Skin ADV

Dal settore fiere grido d’allarme: nel 2020 perdite per quasi 30 miliardi

Extracanale

Fiere, meeting e convegni erano le “piazze” dove interi comparti dell’industria e della distribuzione – farmacia compresa – si davano appuntamento per tessere relazioni, impostare contratti, presentare prodotti e servizi. Ora invece il settore fieristico è quello che più sta soffrendo per le chiusure da pandemia: i calendari sono congelati dal marzo dell’anno scorso, qualcosa è andato in scena nella finestra di settembre-ottobre (pochi eventi, per di più con presenze ridotte) e poi di nuovo stop dall’inizio di novembre. E di fronte, la prospettiva di restare con fiere e centri congressi vuoti almeno fino all’estate. Nel giorni scorsi, così, il comparto ha lanciato ai ministeri del Lavoro e dell’Economia la richiesta di non essere escluso dalla proroga della cassa integrazione in deroga per i settori in crisi. Le proposte comprendono l’allungamento delle tutele sociali sino al 30 giugno e l’esonero totale dal versamento dei contributi fiscali e previdenziali per l’anno in corso.

«Le fiere, assieme ai congressi, rappresentano il settore italiano che secondo il Cerved ha patito di più nel 2020, con perdite di fatturato attorno all’80%» spiega Maurizio Danese, presidente dell’Aefi, l’Associazione esposizioni e fiere italiane «per questo la meeting industry vuole diventare il simbolo della ripartenza del prodotto Italia. Per questo riteniamo necessario accedere ai nuovi strumenti di sostegno per rafforzare e prolungare la Cassa Covid. Un atto a nostro avviso dovuto non solo a tutela degli addetti e del know how del comparto, ma anche a beneficio del rilancio delle 200mila imprese del made in Italy che partecipano alle nostre manifestazioni, il 75% delle quali possono essere considerate l’unica vetrina internazionale per il business delle Pmi italiane».

“L’industria dell’organizzazione di eventi aziendali, convegni e congressi lamenta ricavi in perdita per 28,5 miliardi di euro soltanto nel 2020» aggiunge Alessandra Albarelli, presidente di Federcongressi &eventi «persiste il blocco totale della domanda con azzeramento di potenziali ricavi almeno fino al 30 giugno 2021. Senza dubbio, poi, anche la seconda metà dell’anno non sarà a pieno regime (ammesso che la situazione epidemiologica migliori) ed è quindi prevedibile ricavi in perdita anche per il 2021 di oltre il 70%. I costi del personale rappresentano il 75% del totale, perdere gli ammortizzatori sociali significa perdere il reale strumento di supporto e ristoro delle imprese».

Altri articoli sullo stesso tema