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Germania, che cosa c’è dietro allo stop di Sandoz agli acquisti diretti delle farmacie

Filiera

In Germania Sandoz ha comunicato nei giorni scorsi che non accetterà più ordini diretti dalle farmacie per i suoi generici a marchio Hexal. La decisione, come scrive in un articolo Apotheke Adhoc, discende dalla progressiva contrazione che gli acquisti diretti hanno fatto registrare da alcuni anni a questa parte. «La domanda di consegna dirette da parte delle farmacie» conferma alla rivista Wolfgang Späth, componente del cda del gruppo «è in calo a seguito di alcuni cambiamenti significativi nel quadro generale».

Per il manager tedesco, in particolare, incidono innanzitutto i costi di gestione che le farmacie devono sostenere per gli ordini diretti, in costante crescita, ma pesano anche le carenze di personale (che obbliga le farmacie ad alleggerire il carico amministrativo) e i servizi logistici sempre più strutturati che i grossisti offrono alle farmacie quando comprano da loro.

Per tale motivo, prosegue Späth «abbiamo adottato la scelta strategica di non effettuare più consegne dirette». L’indicazione è stata trasmessa alle farmacie con una lettera che, riferisce Apotheke Adhoc, le invita a effettuare gli ordini attraverso il loro grossista preferito. Tutti gli ordini diretti a Hexal, spiega il gruppo, dovranno passare dal distributore intermedio, anche se i farmacisti potranno continuare a effettuare i loro ordini attraverso la forza vendita dell’azienda.

La novità, spiega la rivista, è stata un fulmine a ciel sereno per molte farmacie tedesche, considerato che Hexal è cresciuta negli anni proprio grazie agli ordini diretti. La divisione generici era stata quotata un anno fa in borsa dalla casa madre, Novartis. «Acquistare dal produttore è di solito più conveniente che comprare dal grossista» ha commentato ad Apotheke Adhoc un farmacista tedesco «speriamo che altri produttori continuino ad accettare gli ordini diretti, non dimentichiamo che di solito è più facile trovare un mancante dal produttore piuttosto che dal distributore».

Ma in realtà dietro alla decisione di Sandoz ci sono anche altre ragioni, che risalgono alla sentenza con cui a febbraio Corte federale di giustizia era intervenuta sugli sconti che la filiera (e in particolare i distributori) erano soliti praticare alle farmacie. Per i giudici, in sostanza, i ribassi concessi dai grossisti non possono eccedere la quota variabile della loro remunerazione (il 3,15% sul prezzo ex-factory), cioè non possono intaccare la loro quota fissa (70 centesimi a confezione). La sentenza ha fatto parecchio discutere, perché erano diversi i distributori che (in modo non molto dissimile da ciò che avviene in Italia) abbondavano negli sconti pur di acquisire fette di mercato. Poi, da maggio, la seconda sorpresa: forti dei pareri sulla sentenza provenienti da consulenti e legali, diverse aziende produttrici (Abbvie, per dirne una) hanno cominciato a loro volta a revocare gli sconti che venivano concessi alle farmacie sugli acquisti diretti, di solito per pagamenti anticipati o sotto i 30 giorni. Qualche grossista italiano potrebbe trovare interessante il caso.

 

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