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Federfarmaco cambia rotta e si trasforma in incubatore di sinergie

Filiera

Punta su nuove rotte la bussola di Federfarmaco, la società di servizi controllata dalle 26 aziende dei farmacisti che operano nella distribuzione farmaceutica. A imprimere un giro di timone il “triumvirato” che da maggio regge le redini della spa, dove le tre cooperative più importanti per quota di mercato figurano con i loro massimi dirigenti: alla presidenza Francesco Turrin (Unione farmacisti liguri, gruppo Unifarm), alla vicepresidenza Vittorino Losio (Cef) e Claudio Falini (Farmacentro). Parrebbe lottizzazione, è invece un’attestazione di responsabilità: i tre azionisti “di riferimento” della società di servizi escono allo scoperto e prendono in mano il volante di Federfarmaco per aggiornarne la mission. Che rimane quella di sostenere la competitività delle cooperative e delle farmacie clienti, ma con nuovi strumenti e rinnovate strategie. Conferma a Pharmacy Scanner lo stesso Turrin, che passa in rassegna i punti cardinali del nuovo corso.

Presidente, che cosa cambia in Federfarmaco con il nuovo cda?
In sintesi imbocchiamo nuovi percorsi di sviluppo, cambiano scelte e priorità. Cresce l’attenzione per quegli asset che finora erano stati tenuti nelle retrovie, mentre altre attività considerate finora strategiche, come la negoziazione centralizzata e gli accordi con l’industria, potrebbero uscire ridimensionate dall’evoluzione del mercato.

A quali asset si riferisce?
Parlo per esempio di Farmaplan, la piattaforma di business intelligence che raccoglie esperienze e performance di vendita di oltre 2.500 farmacie; parlo di Sec, la nostra carta salute che consente di tracciare il consumo dei farmaci abbinandoli al singolo codice fiscale, e di Profar, la private label della farmacia indipendente. Ma mi riferisco anche a diversi altri strumenti, alcuni dei quali ancora allo stato embrionale. Il cambiamento in atto nella farmacia e quanto potrebbe seguire se e quando il ddl concorrenza diventerà legge rende queste risorse un vero e proprio “tesoretto”, che Federfarmaco vuole mettere a disposizione di cooperative e farmacie.

Parliamo di Profar: al contrario di altri canali, in farmacia la mdd (marca del distributore) fa ancora fatica ad affermarsi…
E’ vero, pesa un vuoto formativo e informativo nei confronti dei titolari. Manca una cultura del margine in senso pieno e manca anche la percezione dell’appartenenza, forse anche perché in partenza è stato commesso qualche errore. Ma va detto che i risultati della linea Profar continuano a essere lusinghieri: nel primo semestre di quest’anno il giro d’affari sale di oltre il 52% sullo stesso periodo del 2016 e le stime per la fine dell’anno parlano di una crescita di quasi il 36%. Abbiamo in programma 25 nuovi lanci da qui a dicembre e di recente abbiamo concluso con Terme di Sirmione una joint venture che ha portato al lancio, in questi giorni, di una nuova linea dermocosmetica, Purotherm.

Torniamo a Farmaplan…
Vogliamo affinare la piattaforma e cercare nuovi partner tecnologici, perché l’obiettivo è quello di mettere questo strumento al servizio non solo delle farmacie ma anche delle reti, per la misurazione delle performance e lo sviluppo del know how. Per esempio nel category: il nostro database, che viene già utilizzato da Farmadati e QuintilesIms, aiuta a strutturare l’offerta in base alle esigenze della clientela anziché per marchi ed è perfettamente integrabile nel gestionale della farmacia. E’ un potente sistema che consente a chi lo utilizza di assumere la regia del category o verificarne l’efficacia.

Le farmacie stanno vivendo un’epoca di forte cambiamento, l’ha detto anche lei. In questo contesto, qual è il ruolo che vuole recitare Federfarmaco?
Puntiamo a renderlo un incubatore di sinergie, perché crediamo nel valore del fare assieme. Senza doppioni e sovrapposizioni, però, perché poi questi errori si pagano. Chi è venuto prima di noi ha dotato Federfarmaco di alcune macchine da guerra che possono garantire indipendenza e competitività alle farmacie dei farmacisti, sono strumenti che moltiplicano il proprio valore se affidati alle reti perché ormai il tempo dei lupi solitari è finito. Soltanto network e aggregazioni possono mettere in campo un’adeguata capacità progettuale, le farmacie in singolo hanno un futuro a breve termine.

 

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