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Deloitte, nel 2022 un italiano su due ha prenotato online almeno una prestazione sanitaria

Consumatore

Nel 2022 il 51% degli italiani adulti ha prenotato online almeno una prestazione sanitaria, il 54% ha ricevuto un referto per via digitale, il 45% lo ha inviato (al medico o altri) nella stessa modalità e il 36% ha utilizzato canali digitali per informarsi oppure per selezionare un professionista o una struttura sanitaria. Lo rivela la terza edizione dell’indagine Outlook Salute Italia – Prospettive e sostenibilità del Sistema sanitario, condotta da Deloitte (società internazionale di audit, consulting e financial advisory) mediante interviste a un campione di 3.815 persone adulte residenti in Italia.

La ricerca mira a indagare punti di vista, opinioni e comportamenti della popolazione in tema di sanità e salute e quest’anno, per la prima volta, ha dedicato un capitolo alla digitalizzazione del sistema sanitario. La constatazione d’avvio è che gli italiani – anche per l’esperienza pandemica – sono ormai abituati a utilizzare il canale digitale per interagire più facilmente con il Sistema salute. A parte le abitudini ormai acquisite di cui s’è detto in apertura, l’indagine dice che gli italiani vedono il digitale come un’opportunità soprattutto in termini di semplificazione all’accesso e all’utilizzo dei servizi (47% del campione), maggiore possibilità di scelta (38%) e maggiore continuità delle cure (32%). Anche se c’è pure preoccupazione per le possibili ricadute negative: la perdita del contatto diretto con medici e professionisti sanitari (43%), il disagio di avere a che fare con strumenti digitali per cui non si ha competenza o confidenza (32%), la lunghezza e complessità nelle procedure di accesso e utilizzo (29%).

 

 

«Il periodo pandemico» è l’analisi che arriva dalla ricerca «ha fornito una spinta allo sviluppo e alla diffusione del digitale all’interno del Sistema Salute: pazienti, cittadini e operatori sanitari hanno fatto ricorso a dispositivi e canali digitali per colmare la mancanza di interazione diretta, accelerando consapevolezza e familiarità con questi strumenti». La sfida che si pone per il Servizio sanitario, così, è quella di «trasformare in chiave digitale i suoi processi e servizi», un’occasione di «ripensamento del Sistema salute nella sua interezza verso un modello che ponga maggiormente l’attenzione sulle effettive necessità dei cittadini e dei pazienti».

Non tutti gli italiani, d’altronde,  apprezzano il livello di digitalizzazione raggiunto oggi dalle strutture sanitarie, nel pubblico o nel privato. Nel caso del Ssn, quasi un italiano su quattro lo ritiene ancora insufficiente, il 14% riserva lo stesso giudizio alla sanità privata; all’altro capo, troviamo invece un 39% di persone che giudica “buona” la digitalizzazione mostrata da strutture e professionisti del privato, il Ssn invece si prende soltanto un “sufficiente” dal 40% del campione.

 

Mercato dell’e-health, stima della crescita in Italia ed Europa

 

Anche in Sanità poi, ricorda ancora la ricerca, «il digitale non è solo un’occasione per semplificare e allargare l’accesso alle cure, rappresenta anche un mercato rilevante che cresce di anno in anno. Considerato il comparto dell’e-health come somma dei mercati della farmacia online, dei consulti medici online/telemedicina, dei dispositivi e delle applicazioni, le stime dicono che in Italia il settore arriverà a valere nel 2027 poco meno di 2 miliardi di dollari, con un Cagr sul 2021 del 9%. Stesso trend in Francia, mentre Gran Bretagna e Germania raggiungeranno valori ben più consistenti (2,7 miliardi Uk, 3,2 miliardi la Germania).

