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Etichettatura ambientale, nel cura persona allineamento a norme europee ancora limitato

Extracanale

Sono ancora pochi i prodotti del cura persona che sulle confezioni forniscono indicazioni e specifiche sulla sostenibilità del packaging: soltanto il 36,3% delle referenze riporta la codifica del materiale di cui è composto l’imballaggio; meno di una su tre specifica la tipologia dell’imballaggio e il suo corretto smaltimento, appena il 3,3% fornisce informazioni aggiuntive per una raccolta differenziata ottimale; lo 0,2% dà istruzioni sulla compostabilità del packaging e infine lo 0,1% dei prodotti rerca link o codici Qr che indirizzano a risorse digitali dove raccogliere informazioni ambientali supplementari.

I numeri arrivano dall’ultima edizione dello studio Identipack, condotto dall’Osservatorio sull’etichettatura ambientale del packaging lanciato congiuntamente dal consorzio Conai e GS1 Italy in collaborazione con NielsenIQ. L’obiettivo dell’indagine è quello di monitorare la presenza sul packaging delle informazioni ambientali obbligatorie e di quelle facoltative, come marchi e certificazioni, nonché i suggerimenti per una raccolta differenziata di qualità. La quarta edizione, rilasciata nei giorni scorsi, ha messo sotto la lente oltre 136 mila prodotti digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy al 30 giugno 2023 e combinati con i dati del venduto provenienti da NielsenIQ. Il campo d’osservazione, quindi, è quello del Largo consumo e le analisi abbracciano le referenze che si incontrano sugli scaffali della gdo, ma la fotografia risultante offre al mondo della farmacia utili elementi di raffronto.

La legislazione di riferimento è costituita dal d.lgs 116/2020, che recepisce le direttive Ue 2018/851 e 2018/852 su imballaggi e rifiuti di imballaggio. Il decreto, nello specifico, ha introdotto l’obbligo dell’etichettatura ambientale per tutti gli imballaggi inviati al consumo in Italia dal primo gennaio 2023, salvo l’esaurimento delle scorte che alla stessa data risultavano già immesse sul mercato e/o etichettate. In particolare (come specifica il decreto ministeriale 360/2022, che detta le Linee guida per il corretto adempimento degli obblighi di legge) la normativa distingue tra gli imballaggi destinati al consumatore, che devono indicare il materiale di cui sono composti e fornire le istruzioni sul corretto conferimento a fine vita, e gli imballaggi destinati al circuito commerciale e industriale, che devono riportare la sola codifica identificativa del materiale. Per quanto concerne la comunicazione delle informazioni ambientali, invece, le Linee guida consentono il ricorso a strumenti digitali come app, Qr code, siti web e altro ancora, oppure (nel caso dei soli imballaggi destinati al canale commerciale e industriale) documenti di trasporto, schede tecniche, o altro.

 

Etichettatura ambientale, % referenze che applicano norme (gdo)

 

Come detto, nella categoria merceologica del cura persona il livello di applicazione della normativa europea è ancora limitato, almeno per quanto concerne i prodotti commercializzati sugli scaffali di iper e supermercati. In particolare, sono il 36,3% del totale i prodotti (referenze) dell’igiene e bellezza che riportano la codifica identificativa del materiale di cui sono composti (fanno peggio soltanto il comparto ittico, bevande e petcare, vedi sopra); sono il 32,2% i prodotti che indicano la tipologia d’imballaggio e il corretto conferimento in raccolta differenziata (dietro soltanto le bevande); sono lo 0,2% i prodotti del cura persona che certificano la compostabilità del packaging, il 3,3% quelli che forniscono informazioni aggiuntive per una raccolta differenziata di qualità e lo 0,1% le referenze che consentono al consumatore di consultare in formato digitale le informazioni ambientali. L’unica classifica in cui il comparto eccelle sugli altri, così, è quello relativo alla presenza on-pack di marchi o dichiarazioni ambientali volontarie, cioè adottate liberamente dalle aziende produttrici: compaiono sull’8,1% dei prodotti della categoria, a fronte di una media complessiva (largo consumo) del 7,6%.

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