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Digital disruption, in Svezia il domani della farmacia italiana è già oggi

Filiera

Per toccare con mano quali trasformazioni promette in farmacia la “digital disruption” (la rivoluzione digitale) non è necessario attraversare l’Oceano e sbarcare negli Stati Uniti. Basta un volo di un paio di ore per la Svezia, uno dei Paesi dell’Unione europea dove la digitalizzazione dei servizi sanitari procede con un passo tra i più sostenuti. E mostra già nel canale farmacia esperienze e applicazioni che, per chi sta in Italia, assomigliano tanto ad anticipazioni di un futuro molto prossimo.

Del resto, per dimostrare quanto siano vicine farmacia scandinava e farmacia di casa nostra basta guardare all’e-commerce: in Svezia come nel Belpaese, l’online rappresenta oggi la locomotiva che nel canale traina fatturati e volumi. In Italia, dice Iqvia, le vendite a distanza sono cresciute nel 2018 del 61% a valori (quelle tradizionali soltanto del 2,1%) e nel biennio 2019-2020 dovrebbero lievitare di un altro 45%, che porterà il giro d’affari dell’online in farmacia attorno ai 315 milioni di euro. In Svezia, dicono i dati, l’e-commerce (che, va detto, è consentito anche sui farmaci con ricetta) ha generato l’anno scorso nelle 1.430 farmacie del Paese vendite per 338 milioni di euro, che dovrebbero diventare 567 nel 2020. Tra il 2018 e il 2022, l’online dovrebbe crescere del 25%, quello tradizionale del 4% soltanto. Risultato, se oggi la farmacia svedese ricava dal web soltanto l’8-10% del proprio giro d’affari, tra cinque anni la quota di mercato arriverà al 17%.

 

Italia e Svezia, crescita e-commerce in farmacia e rispettivi mercati

Fonte: HUI Research, Svensk Handel data, Handels utredningsgrupp, Curamando analysis.

 

La crescita dell’e-commerce e il corrispondente rallentamento delle vendite “fisiche” hanno finito per raffreddare progressivamente l’apertura di nuove farmacie (in Svezia non c’è pianta organica). La relazione causa-effetto tra i due processi l’ha evidenziata Anders Torell, vicepresidente della catena scandinava Kronans Apotek, nel suo intervento al 60° Congresso del Girp, l’associazione europea dei distributori intermedi: tra il 2009 – anno in cui il governo svedese privatizzò le farmacie e ne aprì la proprietà al capitale – e il 2016 il numero dei punti vendita è cresciuto a ritmi più o meno sostenuti, dal 2017 invece è cominciato un significativo rallentamento che nel 2022 dovrebbe portare per la prima volta a una contrazione delle farmacie in attività.

 

Farmacie in Svezia, dal 2017 frenano le aperture

 

La previsione di Torell, così, è che la digitalizzazione spingerà il mercato della farmacia sullo stesso percorso già imboccato da altri comparti. Un percorso che, nella fase della maturità (quella dalla quale sono già transitati o stanno transitando comparti commerciali come libri e media, giocattoli e l’elettronica di casa) comporta la chiusura dei punti vendita più impreparati, una forte pressione competitiva sui prezzi, quote di mercato crescenti per i player che resisteranno e crescenti concentrazioni. Come detto, pesano sulle stime di Torell alcune specificità del sistema farmacia svedese (innanzitutto l’assenza di strumenti di pianificazione territoriale delle sedi, che con la promessa di un bacino d’utenza più o meno stagno alle dinamiche concorrenziali attenuano i rischi del mercato), ma la previsione del manager scandinavo suona come un avvertimento anche per i farmacisti italiani.

 

Il percorso a tappe della digitalizzazione. Dove sta la farmacia

Fonte: HUI Research, Svensk Handel data, Handels utredningsgrupp, Curamando analysis.

 

Ma l’avvertimento più forte che arriva dall’esperienza svedese riguarda la saldatura tra farmacia e digitalizzazione dei servizi sanitari, un altro processo che da quelle parti sta maturando con alcuni anni di anticipo rispetto all’Italia. Sono sempre di più, in particolare, gli svedesi che fanno ricorso a servizi digitali per usufruire di prestazioni di primo livello (cure primarie) o contattare il medico curante: nel 2018, in particolare, sono state richieste circa 550mila consultazioni a distanza (la popolazione svedese si aggira complessivamente sui 10 milioni di abitanti), per una crescita del 640% rispetto a due anni prima.