A crescere in modo importante, in Italia, è innanzitutto il mercato della farmacia online, il cui giro d’affari secondo le stime passerà dai 350 milioni del 2021 agli 880 del 2027. Più in generale, sommati tutti i canali, l’e-commerce relativo al mercato della salute vale nel 2022 1,3 miliardi di euro soltanto nel nostro Paese, con una crescita media dal 2019 del 33,5%. Nell’ultimo anno, dice la ricerca, un adulto su quattro ha acquistato beni o servizi per la salute attraverso canali online o siti di e-commerce. Tra i prodotti e servizi più richiesti spiccano gli integratori, che dichiara di avere inserito nel proprio carrello virtuale il 66% dei consumatori digitali; seguono i prodotti sanitari (46%) e i prodotti dell’area dermo/cosmetica (32%).

Un altro mercato promettente è quello della telemedicina. Anche se, dice Deloitte, gli italiani ancora sono poco informati: otto su dieci sanno in cosa consiste, ma la conoscenza è ancora superficiale e con l’affievolirsi dell’emergenza si riduce l’attenzione. Cresce comunque la quota di chi dichiara di avere fatto ricorso nell’ultimo anno a servizi di telemedicina, dall’8% del 2019 al 24% del 2022. Tra chi invece non ha fatto ricorso a questo tipi di servizi, lo motiva con l’assenza di proposte da parte di strutture e professionisti (64%) o la preferenza per una relazione più diretta e “personale” con il proprio medico (27%). In generale, c’è anche incertezza rispetto alla diffusione di questi servizi, con una quota rilevante di rispondenti che ancora non è in grado di esprimersi a riguardo.

È senz’altro più frequentato, invece, il mercato dei dispositivi e app di e-health. Quasi un connazionale su due utilizza strumenti digitali nell’ambito del benessere e della salute, in particolare dispositivi per il monitoraggio dei parametri e app per lo stile di vita (smartwatch, fitness band, device per la pressione, il battito cardiaco, il peso eccetera), ma anche per supportare la cura (17%) o per ritrovare il proprio benessere mentale o la mindfullness (12%). E il mercato italiano dovrebbe arrivare a toccare, nel 2027, circa 420 milioni di euro.

Un altro fenomeno che tende a diffondersi tra gli italiani è la prenotazione via internet delle prestazioni sanitarie. Solo l’11% degli intervistati dichiara di non conoscere questo tipo di servizio, il 19% invece dichiara di averlo utilizzato nell’ultimo anno, per sé o per un familiare. La media cresce leggermente nelle regioni del Nord-Ovest e nelle Isole (22%), “solo” il 17% dichiara di utilizzare questi servizi nelle regioni del Sud. La
popolazione attiva, poi, è quella che più spesso usa il digitale per fissare visite o esami: nella fascia 25-34 anni lo fa il 24% degli intervistati, il 20% tra i 35-44 anni e il 20% tra 45-54 anni.

 

 

Anche conoscenza e uso del Fascicolo sanitario elettronico (Fse) tendono a diffondersi: nel 2019 la percentuale di italiani che dichiarava di sapere cosa fosse il Fse era del 59%, oggi arriva al 76%. Questo trend ha riguardato tutte le aree geografiche del Paese, anche se resta uno scarto tra il livello di conoscenza delle regioni del Nord e quelle del Sud (l’87% dei rispondenti nel Nord-Est dichiara di sapere cosa è il Fse contro il 68% al Sud). Tra gli italiani che sono informati sullo  strumento, poi, il 44% dichiara di averlo utilizzato nell’ultimo anno, anche in questo caso con le regioni del Nord davanti (soprattutto Lombardia, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia) e i rispondenti nella fascia tra i 35 e i 44 anni.

Il Fse, rivela la ricerca, viene utilizzato soprattutto per visualizzare referti, certificati, ricette e altri documenti (83% dei rispondenti), per prenotare visite mediche o altre prestazioni (44%) e/o per consultare le esenzioni, modificare la scelta del medico o altri servizi (32%); soltanto il 10% dichiara di aver utilizzato il Fse per registrare autonomamente informazioni sulla propria salute tramite taccuino personale. Infine, sempre tra chi lo ha utilizzato, emerge un buon livello di soddisfazione, con il 31% degli utenti che si dichiara molto soddisfatto e il 59% abbastanza soddisfatto; solo l’1% degli utenti afferma invece di essere deluso.

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