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Federsalus: da covid effetti negativi per il 60% delle aziende, ma tra le medie imprese una su due riesce a crescere

Mercato

Più di 9 aziende su dieci, tra le imprese del comparto integratori alimentari associate a Federsalus, dichiarano di avere sentito gli effetti dell’emergenza epidemica e delle misure di contenimento adottate dalle autorità. In particolare, una su tre dichiara di avere patito ordini inevasi, quasi due su tre rallentamenti nella produzione o nei fatturati e poco meno di una su due blocchi della propria rete vendita. E’ quanto riferisce la survey condotta da Federsalus tra il 27 marzo e il 3 aprile mediante interviste a 87 aziende, il 75% di piccole dimensioni, il 16% medie e il 9% grandi; imprese a marchio nel 54% dei casi, contoterziste per il 17% e produttrici di materie prime per il 23% (più un 6% di «altre»).

Le evidenze che emergono dalla ricerca forniscono un’immagine in chiaroscuro: il 59% delle imprese denuncia impatti negativi sui fatturati (tra le piccole la quota sale al 62%), un terzo riporta invece effetti positivi (tra le realtà di medie dimensioni sono il 43%). Il fenomeno degli ordini inevasi, dal canto suo, ha colpito il 34% delle aziende intervistate ma tra le piccole la quota sale al 42%, tra i produttori di materie prime al 50%. E in più, un’impresa su due ammette di avere avuto danni dalla mancata partecipazione o dal rinvio di fiere o eventi promozionali.

 

Effetti dell’emergenza sui fatturati secondo le aziende di integratori

 

Il 22% delle aziende intervistate, così, ha dovuto fare ricorso alla cassa integrazione; ma l’incidenza sale al 26% tra le piccole, crolla al 7% tra le medie e risale al 13% tra le grandi. L’analisi per tipologia d’impresa, invece, dice che hanno fatto più ricorso all’ammortizzatore sociale della Cig le aziende a marchio (26%), i produttori di materie prime (26%) e la categoria delle imprese “altro”, dove si arriva al 40%.

 

Cassa integrazione per un’impresa su cinque

 

Massiccio, nel comparto integratori, il ricorso allo smart working: ha adottato il lavoro da remoto l’89% delle aziende intervistate, ma tra le medie imprese la quota sale al 93% e tra le grandi arriva addirittura al 100% (ossia le otto aziende di questa categoria, rappresentata dalle realtà con 250 o più dipendenti); tra le aziende a marchio, invece, ha fatti ricorso allo smart working il 91% delle intervistate, tra i produttori di materie prime il 95%.

 

Smart working, quante aziende l’hanno adottato e quante lo faranno

 

Infine, il 48% delle imprese (sempre tra le 87 associate a Federsalus che hanno risposto alla survey) dichiara di avere fatto ricorso a misure per la prevenzione di crisi di liquidità. Tra le piccole la quota cresce al 50%, tra le grandi cala al 38%.

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