La digitalizzazione dell’assistenza primaria sta viaggiando soprattutto su app: la più popolare è Doktor.se, dietro alla quale c’è una clinica digitale che mette a disposizione medici, infermieri e specialisti (ostetriche, psicologi) per consulti online e agevola la prenotazione di visite ed esami nelle strutture sanitarie. Oppure c’è Mitt Apotek, la terza tra le app più scaricate dagli svedesi, realizzata dalla catena di farmacie Apoteket: consente di ordinare da casa farmaco (con o senza obbligo di ricetta) ed extrafarmaco, da ritirare in farmacia quando si è più comodi oppure ricevere a casa con l’home delivery; è inoltre possibile visualizzare sullo smartphone lo storico dei farmaci assunti, le date di scadenza dei medicinali, la periodicità della terapia eccetera. E in più, grazie alla collaborazione con un altro centro servizi di medicina digitale, Doktor24,  è possibile richiedere visite a distanza con un medico.

Questa saldatura tra digitalizzazione della farmacia e dei servizi sanitari è l’elemento che più spinge alla riflessione. Anche perché la Sanità svedese non è poi così lontana dalla nostra: l’assistenza è assicurata a tutti i cittadini e le risorse provengono principalmente da Stato ed enti locali (contee e municipalità), che acquistano i servizi anche sul mercato della sanità privata. E così, in diverse contee i servizi a distanza degli ambulatori digitali sono gratuiti, grazie a convenzioni che promettono anche significativi risparmi sulla spesa delle comunità locali: se la prima visita è a distanza, scrive sul proprio sito Doktor.se, si risparmia tempo e denaro, i pazienti ottengono più velocemente una risposta ai loro problemi e la sanità “fisica” viene sgravata da accessi impropri e liste d’attesa, a beneficio dei pazienti che hanno davvero bisogno di visite in loco.

La tendenza, così, è quella di integrare il percorso tra farmacia e servizi sanitari. Non a caso, tutti i principali player della sanità digitale hanno in corso collaborazioni con le maggiori catene svedesi: Kry, oltre 27mila consulti a distanza al mese (la maggior parte in videochat), è convenzionata con Lloyds Apotek (70 farmacie); Min Doktor, il secondo player svedese per quota di mercato, lavora con la catena Apotek Hjärtat (390 esercizi); la già citata Doktor.se, 20mila televisite al mese, collabora con Kronans Apotek (326 farmacie); Doktor24, oltre 10mila accessi al mese, è abbinata ad Apoteket (394 punti vendita).

Non è un caso che le cliniche digitali siano andate a cercare alleanze soltanto tra le catene. Il terreno dove si realizza la convergenza tra i due attori, infatti, è quello dei servizi, nel quali le farmacie diventano di fatto il braccio “fisico” della sanità virtuale: l’anno scorso, per esempio, Doktor.se ha avviato un progetto pilota in 3 farmacie della catena Kronans Apotek, dove ha aperto altrettanti corner per prestazioni diagnostiche di base (spirometria, body scanning, misurazione della pressione, consulti sulle terapie); in media questi corner registrano tra i 10 e i 15 accessi al giorno e si sta già pensando di allargare l’elenco delle prestazioni offerte (vaccinazioni, visite oculistiche e allergologiche eccetera).

La chiave di lettura per calare l’esperienza svedese nella realtà italiana è quella su cui Pharmacy Scanner insiste da tempo: la comodità. Il digital accorcia le distanze perché non obbliga la gente a muoversi, snellisce i percorsi (casa-farmacia, casa-ambulatorio, casa-ospedale), sgrava la sanità “fisica” (come appunto sostiene Doktor.se). In sostanza semplifica la vita, una comodità che gli italiani stanno già sperimentando da tempo in altri canali del retail così come in altre attività quotidiane (mappe stradali, ricerca delle linee di autotrasporto, acquisti dei biglietti di treni e aerei eccetera). Il caso svedese dimostra che, quando queste comodità verranno offerte anche nei percorsi sanitari di casa nostra, gli italiani con un’esperienza già consolidata nel digitale non si faranno remore.

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