tema