Il trasporto con droni di farmaci, sangue e campioni biologici non è più un esercizio da laboratorio ma un’attività che conta sperimentazioni ormai ben avviate in diverse regioni italiane, con prospettive di utilizzo operativo nel medio termine. È il quadro che arriva dalla conferenza dedicata ai “droni salvavita” nell’ambito della Roma Drone Conference 2025, ospitata il 6 novembre scorso nella Capitale. È stata l’occasione per istituzioni, aziende e operatori di fare il punto su un settore che promette di incidere anche sulla logistica sanitaria e, potenzialmente, sulla distribuzione intermedia del farmaco.
In Abruzzo un drone ha effettuato la consegna dimostrativa di medicinali urgenti dall’ospedale di Avezzano alla farmacia comunale di Collelongo, piccolo centro montano difficile da servire in tempi rapidi con la logistica su gomma. In Veneto si stanno testando droni alimentati a idrogeno per collegamenti con l’aeroporto di Padova, in Lombardia è stato effettuato un volo tra l’ospedale di Circolo di Varese e la cargo city di Malpensa, mentre in Campania un collegamento aereo è stato provato tra l’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli e la struttura di Casamicciola a Ischia. Puglia e Sicilia stanno lavorando a collegamenti analoghi, rispettivamente tra Gallipoli e Casarano e tra l’ospedale di Patti e le isole dell’arcipelago eoliano. Un mosaico di casi reali che segnala un crescente interesse delle aziende sanitarie territoriali e dei fornitori di tecnologia.
Il tema non riguarda soltanto il mezzo, ma l’intera infrastruttura operativa necessaria a rendere queste consegne affidabili, continuative e normate. Come ha ricordato Fausto Starita, responsabile per le comunicazioni satellitari di Telespazio, il punto critico è la gestione dei voli oltre la linea visiva (Bvlos), indispensabili per collegamenti di alcune decine di chilometri. «Possiamo progettare le piattaforme più sofisticate, ma senza infrastrutture a terra, semplicemente non si vola» ha osservato Starita. I droni richiedono vertiporti dedicati, reti di controllo remoto e un sistema di comunicazione stabile: l’azienda sta testando una soluzione ibrida che combina satellite, Lte e protocolli a corto raggio, con un dispositivo di edge computing a bordo del drone in grado di gestire e ottimizzare i flussi di dati. Il progetto più avanzato in questo senso è la “sandbox” U-elcome in Abruzzo, dove, in collaborazione con Asl ed Enac, i droni sono già operati da remoto attraverso hangar installati sui tetti degli ospedali.
Sul piano normativo, lo scenario di riferimento è quello della categoria “specific” e del futuro sistema europeo U-Space, gestito in Italia da Enav e D-Flight, che dovrà consentire la coesistenza controllata di più droni nello stesso spazio aereo, soprattutto a bassa quota e in zone urbane. La sandbox di San Salvo, attiva fino al 2030, serve proprio a testare procedure e protocolli prima di un eventuale passaggio all’operatività. Anche Amazon sta sfruttando l’area abruzzese per la fase europea della sperimentazione Prime Air, con droni progettati per consegne in un raggio tra 12 e 24 chilometri. La fase di prova prevede fino a 168 voli al giorno, con finestre orarie e meteorologiche prestabilite.
Rilevanti le considerazioni energetiche: uno studio pubblicato nel 2022 e ripreso durante la conferenza sostiene che i droni consumano circa il 30% di energia in meno per pacco rispetto ai furgoni elettrici, con riduzioni di emissioni ancora maggiori rispetto ai mezzi diesel. Rimangono tuttavia vincoli di peso, volumetria del carico e necessità di aree di consegna protette.
Per la logistica distributiva della farmacia l’interesse è duplice. Da un lato, i droni potrebbero integrare – non sostituire – le reti su gomma nelle aree prive di collegamenti rapidi o in condizioni emergenziali, magari per assicurare la continuità terapeutica a pazienti cronici in località isolate. Dall’altro, la tecnologia punta a una standardizzazione che permetta l’inserimento del drone come “nodo aggiuntivo” della filiera, non come eccezione. Luciano Castro, presidente della conferenza, ha sintetizzato così la prospettiva: «La sfida non riguarda solo il drone, ma anche gli speciali contenitori che saranno sviluppati per ospitare prodotti biomedicali in condizioni di massima sicurezza».
Non va trascurata la dimensione economica. Il valore del mercato italiano dei droni e della mobilità aerea avanzata è stimato per il 2025 in 597 milioni di euro, in crescita rispetto ai 503 milioni del 2024, secondo lo studio PwC Strategy& Italia presentato alla conferenza. Il business complessivo atteso nel 2030 è di circa 1,46 miliardi.
La logistica sanitaria aerea autonoma non è ancora pronta per un’adozione industriale estesa, ma il perimetro di sperimentazione è ora sufficientemente ampio da permettere valutazioni concrete. La prospettiva che il drone diventi una componente complementare della distribuzione farmaceutica, almeno in segmenti specifici della rete, inizia a uscire dall’ambito della promessa tecnologica per entrare in quello della fattibilità regolata.
