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Si chiama Farmagorà l’ultima società di capitali entrata nel Monopoli delle farmacie

Filiera

Non ci sono le farmacie taglia XL dei centri metropolitani o dei grandi capoluoghi, ma gli esercizi di fascia media che coprono periferie e comuni della provincia nel mirino di Farmagorà, l’ultima società di capitali entrata nel “Monopoli” aperto dalla Legge sulla concorrenza. Lo spiegano a Pharmacy Scanner i due co-founder e co-ceo della spa, Francesco Carantani e Marco Premoli: nata nel settembre dell’anno scorso, la holding ha iniziato a muoversi nel mercato delle farmacie da questa primavera e conta attualmente quattro esercizi già acquistati e contrattualizzati, più diverse negoziazioni in corso. E vede tra i suoi soci alcune importanti famiglie dell’imprenditoria italiana, «Da quando siamo partiti abbiamo visto più di 130 farmacie» racconta Premoli, manager con oltre 20 anni di esperienza nel retail (ha creato la catena del pet Maxi Zoo e il format gioiellerie di Stroili Oro) «è un lavoro di “cherry picking” che richiede tempo e fatica, anche perché ci siamo impegnati a rispettare scrupolosamente i nostri criteri di selezione». «Non cerchiamo le grandi farmacie di città» aggiunge Carantani, figlio e nipote di farmacisti, un curriculum che comprende diversi ruoli di vertice in società dell’industria e della distribuzione tra le quali Comifar «puntiamo invece sui presidi della periferia extra-urbana e dei comuni che costellano la cosiddetta provincia, quelli da 5-10mila abitanti nei quali la farmacia è il primo punto di riferimento per la popolazione. E a contendersi il territorio non sono più di due o tre esercizi».

 

Nelle foto i due co-founder e co-ceo di Farmagorà: Francesco Carantani e Marco Premoli.

 

Il cluster, come si dice in gergo, è quello dei presidi di prossimità o di relazione. «Il nostro target sono le farmacie con un giro d’affari di 1-1,5 milioni di euro, al massimo due» riprende Carantani «siamo convinti, infatti, che una catena imperniata su questo format di esercizi, dove sono centrali il livello di servizio e di relazione, possa generare importanti opportunità: puntiamo a incrementare il traffico lavorando sui nuovi servizi così come sul lay out e sul category, senza dimenticare che nel contesto extra-urbano costi e affitti sono più sostenibili». L’obiettivo a tre anni, in particolare, è quello di acquisire una cinquantina di farmacie, con una progressione di un nuovo contratto al mese. «Ameno in questa prima fase vogliamo procedere senza fretta» precisa Premoli «dopo ogni acquisizione cominciamo a pensare alla successiva soltanto una volta completata l’integrazione del nuovo esercizio. E nel primo anno faremo tesoro dell’esperienza e degli errori che eventualmente commetteremo».

Rientra nella stessa strategia la decisione di costruire prima l’impalcatura del gruppo e soltanto dopo cominciare con gli acquisti. «Abbiamo già l’accademy interna che dovrà occuparsi della formazione dei nostri farmacisti» conferma Carantani «e un pacchetto digitale per la comunicazione con il consumatore omnichannel che comprende app e portale del gruppo. Niente e-commerce, però: come abbiamo detto il nostro modello è la farmacia di prossimità e di relazione, per ora l’online non ci interessa».

Anche nel management le caselle più importanti sono già biffate: il cfo è Antonio Vallo, che vanta una consolidata esperienza in M&A, il direttore Innovazione e Sviluppo professionale è invece Sara Zucca, farmacista, che ha lavorato a brand identity, loyalty e innovation e ha già collaborato ai progetti di Spem, Essere Benessere e Valore Salute.. «Abbiamo capito che per il format di farmacia al quale puntiamo» spiega Premoli «occorre mettere prima a terra l’impalcatura principale del network e solo dopo iniziare a comprare: non si può costruire una catena di farmacie di prossimità senza intervenire da subito sulla formazione del personale, sull’integrazione dei processi, sulla standardizzazione del servizio, sul team assessment. Costruire una rete tassello dopo tassello non è facile, ogni nuovo arrivo comporta sempre qualche patimento. Non a caso, abbiamo in organico anche una figura di “integration manager”, il cui lavoro è quello di accompagnare nella rete le nuove farmacie»

I due manager, inoltre, mettono subito in chiaro le regole d’ingaggio riguardo ai livelli occupazionali: «Nelle farmacie acquistate garantiamo i posti di lavoro e anzi vogliamo investire su nuove figure» assicurano «siamo anche disponibili a offrire una partecipazione minoritaria al titolare che vende, anche se finora le farmacie acquistate sono state rilevate al 100%». Tutto già deciso, infine, anche per l’insegna della nuova rete: Farmagorà, come il nome della spa.

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