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Generici, Swg: italiani più aperti, ma un terzo ha ancora dubbi. La differenza la fa l’informazione

Consumatore

Nonostante i farmaci generici siano ormai utilizzati nel nostro Paese da 25 anni, quasi un italiano su tre continua ad avere dubbi sulla loro piena equivalenza con i cosiddetti “branded”, anche se – complici forse inflazione e congiuntura – cresce la sensibilità per il risparmio che assicurano gli off patent. Lo rivela l’indagine realizzata da Swg per conto di Cittadinanzattiva nell’ambito della campagna di comunicazione Ioequivalgo, che l’associazione promuove dal 2016 a cadenza annuale per sostenere il consumo di off patent. Condotta mediante interviste realizzate tra la fine di aprile e l’inizio di maggio su un campione rappresentativo di 2.500 individui, la ricerca rivela una progressiva apertura degli italiani per l’equivalente, anche resta consistente il ritardo con i Paesi europei dove la cultura del generico è più matura.

 

Farmaci, frequenza di acquisto negli ultimi 12 mesi

 

In particolare, dice Swg, quasi tre quarti degli italiani ha acquistato abitualmente un generico nell’ultimo anno, così come aumenta la quota dei connazionali che li richiede espressamente al farmacista. Inoltre crescono gli intervistati (+3%) che dichiarano con certezza di preferire un farmaco equivalente (47%), mentre tra chi sceglie esclusivamente farmaci di marca sale la quota di coloro che dichiarano di farlo perché raramente il farmacista propone l’alternativa “unbranded”.

 

Generico vs branded, preferenze di acquisto e motivazioni

 

In particolare, quasi un italiano su due preferisce acquistare un farmaco equivalente e un terzo fa affidamento ai consigli di medici e farmacisti. Tra chi propende per i farmaci di marca, invece, cala la percezione che generico e branded non abbiano la stessa efficacia, ma sale dal 6 al 10% la quota di chi afferma che i farmacisti raramente consigliano l’equivalente.

 

Equivalenti, propensione per categorie terapeutiche

 

In crescita anche la propensione a preferire gli equivalenti per categorie come antidolorifici e antinfiammatori, mentre c’è minore interesse per antidepressivi, farmaci per la disfunzione erettile, antipsicotici e anticoncezionali.

 

Propensione al generico: diffidenti (arancione), indifferenti (azzurro), aperti (blu)

 

Diventano allora un utile supporto per il farmacista che consiglia il generico (come vuole la legge) i tre “identikit” con cui Swg fotografa gli italiani in base alla loro propensione verso il generico. I “diffidenti” rappresentano il 28% del Paese e sono in prevalenza donne (55%), hanno 65 anni o più (uno su quattro), risiede in prevalenza nel Nordovest (ancora uno su quattro), ha un livello di istruzione medio (uno su due) e non conosce i farmaci equivalenti (tre su quattro). Gli italiani che mostrano una propensione al generico elevata, dal canto loro, mostrano un profilo sociodemografico non molto differente dal primo gruppo ma si distinguono nettamente per un’elevata conoscenza di che cosa è il generico e una più marcata apertura nei confronti del farmaco come risorsa per la salute (33 vs 29%). «I soggetti con un basso livello di informazione sui temi legati alla salute e con una scarsa conoscenza dei farmaci equivalenti» è la sintesi finale di Swg  «hanno una propensione e familiarità medio-bassa nei confronti dei farmaci equivalenti. Al contrario, gli italiani con una maggiore conoscenza e attitudine positiva al farmaco sono i più inclini all’acquisto di farmaci equivalenti».

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