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Il caro-bolletta si fa sentire pure in farmacia: ad agosto aumenti anche di tre-quattro volte

Filiera

C’è voluto che passasse l’estate perché anche le farmacie – dopo ristoranti, bar e alberghi – sentissero la “sberla” del caro-elettricità. Con alcuni titolari che denunciano sull’anno incrementi delle spese anche di tre o quattro volte. Per raccogliere un po’ di casi basta una veloce setacciata nei social più frequentati dai farmacisti: nel gruppo Facebook Pillole d’informazione, per esempio, ci si può imbattere in un post dove in diversi hanno riproposto gli importi delle loro bollette: c’è per esempio il farmacista partenopeo che dichiara di avere pagato nell’ultimo bimestre 2.700 euro di elettricità, quando l’anno prima nello stesso periodo la spesa non superava i 600 euro; oppure c’è il titolare che riferisce di una bolletta per luglio-agosto da 6.500 euro, 4.500 in più sullo stesso periodo del 2021; un’altra farmacista campana denuncia un rincaro di mille euro su una bolletta che l’estate scorsa era da 800 euro, un titolare genovese riferisce di aumenti del 183% tra 2021 e 2022, un collega leccese racconta di una bolletta luglio-agosto che dai duemila euro del 2021 è salita quest’anno a 6.450.

Qualche caso arriva anche alla redazione di Pharmacy Scanner: come la farmacia del comasco che dai 360 euro circa dell’agosto 2021 si ritrova quest’anno a dover pagare più di 1.100 euro. «Da quello che vediamo noi» dice Pierluigi Mariano, direttore generale di Federfarma Milano «le bollette delle farmacie riguardanti luglio-agosto recano importi che in molti casi sono tre o addirittura quattro volte quelli dell’anno scorso. Ma conosciamo casi di farmacisti che si sono ritrovati con i costi addirittura quintuplicati».

Conferma le grandezze il commercialista Nicola Brunello: «Su un campione di 35 farmacie» riferisce «osserviamo nel quarto bimestre un aumento medio ponderato del 174% circa, da poco più di 700 euro a oltre 1.900. C’è però una forte difformità di casi: alcuni esercizi registrano incrementi del 22,3%, altri del 361,3%. Anche rispetto ai gestori la casistica è variegata».

Gli incrementi sembrano farsi meno drammatici se il periodo preso a riferimento sono i primi tre bimestri del 2022 anziché l’ultimo soltanto. I commercialisti bolognesi Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta, per esempio, hanno condotto con il collega Francesco Capri un’analisi su un campione statisticamente attendibile di farmacie emiliane: nei sei mesi, il costo in bolletta dell’energia elettrica è aumentato del 37,82% rispetto alla prima metà del 2021, con variazioni però differenziate in base al cluster: tra le farmacie urbane il rincaro si è fermato in media al +28,49%, tra le rurali è arrivato al +33,76%, tra le sussidiate ha toccato addirittura il +60,85%.

«Abbiamo anche effettuato un’analisi di regressione» spiegano a Pharmacy Scanner i tre commercialisti «i risultati sembrano dire che – almeno nel campione selezionato – i rincari della bolletta  non vanno imputati ai servizi in farmacia». L’asserzione sembra confermata indirettamente dai titolari che hanno raccontato la loro esperienza su Facebook: il problema, è la considerazione più diffusa, sono i rincari delle tariffe legate alla crisi ucraina e i consumi di aria condizionata per mantenere gli ambienti della farmacia sotto i 25°, per di più con il caldo eccezionale di quest’anno.

Ora che le temperature si sono fatte più miti l’impianto di condizionamento non dovrebbe più gravare sulla bolletta come ad agosto, tuttavia i costi in continuo aumento e l’avvicinarsi della stagione fredda (che invece soffierà sulle spese per il riscaldamento) consigliano il ricorso a contromisure. Quali? Sui social un farmacista caldeggia l’installazione di pannelli solari, che nel suo caso assicurano la produzione giornaliera di 10 Kwt (chilowattora). «È ora che le farmacie selezionino con cura i fornitori» è invece il consiglio di Emanuele Mormino, consulente delle farmacie indipendenti e founder di Pharmaway «ci sono compagnie che rispetto al mercato ti consentono di risparmiare anche il 10-15%».

Per Mormino, poi, è arrivato anche il momento di condividere con la clientela gli sforzi per un uso più accorto delle risorse. «Si può mettere all’ingresso un cartello che invita a chiudere la porta o non sostare sull’uscio quando si entra o si esce» dice «oppure affiggere un avviso che spiega perché è stata abbassata l’intensità delle luci d’ambiente. Ognuna di queste comunicazioni possono tradursi in un consiglio al cliente perché faccia lo stesso a casa propria, e la farmacia diventa così luogo non solo della salute ma anche della sostenibilità».

Per lo stesso motivo, occorre che i farmacisti comincino a ragionare sul concetto di azienda a impatto zero. «Si può pensare all’installazione di pannelli solari» continua Mormino «oppure all’utilizzo dell’elettricità in alternativa al gas. E ancora, va fatta una valutazione sull’opportunità di eliminare o ridurre le dispersioni, anche se questo può comportare interventi invasivi per quanto soggetti a probabili sgravi. Sono tutte misure da soppesare in relazione all’aumento dei costi: ognuno farà i suoi conti, la mia valutazione è che a fine anno le farmacie rischiano di ritrovarsi con un incremento delle spese per l’energia attorno al 50%».

Per molti titolari è un fardello che rischia di rivelarsi pesante, considerato che una buona parte dei loro fatturati riguarda un mercato, quello del farmaco etico, dove i prezzi sono rigidi. «È il problema delle cosiddette farmacie statiche» osserva Mormino «quelle cioè che fanno il 65-70% del giro d’affari sul farmaco con obbligo di ricetta e quindi faticano a stare dietro agli aumenti vertiginosi di questo periodo. Poiché la spesa energetica è ben poco comprimibile, queste farmacie – ma anche le altre – dovranno andare ad analizzare gli altri costi aziendali per ridurre tutto quello che si può, ma il fatto comunque è che la farmacia “vecchio modello” va rivista: occorre che il titolare cerchi nuove fonti di ricavo anche “esterne”. Penso per esempio al deblistering, oppure all’apertura di centri prelievi in locali diversi da quelli della farmacia, approfittando della famosa sentenza del Consiglio di Stato sul caso di Ferrara. Attenzione però: sono tutte ipotesi che vanno prese in considerazion, ma con un’analisi accurata del bacino d’utenza e della domanda. Altrimenti, si aggiungerebbero soltanto altri costi»

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