Nel 2024-2026 il mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione crescerà a valori di circa l’1% all’anno, mentre in confezioni vendute mostrerà una contrazione in progressivo peggioramento, dal -0,6% del 2024 al -1,6% del 2026. Le stime arrivano dall’ultima edizione di “Numeri e indici dell’automedicazione”, il rapporto con cui Assosalute fotografa a cadenza annuale consuntivi e prospettive del comparto per tutti i suoi canali di vendita. E l’indicazione di fondo che ne emerge si può condensare in una parola, normalizzazione. Nel 2023, scrive Assosalute, gli italiani hanno ripreso le loro normali abitudini pre-pandemiche in quanto a lavoro e svago e così la diffusione dei virus stagionali è tornata alla ciclicità di un tempo; risultato, nel 2023-2024 si è registrata la più alta incidenza di sindromi influenzali e parainfluenzali degli ultimi 15 anni.
Farmaci Sop, le stime di Assosalute (valori e volumi, in milioni)
Pur con una stagione invernale decisamente fuori dal comune, il 2023 si è chiuso in chiaroscuro per il mercato dei Sop, che a valori hanno fatto registrare una crescita del 4,8% (per un fatturato sopra i tre miliardi di euro) ma le confezioni sono calate del 2% fermandosi poco sopra i 282 milioni. Le vendite, in sostanza, sono state trainate principalmente dall’aumento dei prezzi e lo stesso è accaduto per le due categorie di prodotto che compongono il paniere dei farmaci sop, ossia otc (autorizzati alla pubblicità) e sp (senza pubblicità): i primi nel 2023 sono cresciuti a valori del 5,4% ma in confezioni vendute hanno perso l’1,1%, gli sp invece hanno fatto +2,7 e -5,1% rispettivamente.
Come si diceva, se i sop e i suoi due sotto-segmenti (“over the counter” e “behind the counter”) abbinano crescite nei valori e contrazioni nei volumi lo si deve in parte all’introduzione di nuovi prodotti e nuove confezioni (che spostano il mix dei consumi verso prodotti più costosi) e, in parte, all’aumento dei prezzi. In particolare, nel 2023 il prezzo medio dei sop si è assestato sui 10,7 euro a confezione, con un valore leggermente più alto nel canale farmacia (10,9 euro) e inferiore nei canali concorrenti (parafarmacia 9,9 euro, gdo 8,3 euro).
Gli aumenti registrati nell’ultimo anno riguardo ai prezzi dei sop, osserva Assosalute, hanno risentito dell’incremento dei costi di filiera e della crescita generalizzata dei prezzi al consumo, in particolare nella gdo dove gli aumenti sono stati superiori all’inflazione media nazionale (+5,7% fonte Istat). Per quanto concerne il triennio 2024-2026, invece, le stime prevedono tassi di crescita dei prezzi più contenuti rispetto al 2023 (+1,4% nel 2024, +2,4% nel 2025 e +2,7% nel 2026).
Nel 2023 la classe terapeutica dei farmaci per la tosse, il raffreddore e le affezioni alle vie respiratorie si è distinta ancora una volta come la categoria dalla maggiore incidenza per spesa e consumi, arrivando a rappresentare circa il 35% del mercato a volumi e quasi il 40% di quello a valori. La somma di questa classe con quella degli analgesici e dei farmaci per l’apparato digerente e intestino arriverà a rappresentare nel 2025-2026 più del 75% del mercato totale. A parte queste singole performance, tuttavia, Assosalute non prevede nel prossimo triennio significative variazioni nella composizione della spesa per classi terapeutiche, almeno a parità di condizioni regolatorie.
Nei prossimi anni dovrebbe rimanere invariata anche la composizione della spesa per area geografica, che nel 2023 ha visto concentrata nel nord Italia più della metà dei consumi a valori di farmaci sop, con il Centro a contribuire sul totale per il 21% e il Sud per il 27%.
Infine, il rapporto di Assosalute offre anche un interessante raffronto sulla distribuzione geografica dei tre canali che si dividono il mercato del farmaco senza ricetta (farmacia parafarmacia e gdo): al Nord si concentra il 45,9% delle farmacie in attività, al Centro il 19% e al Sud il 35,1%; le parafarmacie, invece, tendono a concentrarsi nelle regioni meridionali, dove opera il 50% dei punti vendita (nel centro Italia si trova il 18,6% e nel Nord il 31,3%), nella gdo infine si osserva il rapporto inverso, con il 64,9% dei corner otc al Nord, il 17% al Centro e il 18,1% al Sud.