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Federfarma Servizi apre al capitale, purché “etico” e non maggioritario

Filiera

Il ddl concorrenza è ormai legge e Federfarma Servizi si adegua al nuovo corso con una modifica statutaria che apre l’associazione alle cooperative e alle società di servizi in cui dovessero mettere piede soci di capitale. A patto che la presenza non superi il 50% e la mission societaria rimanga quella di fare distribuzione. «Andiamo verso uno scenario in cui i rapporti tra grossisti e farmacie saranno sempre più stretti» spiega a Pharmacy Scanner il presidente di Federfarma Servizi, Antonello Mirone «e in cui la proprietà delle imprese vedrà sempre più spesso la commistione di capitale e professione. L’adeguamento statutario è un atto dovuto per non costringere i nostri associati all’emarginazione nel mercato che verrà».

Gli scenari che Mirone prefigura per il futuro prossimo venturo ricordano le combinazioni di certi giochi di carte: «Potremo avere cooperative che si ritrovano tra i soci farmacie passate sotto il controllo del capitale, oppure società di servizi che aprono a investitori non farmacisti per crescere e svilupparsi. Parafrasando un noto adagio, non tutto il capitale viene per nuocere e la modifica impartita allo statuto non fa altro che recepire tale considerazione».

L’importante, come detto, è che i soci non farmacisti mantengano una presenza non superiore al 50%. «Questa è la condicio sine qua non» conferma Mirone «ma non la sola. Federfarma Servizi valuterà comunque ogni singola richiesta di adesione analizzando in dettaglio statuto e scopo sociale dell’impresa, in modo da verificare che governance e intenti siano in linea con i principi in cui l’associazione si riconosce. In particolare, i nostri associati devono dimostrare che il loro obiettivo è quello di fare distribuzione, non fagocitare farmacie».

Questo, peraltro, non significa che Federfarma Servizi sia contraria all’idea che le sue associate concludano operazioni di integrazione verticale. «E’ vero» ammette Mirone «non escludiamo che le cooperative possano acquisire farmacie di proprietà ed eventualmente gestirle in catena. E non ci vediamo niente di male: se una farmacia vende perché è in difficoltà, meglio che ad acquistare sia una società dei farmacisti anziché una multinazionale. Se poi all’origine c’è un indebitamento, giusto che la cooperativa recuperi i propri crediti entrando nella gestione piuttosto che ritrovarsi a propria volta in difficoltà».

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