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Farmaci della diretta, crescono le aziende produttrici che nell’emergenza danno anche la consegna a casa

Filiera

L’emergenza da coronavirus non agevola soltanto la disruption digitale in farmacia ma riesce anche a sbiadire silenziosamente le tradizionali compartimentazioni della filiera. A fare da leva scardinante è sempre l’urgenza di assicurare ai pazienti cronici la continuità delle terapie senza farli uscire di casa. E così, se per i farmaci della dpc la risposta più pratica è stata quella di dematerializzare la ricetta rossa, per i medicinali distribuiti da Asl e ospedali la soluzione che sembra farsi progressivamente strada è quella di demandare il delivery alle stesse aziende che questi farmaci li producono.

Si può dire che dalla fine di marzo è un fiorire di sperimentazioni e progetti. C’è per esempio Amgen, che dal 23 recapita gratuitamente i propri medicinali a oltre tremila lombardi affetti da patologie cardiovascolari o autoimmuni, e tra breve farà altrettanto per altri tremila cronici laziali, grazie a un’intesa con la Regione firmata il 9 aprile. Gli ospedali provvedono a selezionare i pazienti e concordare le consegne, le forniture vengono recapitate da un corriere selezionato dall’azienda e specializzato nella distribuzione controllata di prodotti biofarmaceutici.

Anche Pfizer ha iniziato da poco a offrire lo stesso tipo di servizio, sempre tramite terzi: dal 3 aprile ne beneficiano gli emofilici di Lombardia e un altro ristretto novro di Regioni tra quelle dove l’epidemia è più intensa (Veneto, Emilia Romagna, Piemonte eccetera); dopo Pasqua, il recapito per conto delle farmacie ospedaliere verrà esteso anche ai pazienti oncologici e allora i numeri diventeranno significativi: in Pfizer non fanno numeri perché la privacy esclude che l’azienda possa ricevere dati di qualsiasi genere, ma la stima è che si possa arrivare a coinvolgere diverse migliaia di malati.

Stessi destinatari – gli emofilici – anche per il servizio di consegna a domicilio avviato dall’inizio del mese da Kedrion con Domedica: l’home delivery, attivo per i prossimi tre mesi, sarà assicurato da corrieri che preleveranno la fornitura mensile dalla farmacia ospedaliera o dall’Asl di riferimento e la recapiteranno a casa. «Da diversi anni supportiamo i servizi di assistenza domiciliare che Domedica offre alla comunità dei pazienti» spiega Manuela Scarpellini, medical affairs director Italy & Emea di Kedrion «abbiamo ritenuto naturale e doveroso, in questo momento di grande emergenza per tutto il Paese, rispondere alle nuove esigenze che si sono create e fare un ulteriore passo verso chi è più fragile e quindi più a rischio».

Chiude la carrellata Novartis, che dalla fine di marzo ha istituito un servizio di home delivery affidato a terzi ma con costi interamente a proprio carico: il medico oncologo o il farmacista ospedaliero selezionano i pazienti e li informano del servizio, quindi segnalano all’azienda nominativo e indirizzo. La copertura, in ogni caso, si limiterà alle aree più colpite dall’epidemia e ai principali centri urbani.

L’elenco sarà certamente destinato a crescere, quasi tutti i servizi promettono di chiudere con la fine dell’emergenza, ma resta il solito interrogativo: se ai pazienti dovesse piacere questa forma di “farmacia a casa” anziché “sotto casa”, davvero tutto potrà tornare come prima?

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