Calano i clienti che usufruiscono delle sue prestazioni ma la farmacia dei servizi continua a riscuotere un elevato gradimento. È la pagella che arriva dalla IV edizione della ricerca Outlook Salute Italia, con cui Deloitte misura a cadenza annuale i consumi sanitari degli italiani e la loro soddisfazione per il sistema di cure. Basata su interviste Cawi condotte nel febbraio 2024 su un campione di 3.800 adulti (rappresentativo delle opinioni e dei comportamenti della popolazione maggiorenne), l’indagine evidenzia una domanda di prestazioni sanitarie in progressivo calo rispetto al pre-pandemia. In particolare, scrivono i ricercatori, «si registra una contrazione nel ricorso ai medici di medicina generale, alla diagnostica strumentale e alle cure odontoiatriche». Rimane invece alta e prevalente la richiesta di visite specialistiche, esami di laboratorio e attività di prevenzione, vaccinazioni incluse.
Per quanto concerne la prevenzione, i servizi di cui gli italiani hanno usufruito nel 2023 sono – nell’ordine – le vaccinazioni (40%), i pacchetti di check up completi (24%) e le campagne di screening oncologico (23%). La tendenza, riguardo ai controlli preventivi, è quella di rivolgersi sempre più spesso a canali specialistici, forse per un evoluzione culturale del consumatore di servizi sanitari.
La capacità di spesa rimane anche nel 2023 il fattore che più di tutti spiega le disparità di accesso ad alcune prestazioni sanitarie. Usufruisce delle visite specialistiche, per esempio, il 72% degli intervistati che hanno un reddito mensile familiare sopra i 2.500 euro e il 68% di chi ha un reddito familiare basso. Fa prevenzione il 60% delle persone con reddito medio-alto e il 39% di quelle con reddito basso. Anche le disparità geografiche hanno il loro peso: per le visite specialistiche si registra un leggero gap tra i residenti di Sud/Isole e quelli del Centro/Nord; per le attività di prevenzione, si rilevano invece tassi nettamente differenti tra fruitori del Centro/Nord e del Sud/Isole (picco più alto nel Nord-Est, 58%, più basso nelle Isole, 45%). Attenzione però: le preoccupazioni legate ai costi della salute sono in crescita anche tra le fasce con reddito elevato, dal 34% del 2022 al 57% dell’anno scorso.
Comunque sia, per gli italiani il Ssn resta centrale e rappresenta la prima scelta, con libera professione intramoenia e strutture private subito a seguire. In particolare, le prestazioni per le quali in prima battuta ci si rivolge al Ssn sono le attività di prevenzione (49%), gli interventi di chirurgia maggiore (42%) e gli interventi di chirurgia minore (33%). Rispetto al 2022 la tendenza a rivolgersi al pubblico è in aumento per le attività di prevenzione, mentre per gli interventi di chirurgia minore e maggiore cresce la quota di chi si rivolge verso le strutture pubbliche con servizi in libera professione in intramoenia. Per esami di laboratorio e diagnostica strumentale, invece, le strutture private convenzionate con il Ssn si confermano la prima scelta. Per gli esami di laboratorio, gli italiani che si rivolgono alle strutture pubbliche si sono quasi dimezzati negli ultimi tre anni (-22%) mentre quelli che utilizzano servizi in libera professione/intramoenia o delle strutture private convenzionate sono incrementati della stessa quota (+22%).
La preferenza degli italiani per il pubblico non è però sinonimo di giudizi più brillanti rispetto al privato. In media, il voto che gli intervistati esprimono per il Ssn nel 2023 si ferma al 6,3, in peggioramento rispetto all’anno precedente, mentre la Sanità privata riceve un tondo 7. La notizia positiva è che tra gli asset del Ssn la farmacia dei servizi è quella che riceve dagli intervistati il voto migliore: in media il 6,7, a fronte del 6,6 dei servizi offerti dal mmg (e dal pediatra di libera scelta), del 6,4 dei servizi di emergenza-urgenza (118/Nue 112) e del 6,3 riconosciuto ai servizi digitali.
Il giudizio che gli italiani esprimono sulla farmacia è spesso frutto di esperienza diretta. La ricerca, infatti, rivela che due intervistati su cinque (il 42%, ma un anno prima erano il 52%) dicono di avere fruito nel 2023 di almeno una prestazione della farmacia dei servizi (prenotazione esami, ecg eccetera). Il Sud, in particolare, è la parte del Paese dove si ricorre più spesso ai presidi dalla croce verde (48%), il centro Italia quella dove gli accessi sono più contenuti (38%). «Probabilmente» ipotizza la ricerca «il calo che si registra da un anno all’altro risente del ruolo che le farmacie hanno rivestito durante la pandemia e che oggi si sta ridimensionando a causa di un ricorso minore ai test rapidi per covid, la cui domanda risulta in netta contrazione tra 2022 e 2023 (-12%)».
Per contro, cresce la notorietà dei nuovi servizi che oggi vengono offerti dalle farmacie: per chi ha una patologia cronica e/o necessità di prestazioni sanitarie continuative, la farmacia è il luogo dove richiedere analisi del sangue (30%, contro il 25% di chi non è affetto da cronicità), ecg, holter cardiaco e pressorio (22% contro il 16%), prenotazione esami, ritiro dei referti eccetera (il 30% contro il 26%). In generale, a prescindere dalle prestazioni, il livello di soddisfazione complessivo che gli italiani esprimono per le prestazioni della farmacia è elevato: il 25% si ritiene molto soddisfatto e il 62% soddisfatto. Inoltre, più si è anagraficamente adulti e maggiore risulta il gradimento: si va dal 71% nella fascia dei 18-24enni al 96% degli over 65.
«La farmacia» è allora la riflessione di Deloitte «si sta rivelando un attore importante per l’intero comparto della salute, quale presidio sanitario di prossimità per la comunità. Questo grazie anche alla sua capacità di evolversi verso un approccio omnicanale, per consumatori sempre più connessi e digitali. Ne è una prova il fatto che quasi la metà del campione ha verificato nell’ultimo anno i
propri sintomi online, in particolare tramite siti web dedicati alla salute e siti ufficiali di strutture e organizzazioni sanitarie».
La trasformazione digitale, in effetti, è un altro dei temi che a proposito di sanità fa registrare nel 2023 i progressi più importanti: il 54% degli italiani prenota prestazioni online, il 58% riceve referti digitali, il 38% usa servizi e piattaforme digitali per informarsi o scegliere professionisti sanitari e il 45% condivide referti in modalità digitale. Le opportunità legate alla digitalizzazione della sanità che gli italiani apprezzano sono facilità di accesso (48%), la maggiore scelta di servizi (36%) e la continuità delle cure (29%). Tuttavia, il 46% teme di perdere il contatto diretto con i medici, e il 29% segnala complessità nell’accesso e utilizzo degli strumenti digitali, mentre il 31% dichiara la mancanza di competenze digitali. La farmacia dei servizi non potrà non tenerne conto.