Dietro alla joint venture tedesca tra Alliance e Gehe, la minaccia di una “Wholesale apocalypse” europea
Nei giorni scorsi Walgreens Boots Alliance e McKesson hanno ufficializzato il perfezionamento dell’intesa che, in Germania, farà confluire in una joint venture Alliance Healthcare Deutschland e Gehe Pharma. La nota stampa che ha dato la notizia ha ricevuto la stessa ampia eco che, quasi un anno fa, riscosse il comunicato con cui i due gruppi annunciarono l’avvio dell’operazione. E molti sono tornati a chiedersi perché questa operazione nel Paese tedesco quando le due multinazionali rimangono concorrenti dirette in diversi altri mercati della distribuzione farmaceutica (per esempio Boots e Lloyds Pharmacy nel Regno Unito).
La risposta non è poi così difficile da cercare, basta trovare i numeri giusti. Prendiamo per esempio l’ultimo Rapporto annuale del Girp, l’associazione europea dei distributori del farmaco: in media, dice la pubblicazione, il prezzo di un medicinale rimborsato comprende una quota di spettanza del 65% al produttore, del 20,30% al farmacista, del 12% allo Stato e del 2,7% al grossista.
Nel caso del distributore, si tratta di una modestissima remunerazione che basta sempre meno a garantire i servizi fondamentali forniti alla filiera. Quali? Messe assieme Germania, Spagna, Francia, Italia, Olanda e Gran Bretagna, dice ancora il Girp, i distributori assicurano una frequenza media di una consegna (alle farmacie) ogni 2,5 ore e di quasi 16 passaggi alla settimana.
I costi necessari per assicurare questo servizio stanno mettendo in crescente difficoltà la distribuzione farmaceutica, che per reggere è costretta a tagliare le spese (in Francia si chiudono i magazzini e si riducono le consegne) oppure cercare fusioni per generare economie di scala e condividere le quote di mercato. Come hanno fatto in Germania Alliance e Gehe.
E in Italia? Anche da noi è stata imboccata da tempo la strada delle fusioni e delle concentrazioni. E a guardare i numeri del mercato farmaceutico e, soprattutto, i bilanci pubblici delle imprese della distribuzione, viene da pensare che il processo potrà soltanto proseguire.
I bilanci pubblici delle aziende della distribuzione (cifre in migliaia)
Azienda | Fatturato | Patrimonio netto | Ebitda | Posizione finanziaria netta (Pfn) | Pfn/Ebitda | Margine Ebitda |
Alliance H.* | 1.001.993 | 66.389 | -4.494 | 290.697 | – | -0,45% |
Cef | 1.442.326 | 136.178 | 31.116 | 214.946 | 6,91x | 2,16% |
Cfl | 54.793 | 1.487 | 147 | 8.600 | 58,5x | 0,27% |
Comifar | 2.335.342 | 319.261 | 23.327 | 103.639 | 4,44x | 1% |
Corofar | 124.440 | 10.732 | 585 | 30.776 | 52,59x | 0,47% |
Farla | 221.233 | 10.144 | -121 | 47.296 | – | -0,05% |
Farmacentro | 372.192 | 22.937 | 1.485 | 94.433 | 63,59x | 0,40% |
Farvima | 624.798 | 52.589 | 4.478 | 108.092 | 24,14% | 0,72% |
Sofarmamorra | 716.030 | 116.187 | 17.388 | 103.535 | 5,95x | 2,43% |
Unico | 1.140.610 | 75.250 | 6.084 | 146.179 | 24,03x | 0,53% |
Unifarm | 569.176 | 71.606 | 12.970 | 158.746 | 12,24x | 2,28% |
Unifarma | 454.291 | 61.677 | 4.305 | 70.816 | 16,45x | 0,95% |
Vim | 495.700 | 77.312 | 2.926 | 21.963 | 7,51x | 0,59% |
Dati tratti dall’ultimo bilancio pubblico disponibile (2019 o 2018) e riclassificati.
(*) I dati si riferiscono al bilancio consolidato del gruppo.
Si veda Alliance Healthcare: se da oltre cinque anni si porta dietro un Ebitda negativo (la sigla sta per utile prima di interessi, imposte, deprezzamento e ammortamenti) è perché fa parte di un gruppo internazionale che – presumibilmente – a ogni chiusura ripiana e rifinanzia.
Altre aziende sono in condizioni simili ma non possono usufruire della stessa protezione. Per trovarle basta guardare il rapporto tra Posizione finanziaria netta (Pfn, la somma algebrica di tutti i debiti finanziari della società) ed Ebitda. Il valore che ne risulta misura la solvibilità dell’impresa: per Bce e Bankitalia, la soglia che divide i buoni pagatori dai cattivi è un rapporto Pfn/Ebitda non superiore a 6 (semplificando, significa che l’Impresa è in grado di saldare le proprie esposizioni in 6 anni).
Anche i valori della colonna relativa alla marginalità dell’Ebitda danno da pensare: troppi valori sotto lo zero virgola, anche se le cooperative possono sempre dire che la loro funzione non è quella di produrre utili per i soci ma erogare loro servizi. Altro che Retail Apocalypse – come qualcuno ha ribattezzato la disruption che la pandemia ha scatenato sul comparto del commercio – nella filiera farmaceutica c’è da prepararsi a una «Wholesaling Apocalypse» dalla quale si salveranno soltanto i distributori che riusciranno a trovare nuove “vene” dalle quali estrarre redditività.