Servirà ancora un po’ per trovare la quadra al tavolo dove Autorità garante della concorrenza da una parte e Cef più Unico dall’altra si stanno confrontando su numeri ed equilibri del progetto di fusione dei due distributori in QFarma, la newco con sede a Brescia. È la valutazione che circola tra gli addetti ai lavori dopo i primi incontri con l’Antitrust – l’ultimo una settimana fa – per discutere dei rilievi mossi a metà maggio dallo stesso Garante sull’integrazione dei due gruppi della distribuzione farmaceutica. Come si ricorderà, l’Authority aveva appuntato una bandierina rossa su «undici mercati locali», dove la fusione e quindi l’integrazione dei magazzini delle due società finirebbe per incidere «significativamente» sulla competizione di settore.
La negoziazione segue un copione già collaudato in molti altri precedenti, relativi anche ad altri comparti economici: una volta che l’Authority ha individuato le aree “a rischio”, sta alle aziende interessate fare proposte sulle strutture da cedere alla concorrenza o sugli interventi con cui “normalizzare” i rapporti di forza. Secondo alcuni rumors, nell’incontro della settimana scorsa la cooperativa bresciana avrebbe presentato un primo elenco di misure, giudicato però insufficiente dall’Antitrust.
Ci saranno ovviamente altri incontri, l’esito di quello della settimana scorsa tuttavia – laddove fossero confermate le indiscrezioni – indurrebbe a ritenere molto probabile che la trattativa con il Garante si protrarrà anche a luglio con l’eventualità quindi di una chiusura verso fine mese o anche oltre. Al tavolo con Cef-Unico, in particolare, sarebbe stato citato il caso dell’acquisizione di McKesson Europe da parte del gruppo Phoenix: nell’estate 2022 l’antitrust francese aveva avviato sull’operazione un’istruttoria molto simile a quella aperta dal Garante italiano, con la perimetrazione dei mercati locali attorno ai depositi delle due multinazionali e la conclusione che per avere luce verde Phoenix avrebbe dovuto garantire ai gruppi d’acquisto francesi la possibilità di rescindere i contratti anticipatamente e senza penali.
Ma fa precedente anche l’acquisto nell’autunno 2019 della catena Auchan (gdo) da parte di Conad: nel gennaio 2020 l’Antitrust intervenne con una delibera che individuava 147 sovrapposizioni in altrettanti mercati locali; seguì nel marzo successivo un accordo con cui Conad si impegnava a cedere alla concorrenza una trentina tra iper e supermercati, che vennero poi dismessi per la fine di quell’anno a insegne concorrenti.
I due casi esemplificano il dilemma attorno alla quale ruotano le stime sui tempi che prenderà la fusione tra Cef e Unico. Se l’Antitrust si accontenterà di richieste come quelle dell’omologo francese, l’integrazione potrebbe chiudersi rapidamente. Se invece l’Autorità garante porrà tra le condizioni la cessione alla concorrenza di qualche magazzino, i tempi potrebbero dilatarsi. Anche perché, a quanto pare, il proposito di Cef-Unico è quello di cedere nell’eventualità non i magazzini (singolarmente) ma il ramo d’azienda; quindi chi acquisterà dovrà sudare parecchio per conservare le farmacie clienti che si approvvigionano da quella struttura. Le trattative che nel caso verranno, in sostanza, potrebbero prendere il loro tempo, anche se (sempre secondo alcuni rumors) qualche concorrente si sarebbe già fatto vivo per sondare umori e orientamenti della cooperativa.
Ad accrescere il pessimismo degli osservatori sui “papabili” pronti a rilevare le strutture che verranno vendute, poi, c’è lo stato di salute attuale della distribuzione intermedia. Giugno è il mese in cui si approvano i bilanci e i primi consuntivi pubblicati confermano i timori dei mesi passati: se società come Unifarm e So.farma.morra chiudono con un attivo in crescita e altre, come Farmacentro, confermano il positivo di un anno fa, sono in buon numero anche le aziende che mandano segnali di debolezza (per esempio Alliance Healthcare, con un passivo in netto peggioramento, e Farvima, che ancora non ha pubblicato il consuntivo ma sta affrontando un momento difficile). Questo per dire che la platea dei potenziali interessati ai magazzini di cui si dovrà disfare QFarma non è particolarmente numerosa, e come noto domanda e offerta seguono lo stesso passo. Sarà un’estate senz’altro calda.