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Il 2023 sarà un anno positivo per la farmacia. Ma occhio alle incognite da inflazione e finanza

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La domanda che dall’inizio dell’anno sento farmi più spesso dai farmacisti è: «cosa ci dobbiamo aspettare nel 2023?». A tutti rispondo che a giudicare da com’è cominciato, questo sarà un anno proficuo per la farmacia. Per cominciare, gli ingressi continuano a crescere dopo essere tornati nel 2022 ai livelli pre-covid e oltre. Cito al riguardo i dati che Viki Nellas, responsabile Area ricerche di New Line, ha presentato a metà gennaio al corso di Restarting che Pharmaway ha organizzato a Roma: in media nell’anno appena concluso si sono contati 196 ingressi giornalieri a farmacia, una media che ci riporta indietro al 2018. In aggiunta, è opportuno notare che nell’ultimo anno l’online sembra avere rallentato la sua corsa, per gli effetti della ritrovata voglia di tante persone di tornare a frequentare le farmacie fisiche.

Questo non significa che il 2023 non sia accompagnato da incertezze o criticità. Direi anzi che i motivi di preoccupazione ci sono e vanno ricondotti in buona parte alla sfera economico-finanziaria. Nel 2022, come sappiamo, gli aumenti dei costi dell’energia sono stati destabilizzanti e hanno gravato anche sulle casse delle farmacie. Con l’inizio dell’anno si sono registrati ribassi importanti, ma ancora non siamo tornati ai valori che si registravano prima della guerra in Ucraina.

Un altro fenomeno da tenere sotto stretta osservazione è quello dell’inflazione, che anche in farmacia ha soffiato sui prezzi al pubblico. Per rendersene conto basta confrontare gli aumenti a valori che si registrano in alcuni segmenti merceologici con l’andamento dei volumi degli stessi segmenti: se, per esempio, il giro d’affari del cosmetico cresce del 2,5% e le confezioni vendute dello 0,3% soltanto, è evidente che dietro c’è una crescita dei prezzi a fronte di una sostanziale stagnazione della domanda.

Da mettere sotto la lente anche l’evoluzione dei tassi d’interesse: una decina di giorni fa la Bce ha aumentato il costo del denaro di un altro mezzo punto, decisione che ha innalzato al 3% l’indice di riferimento per le operazioni di rifinanziamento bancario. Per le farmacie fortemente indebitate questo può rappresentare una forte criticità, perché si rischiano aumenti consistenti degli oneri finanziari. Un esempio: chi sottoscriverà nel prossimo giugno un mutuo a 25 anni potrebbe trovarsi a pagare una rata superiore anche del 50% a quella di un mutuo acceso nel giugno 2022.

Ci sono farmacie che si ritrovano a pagare interessi passivi sull’indebitamento anche elevati, sovente a causa di un eccesso di esposizioni nel breve periodo. Non va dimenticato invece che gli investimenti hanno i loro tempi di metabolizzazione, quindi investimenti di breve periodo si dovrebbero pagare con esposizioni a breve termine; allo stesso modo, investimenti che si ammortizzano negli anni si sostengono con mutui e finanziamenti di lungo termine.

In passato una farmacia sana che disponeva di una buona liquidità faceva bene ad avere un certo indebitamento, poiché il costo del denaro era irrisorio; adesso invece occorre gestire il debito con grandissima accuratezza. Vedo molto raramente un’attenta analisi del cash flow, cioè della disponibilità di liquido per far fronte agli impegni in atto. Il cash flow è importantissimo nel controllo di gestione e se non viene accuratamente analizzato si rischia di andare incontro a crisi di solvenza.

Un’altra criticità è rappresentata dai maggiori 0neri che i distributori intermedi hanno riversato negli ultimi mesi sulle farmacie: incremento degli interessi sulle dilazioni di pagamento oltre 30 giorni, fee sulle consegne eccetera. Merita una menzione anche la diminuzione dello sconto sui farmaci e sui prodotti difficilmente reperibili e mancanti. Questa è una legge di mercato: in regime di scarsità i prezzi salgono. A questo si aggiunge il rincaro degli affitti: pochi se ne sono accorti ma di recente l’Istat ha ufficializzato l’aggiornamento 2023, il cui incremento corrisponde all’8%.

Infine, a causa della difficoltà di reperimento e gestione delle risorse umane, il costo medio per il personale è diventato più oneroso, con una crescita delle remunerazioni medie e delle eventuali premialità che spesso diventano parte integrante del salario. Tirando le somme, è evidente che anche quest’anno il farmacista titolare dovrà arricchire il suo bagaglio professionale con competenze di carattere economico-finanziario, indispensabili per intervenire con strategie e correttivi e ottimizzare le proprie finanze.

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