Da Gfk i nuovi significati dello stare bene secondo gli italiani

Consumatore

Una farmacia che vuole accreditarsi nei confronti del consumatore italiano come il luogo non solo della salute ma anche della prevenzione e del benessere deve stare dietro ai cambiamenti semantici che questi stessi concetti – salute, prevenzione, benessere – subiscono nel vissuto collettivo. Arrivano allora indicazioni d’indubbio interesse anche per i farmacisti titolari dall’indagine che Gfk ha condotto di recente su un campione di oltre 23mila persone di 17 Paesi (tra i quali l’Italia) per chiedere cosa e come gli individui si tengono in forma. Le riposte raccolte citano abitudini diffuse come un’adeguata attività fisica, una buona alimentazione e un sufficiente riposo, ma c’è anche chi chiama in causa pratiche meno scontate come stare con la propria famiglia o con gli amici, anche a quattro zampe (e una riflessione sulla crescente rilevanza del mercato pet viene quasi spontanea). Più in generale, dalla ricerca emerge netta l’indicazione che il concetto di benessere cui fanno riferimento gli italiani sta evolvendo e la farmacia non può non tenerne conto.

  Indagine 2017 % Variazione 2017 vs 2014
Mangiare alimenti sani e nutrienti 66% +7%
Passare del tempo con famiglia, amici o animali domestici 62% +5%
Dormire a sufficienza 62% +8%
Tenersi in esercizio 59% +6%
Usare prodotti per la cura personale o la bellezza 44% +3%
Fare una pausa dalla tecnologia 30% +8%
Seguire una dieta specifica 25% +9%
Meditate o usate altre tecniche di rilassamento 16% +3%
Utilizzate rimedi alternativi (naturali, olistici ecc.) 16% +7%
Ricorrere alla chirurgia estetica (comprese gli interventi ai denti) 5% +2%
Nessuna di queste 2% -1%

Per gli italiani il benessere passa innanzitutto dalla tavola: il 66% degli intervistati è convinto che «mangiare alimenti sani e nutrienti» sia fondamentale per rimanere in forma. Uno su quattro ammette di seguire una dieta specifica e il 59% svolge un’attività fisica di qualche tipo per rimanere in salute. Dalle risposte dei nostri connazionali emerge anche qualche sorpresa: al secondo posto tra le attività che generano benessere si piazza infatti il «passare del tempo con famiglia, amici o animali domestici», citato dal 62% degli italiani. Per stare meglio, in altri termini, non basta curare il proprio fisico ma è importante vivere momenti appaganti con le persone cui vogliamo bene. Magari spegnendo il cellulare, come sembra consigliare quel 30% di italiani che individua lo stare bene con il prendersi una pausa dalla tecnologia.

Messe a confronto le risposte raccolte quest’anno con quelle registrate nel 2014 da GfK con la ricerca precedente, spiccano all’occhio alcune tendenze. Il tema del cibo come ingrediente del benessere diventa sempre più centrale: rispetto al 2014, infatti, «seguire una dieta specifica» cresce del 9% e «mangiare alimenti sani e nutrienti» del 7%. Per stare meglio, si ricorre sempre più spesso a soluzioni “non convenzionali”, come dimostra il numero crescente di persone che dichiara di utilizzare rimedi alternativi, naturali od olistici (+7%).

Da uomini e donne, peraltro, arrivano risposte talvolta differenti: per le donne stare bene significa innanzitutto mangiano sano (68% contro il 64% degli uomini), passare del tempo con amici e parenti (63% contro il 60%) e usare prodotti per la cura del corpo e la bellezza (52% contro il 37%). Al contrario, gli uomini per stare meglio considerano più importante dormire quanto serve (64% contro il 61% delle donne) e ricorrere alla meditazione o altre tecniche di rilassamento (18% contro il 15%).

Tendenze diversificate anche da un’analisi per fasce d’età. I ventenni sono più propensi a mantenersi in forma attraverso l’esercizio fisico (64%), il ricorso alla meditazione (20%) e ai rimedi alternativi (20%). Nella fascia 30-39 anni gli italiani danno maggiore importanza a mangiare in maniera salutare (70%), dormire abbastanza (67%) e passare del tempo con la famiglia. Per i quarantenni, il benessere passa in prima battuta dall’utilizzo di prodotti per la cura del corpo (50%) e il “digital detox” (pausa dalla tecnologia, 35%).

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